(Adnkronos) - "No ai fondi di coesione sull'acquisto di armi" e all'invio di truppe di peacekeeping in Ucraina. Questi sono i punti fondamentali toccati oggi, 6 marzo, dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante la riunione straordinaria del Consiglio europeo a Bruxelles. "Abbiamo condotto una battaglia per escludere che venissero forzatamente dirottate delle risorse dai fondi di coesione alle spese sulla difesa" spiega, mentre sull'invio di truppe europee a Kiev dichiara di considerare la "proposta non particolarmente efficace e anche molto complessa". Â
Per Meloni, "una pace giusta ha bisogno di garanzie di sicurezza certe. Le garanzie di sicurezza certe, secondo me, stanno sempre nell'alveo dell'Alleanza atlantica. L'unico modo serio per garantirle è quello. Poi, ci sono diversi modi per farlo e qui stiamo portando avanti le nostre proposte, ma secondo me quella di inviare truppe non meglio identificate, truppe europee francesi, britanniche" o di altri Paesi "è la soluzione più complessa e forse la meno efficace".Â
"Ho anche escluso la possibilità - aggiunge - che in questo quadro possano essere inviati soldati italiani. Penso che dobbiamo ragionare anche su soluzioni più durature" di un invio di truppe. "Altro tema è le questione delle missioni di peacekeeping delle Nazioni Unite: ma è tutt'altra materia, perché sono missioni che intervengono quando c'è un processo di pace iniziato. Non è la proposta di cui si sta parlando in queste ore e, ripeto, su questa proposta qui io continuo a essere molto molto perplessa".Â
"Si sta parlando di possibile vertice tra Usa e Ue, da costruire. È un impegno sul quale l'Italia intende lavorare". E' quanto afferma la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in un punto stampa durante la riunione straordinaria del Consiglio europeo, ricordando che si tratta di una proposta lanciata da Roma. "Riteniamo sia utile vedersi e parlarsi. Continuiamo a lavorarci. Non ci sono ancora elementi concreti" né date, rimarca, sottolineando che di aver riscontrato "molto, molto interesse da parte degli interlocutori" sul tema.Â
"Credo che la parola riarmo non sia adatta per parlare di quello che stiamo facendo" precisa Meloni. Il concetto di sicurezza e di difesa, spiega, "oggi riguarda moltissimi domini della vita quotidiana dei cittadini: non semplicemente essere dotati di adeguate armi, che pure sicuramente è un tema, ma riguarda anche il tema delle materie prime, il tema della cybersicurezza, il tema delle infrastrutture critiche. Tantissimi domini di cui noi ci dobbiamo occupare quotidianamente. E quindi forse stiamo dando dei messaggi che per i cittadini non sono chiarissimi", continua, sottolineando la necessità di "chiarire" cosa si propone di fare l'Ue in questo momento.Â
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"L'unico modo serio" per dare garanzie di sicurezza all'Ucraina è nell'ambito Nato, estendendo a Kiev le tutele previste dall'articolo 5 del Trattato del Nord Atlantico senza farla entrare direttamente nell'Alleanza. "Sarebbe sicuramente molto più efficace, una cosa diversa dall'ingresso nella Nato". "Sarebbe una garanzia di sicurezza stabile, duratura ed effettiva, più di alcune proposte che sto vedendo. Sicuramente è una delle proposte che mettiamo sul tavolo".Â
L'Italia, con l'Europa, ha sostenuto l'Ucraina per impedire un'invasione e, se Kiev non fosse stata aiutata, oggi "non parleremmo di pace". Â
"Mi interessa arrivare - afferma - a una soluzione che possa essere effettiva e seria, perché noi per questo abbiamo combattuto. In questi tre anni, tutti gli sforzi che noi abbiamo fatto erano per arrivare a una pace giusta, a una pace che avesse delle regole. Oggi, grazie a quel lavoro, ci sono le condizioni. Se noi non avessimo supportato l'Ucraina oggi non staremmo parlando di pace: lo ricordo a tutti quelli che dicono che siamo noi, addirittura che sono io che ho scatenato la guerra in Ucraina, come ho sentito dire in queste cose folli che ogni tanto ascolto".Â
"Noi abbiamo lavorato banalmente perché non ci fosse un'invasione dell'Ucraina, perché l'Ucraina rimanesse in piedi e perché ci fossero delle condizioni adeguate per sedersi al tavolo. Oggi siamo arrivati a quel momento e bisogna raccogliere i frutti dei sacrifici che abbiamo fatto".Â
"Saluto positivamente il fatto che, all'indomani della proposta della presidente della Commissione di aprire allo scomputo delle spese di difesa del calcolo del rapporto deficit-Pil, ci sia anche un dibattito che comincia ad aprirsi su una revisione complessiva del patto di stabilità e crescita". "Probabilmente - aggiunge la premier - se alcune delle cose che abbiamo detto quando è stato varato il nuovo patto fossero state ascoltate al tempo un po' di più, oggi non saremmo di fronte a questa situazione. Ma è sicuramente una notizia che salutiamo positivamente. Chiaramente non riguarda, per come vedo io un'eventuale revisione del patto, solamente la vicenda della difesa, ma riguarda soprattutto la competitività , cioè l'autonomia strategica che riguarda moltissime materie e che sarà oggetto del prossimo Consiglio Europeo", il 20 e 21 marzo.Â
"Si devono, ad esempio, immaginare strumenti di garanzie europee per investimenti privati, su modello di InvestEU" dice Meloni. La soluzione è pensata per rispondere alle "criticità " che Roma riscontra nella proposta della Commissione di emettere debito per 150 miliardi di euro nel quadro del piano di riarmo presentato dalla presidente Ursula von der Leyen. "Quando un Paese come l'Italia si approccia alla materia del debito, ci sono rischi", spiega Meloni.Â
"Stiamo elaborando questa proposta, che sarà portata dal ministro Giancarlo Giorgetti al prossimo Ecofin", la riunione dei ministri dell'Economia e delle finanze dell'Ue in agenda per martedì prossimo. L'idea è quella di poter reperire delle risorse per favorire gli investimenti, "e quindi anche creare posti di lavoro e aiutare le aziende, con delle garanzie europee per quegli investimenti".Â
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