(Adnkronos) - Uno sciopero "a difesa della Costituzione". Così i magistrati italiani si sono mobilitati oggi per lo sciopero proclamato dall’Associazione nazionale dei magistrati (Anm) contro la riforma costituzionale della Giustizia, già approvata in prima lettura alla Camera dei deputati, che prevede la separazione delle carriere, le modifiche al Csm e l'istituzione dell'Alta corte disciplinare. Da Trieste a Palermo, numerosi gli eventi e le manifestazioni con lo scopo di spiegare le ragioni del no. A Roma è stato organizzato un flash mob in piazza Cavour sulla scalinata della Corte di Cassazione: i magistrati indossano la toga e la coccarda tricolore e hanno in mano una copia della Costituzione italiana.
Secondo Rocco Maruotti, segretario generale dell’Anm, lo sciopero ha avuto "un'alta partecipazione”. Arrivano notizie di “assemblee partecipate ed è la vera cifra del successo di questa iniziativa”, ha affermato, sottolineando che "di fronte a una riforma così non ci sono margini per una trattativa: autonomia e indipendenza della magistratura non sono negoziabili, sono beni comuni e non sono nella disponibilità dei magistrati”. “Sia chiaro non ci sono per noi soluzioni di compromesso o possibili accomodamenti al ribasso”, ha detto intervenendo all’assemblea pubblica organizzata dalll’Anm al cinema Adriano a Roma. “L’articolo 101 della Costituzione dice che i giudici sono soggetti solo alla legge e non anche ai progetti di legge e finché avremo d diritto di parola faremo sentire la nostra voce”, continua.
Da parte sua, la maggioranza conferma "la propria disponibilità a un confronto costruttivo", con particolare attenzione "al dialogo con l'Anm". La linea, secondo quanto si apprende, è emersa al termine della riunione di maggioranza a Palazzo Chigi sul tema della Giustizia, alla presenza della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dei vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, del leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, del ministro Carlo Nordio e del sottosegretario Alfredo Mantovano. La riforma della Giustizia "non è concepita contro i magistrati, ma nell'interesse dei cittadini", rimarcano fonti di governo, spiegando che l'incontro è stato finalizzato a preparare le consultazioni già programmate per il 5 marzo, prima con l'Unione delle Camere Penali e successivamente con l'Associazione Nazionale Magistrati.
"Non è uno sciopero contro qualcuno ma a difesa di alcuni principi della Costituzione in cui fermamente crediamo e che crediamo siano la soluzione migliore per i cittadini, anche per i magistrati e addirittura anche per i politici”, afferma a Radio24 Cesare Parodi, presidente dell’Associazione nazionale dei magistrati (Anm). “Non uno sciopero contro, ma a difesa di una serie di principi secondo noi fondamentali”, continua.
Parodi precisa poi che "non difendiamo nessun privilegio e mi spiace che le persone lo pensino perché si è formata una narrativa su di noi che non corrisponde alla realtà". “Il nostro sciopero è la prima manifestazione importante di un movimento di pensiero con il quale cerchiamo di farci conoscere dai cittadini in modo diverso da quello con cui finora siamo stati rappresentati”, afferma.
“Che ci possa essere in prospettiva un progressivo mutamento genetico del pubblico ministero e quindi che il pubblico ministero possa essere condizionabile e condizionato dall’Esecutivo e dai poteri forti è purtroppo un rischio che molti avvertiamo; un rischio concreto che probabilmente non si verificherebbe immediatamente dopo la riforma ma che secondo noi sarebbe avviato in maniera irreversibile”.
Riguardo alla riforma, “non è una legge già approvata, c’è un dibattito attualmente in corso quindi non vedo perché i magistrati non possano partecipare con vari strumenti - lo sciopero è uno dei tanti- al dibattito”. “Crediamo di potere e forse dovere dare la nostra opinione - sottolinea - su un processo di modifica, legittimo da proporre, ma che mira a un risultato che secondo noi non è ottimale per i cittadini”.
Parodi ricorda che “i timori sono tanti”. Ad esempio, spiega, sul meccanismo disciplinare e “soprattutto temiamo che avvenga una rivisitazione del ruolo del pubblico ministero che oggi è grande garanzia per tutti i cittadini, libero di valutare i fatti a 360 gradi”. Una garanzia alla quale “sarebbe molto grave rinunciare”, conclude.
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