(Adnkronos) - Russia e Usa verso un'intesa sullo sfruttamento delle terre rare russe, anche quelle nell'Ucraina occupata. "C'è un potenziale abbastanza grande" di cooperazione con gli Stati Uniti per sviluppare le importanti riserve russe di minerali strategici, ha detto oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, all'indomani dell'appello di Vladimir Putin a Donald Trump a investire nel settore. "Gli americani hanno bisogno di terre rare, noi ne abbiamo molte - ha sottolineato Peskov - Si apre un potenziale abbastanza grande".
I commenti di Mosca sono arrivati dopo che ieri Trump ha dichiarato di essere impegnato in "serie discussioni" con la Russia per porre fine alla guerra con l'Ucraina e di "cercare di concludere alcuni accordi di sviluppo economico" con Mosca, sottolineando i suoi "enormi giacimenti di terre rare".
Lo stesso Putin si è detto favorevole agli investimenti americani per lo sfruttamento dei minerali strategici presenti nei territori ucraini occupati dall'esercito russo. "Siamo pronti ad attrarre partner stranieri nei nostri nuovi territori storici che sono stati restituiti alla Russia. Ci sono alcune riserve qui. Siamo pronti a lavorare con i nostri partner, compresi quelli americani, nelle nuove regioni", ha detto il leader russo riferendosi ai territori ucraini, in particolare il Donbass, sottratti a Kiev.
Putin ha aggiunto che la Russia sarebbe disposta a vendere “circa 2 milioni di tonnellate” di alluminio al mercato statunitense se Washington revocasse le sanzioni che limitano l’importazione di metalli russi. E ha anche affermato che l'approccio di Trump nei confronti di Russia e Ucraina è stato "basato non tanto sulle emozioni quanto su freddi calcoli, su un approccio razionale alla situazione attuale".
Il Cremlino ha elogiato anche "la posizione equilibrata" degli Stati Uniti al Palazzo di Vetro, dove ha votato con Mosca la risoluzione che non condanna l'aggressione russa all'Ucraina. In un briefing con i giornalisti, il portavoce della presidenza russa ha detto: "Gli Stati Uniti stanno adottando una posizione più equilibrata, che è realmente tesa a risolvere il conflitto in Ucraina. La salutiamo con favore".
I Paesi dell'Ue, invece, non fanno un discorso che "punta a un equilibrio". "Forse i risultati dei contatti tra europei e americani permetteranno all'Europa di gravitare in qualche modo verso un maggiore equilibrio", ha affermato il portavoce.
Peskov ha tuttavia sottolineato che "c'è ancora molta strada da fare" prima che Mosca "possa dire di fidarsi degli americani". "Dobbiamo fare molti piccoli passi l'uno verso l'altro per contribuire all'emergere e al rinnovarsi di un'atmosfera di fiducia. Molto è stato sofferto e molto è stato distrutto, quindi è impossibile ripristinarlo da un giorno all'altro”, ha aggiunto.
Il Cremlino ha infine ribadito il suo 'no' al dispiegamento di peacekeeper europei in Ucraina, all'indomani delle affermazioni di Donald Trump, secondo cui Vladimir Putin sarebbe disposto ad accettarlo. Rispondendo a una domanda dei giornalisti durante il briefing, Peskov ha detto: "Il ministro degli Esteri ha già detto quello che c'era da dire, non ho nulla da aggiungere".
Nei giorni scorsi, parlando da Riad con a fianco il segretario di Stato americano Marco Rubio, Sergei Lavrov aveva affermato: "Il dispiegamento di truppe di Paesi Nato, sotto una bandiera straniera, dell'Ue o sotto bandiere nazionali, è per noi naturalmente inaccettabile".
Intanto, dopo il primo tentativo fallito ieri, è passata oggi alla Verkhovna Rada, il Parlamento di Kiev, una risoluzione che riafferma la legittimità del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. A favore si sono espressi 268 parlamentari, 42 voti in più dei 226 necessari.
Ieri i voti a favore erano stati solo 218 e 54 parlamentari presenti in aula, compresi 38 del partito di Zelensky, non avevano partecipato al voto senza rivelare le motivazioni del gesto. Con la risoluzione "la Verkhovna Rada ribadisce che il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, è stato eletto con elezioni libere, trasparenti e democratiche". "Il suo mandato non è messo in discussione dal popolo ucraino o dalla Verkhovna Rada", afferma il testo, che prevede che Zelensky resti al potere fino all'insediamento di un nuovo presidente eletto in linea con la Costituzione ucraina.
Il mandato di Zelensky, eletto nel 2019, si è concluso a maggio, ma nel Paese - teatro del conflitto innescato dall'invasione russa avviata il 24 febbraio di tre anni fa - è in vigore la legge marziale e non sono previste elezioni.
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