(Adnkronos) - L'Ucraina vuole la "pace" e la Russia è "l'unica ragione" per cui si trascina la guerra. Parola del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, secondo cui Kiev "ha cercato la pace fin dal primo istante della guerra e abbiamo sempre detto che è la Russia l'unica ragione per cui la guerra va avanti".
Questo quanto scritto dal leader ucraino su Telegram alla vigilia dei colloqui in Arabia Saudita tra delegazioni di Stati Uniti e Ucraina e dopo lo scontro del 28 febbraio nello Studio Ovale con Donald Trump.
"Non è importante cosa ci aspettiamo noi" è l'Ucraina a dover "dimostrare" di volere la "pace", la replica del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, interpellato sugli attesi colloqui a Gedda.
"Ciò che è importante è quello che si aspettano gli Stati Uniti - ha detto Peskov, come riporta l'agenzia russa Tass -. E a vari livelli, sia io che voi abbiamo sentito ripetutamente dichiarazioni secondo cui gli Stati Uniti attendono una dimostrazione del desiderio di pace degli ucraini".
"In realtà, questo è probabilmente ciò che tutti stanno aspettando. Se i componenti del regime di Zelensky vogliono davvero la pace o no, questo è molto importante e va stabilito", ha aggiunto Peskov dopo il messaggio di Zelensky.
Intanto la Russia plaude ancora una volta al tycoon, stavolta con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov che definisce "incoraggianti" le recenti dichiarazioni di Donald Trump sull'Ucraina: "È ancora troppo presto per trarre conclusioni di ampia portata, ma ciò che abbiamo sentito finora dai funzionari dell'amministrazione Trump è complessivamente incoraggiante. Lo stesso presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto che l'espansione della Nato e i tentativi di coinvolgere l'Ucraina sono stati tra le cause principali del conflitto”.
E "le cause alla radice del conflitto ucraino devono essere rimosse - ha continuato Lavrov, in un'intervista al magazine New Russian Regions - come ha sottolineato il presidente Vladimir Putin nella sua conversazione telefonica del 12 febbraio con il presidente Trump". "Inoltre - ha concluso - è necessario porre fine alla spinta del regime di Kiev di sbarazzarsi di tutto ciò che è russo, compresa la lingua, la cultura, la Chiesa ortodossa e i media russi”.
Il premier britannico Keir Starmer ha intanto convocato per sabato una videoconferenza con i leader della cosiddetta 'coalizione dei volenterosi' per l'Ucraina, seguito di quella in presenza a Londra del 2 marzo scorso, ha annunciato l'ufficio del primo ministro. Dovrebbero partecipare i leader di una ventina di Paesi.
Domani a Gedda andrà quindi in scena il vertice tra due delegazioni di alto livello di Ucraina e Usa. Kiev invia Andriy Yermak, capo dell'ufficio del presidente. Per gli Usa, ci sarà in particolare Marco Rubio, segretario di Stato.
La ripresa dei contatti dovrebbe favorire la fumata bianca sull'accordo per le terre rare ucraine. Kiev, con la firma, darebbe agli Usa l'accesso alle proprie risorse minerarie. Per Trump, l'intesa rappresenta una sorta di risarcimento dopo i 350 miliardi che, secondo il presidente, gli Usa hanno speso dall'inizio della guerra.
Secondo la Cnn, che cita fonti informate, in Arabia Saudita ci saranno anche colloqui di alto livello fra Stati Uniti e Russia, incontri separati da quelli fra le delegazioni di Stati Uniti e Ucraina. Ma il Cremlino smentisce. "Non è vero", il commento del portavoce Peskov.
Gli Stati Uniti potrebbero intanto revocare presto la pausa nella condivisione di dati di intelligence con Kiev, dopo gli annunci dei giorni scorsi. A lasciarlo intendere è stato oggi il presidente Trump, come riportano i media americani. Parlando nelle scorse ore con i giornalisti, alla domanda se stesse valutando la possibilità di revocare lo stop Trump ha riposto: "Ci siamo quasi, ci siamo proprio". "Faremo molti progressi", ha poi osservato il presidente in riferimento agli attesi colloqui.
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