(Adnkronos) - “Oggi trattiamo dei fondi europei e della loro gestione per l'Italia, guardando in particolare a due tipologie di fondi: i fondi strutturali e quelli legati alla politica agricola comune (Pac). Nel corso della presentazione della ricerca è stato illustrato l’approccio metodologico con il quale abbiamo analizzato oltre un milione di dati. Attraverso poi altre ricerche già realizzate da Banca d’Italia, Istat ecc, abbiamo cercato di creare un valore aggiunto, offrendo non solo un semplice monitoraggio dei dati ma cercando anche di dare degli input. L'Italia ha, purtroppo, parecchie azioni di miglioramento che potrebbe attuare, sia in termini di fondi strutturali che di Pac”. Lo afferma Giovanni Candigliota, ricercatore Eurispes, in occasione della presentazione della ricerca Eurispes “La gestione dei fondi europei in Italia: asset strategico per il volàno della nostra società” da lui stesso coordinata, svoltasi a Roma.
“Dal punto di vista dei fondi strutturali, ad esempio - spiega il ricercatore - confrontando il settennale precedente, 2014-2020, con quello del 2021- 2027, quello che si può vedere è che abbiamo più soldi. Questa potrebbe sembrare una cosa positiva, perché l'Europa ha dato più di 2 miliardi di euro in più all'Italia a prezzi costanti. In realtà non è una cosa positiva, perché l'Europa destina più soldi alle nazioni che crescono meno e l'Italia cresce meno per una serie di fattori, da quelli di natura amministrativa a quelli di natura imprenditoriale”.
“Per quanto riguarda invece la Pac - aggiunge Candigliota - esiste un’elevata parcellizzazione delle responsabilità. La struttura è molto lunga, c'è infatti una struttura organizzativa a livello europeo, una a livello nazionale e una a livello regionale, che genera un’elevata parcellizzazione di responsabilità e attività. Di conseguenza si genera difficoltà a governare e monitorare questo processo. Questo implica, da un punto di vista pratico, rettifiche finanziarie”.
Il processo della Pac prevede infatti che l’Italia versi dei soldi agli agricoltori, che poi le devono essere rimborsati dall’Unione europea, ma, precisa il ricercatore “ci sono delle differenze in questi valori e sono le rettifiche finanziarie, ovvero soldi destinati agli agricoltori che paga l’Italia, che valgono circa 100 milioni di euro ma possono arrivare anche a 200 milioni. Questo accade per l’assenza di controlli, perché, ad esempio, sono stati dati soldi ad agricoltori che non dovevano averne o a finti agricoltori. Questa è naturalmente una di quelle tematiche che bisogna attenzionare”.
“La ricerca poi offre degli spunti legati alla possibilità di utilizzare un approccio adattivo a quello che è il contesto di riferimento - conclude - economico, territoriale, e anche del livello di burocratizzazione della pubblica amministrazione”.
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