Un settore economico in costante crescita con margini quasi raddoppiati nel corso di pochi anni, ecco come si presenta la domotica in particolare per quanto riguarda l’ambito della sicurezza nelle nostre abitazioni. Spioncini digitali come quelli presentati sui portali di comparazione di prodotti come fabiolosa.com si prestano a segnare la svolta epocale nel modo di concepire le nostre vite.
Attivissime negli Stati Uniti e in Cina, queste aziende trovano ancora dei freni strutturali da parte delle autorità politiche nazionali e sovranazionali in Europa. La ragione è una maggiore attenzione nei confronti della tutela della privacy, ma questa misura potrebbe non essere sufficiente per arginare un settore che cresce a velocità consistenti. E che viene violato con altrettanta facilità.
Un mercato in espansione
Tra tutti gli ambiti in cui viene applicata la domotica che contribuiscono a fare diventare le case più intelligenti e connesse alla rete, la sicurezza rappresenta il settore con maggiori margini di crescita.
La ragione è data dalla costante percezione degli utenti dei problemi legati alla violazione del loro spazio vitale. Quindi la protezione della casa, della proprietà o delle attività commerciali viene percepita come una necessità cui dare risposte sempre più sofisticate.
A trainare la crescita di questo settore ci sono gli spioncini di nuova generazione. Sistemi sempre più tecnologici ed efficienti integrati con nuove funzioni di riconoscimento grazie all’intelligenza artificiale.
Aziende di spicco nel settore, in alcuni casi nuovi soggetti attivi nel mercato o vecchie realtà solide riconvertite per affrontare le nuove sfide del XXI secolo, propongono un restyling accurato dei loro prodotti. Lo stesso spioncino collegato in cloud che fino a oggi è stato presentato come un cane da guardia, oggi viene riproposto in una nuova veste. Per alcuni versi più subdola.
Come cambia la faccia della videosorveglianza
Il tema della videosorveglianza solleva perplessità anche nei paesi in cui con più naturalezza viene vissuta questa intrusione nella vita privata. Anche negli Stati Uniti comincia a essere sollevato il dubbio sull’opportunità di esporsi in maniera così diretta e inconsapevole a un controllo capillare che può essere sfruttato da chiunque. Specie dai malintenzionati.
Le aziende del settore investono grandi risorse per lo sviluppo dei prodotti e uno dei compiti del marketing è di proporli in modo da essere accettati con maggiore serenità da parte degli acquirenti.
In attesa di una presa di posizione chiara e univoca da parte della politica, le imprese continuano a sviluppare prodotti che abbiano un migliore appeal sul consumatore. Quindi, la nuova tendenza è di proporre i sistemi di videosorveglianza che somiglino più a una concierge che a un cane da guardia. Il sistema di riconoscimento facciale, sempre più efficace e preciso, potrebbe individuare i volti e consentire l’accesso a personale autorizzato una volta inquadrato dalla telecamera.
Problemi di vulnerabilità
Il paradosso è quello di non considerare la possibilità di aprire le porte di casa a una nuova categoria di criminali. Da tempo è noto il problema della sicurezza informatica e della facilità con cui è possibile violare le barriere a protezione della propria rete domestica. Sono soprattutto le aziende che producono sistemi di sicurezza informatica, come gli antivirus, a lanciare l’allarme della facilità con cui è possibile violare la privacy e l’intimità di casa.
La velocità con cui questi prodotti vengono sviluppati e migliorati non è di certo facile da arginare da parte dell’autorità di tutela. Anche il GDPR che rappresenta un limite per lo sviluppo nel vecchio continente per tante imprese del settore, non è in grado di frenare l’ascesa di questo tipo di articoli.
Il nodo della questione è rappresentato dal rischio di affidare al mercato la responsabilità di tutelare la sicurezza dei cittadini. Le regole dell’economia prevedono il lancio di prodotti sempre nuovi per anticipare la concorrenza su un piatto davvero molto ricco. Non c’è il tempo di verificare che le tecnologie messe in commercio siano inviolabili.
E di fatto non lo sono. Gli attacchi informatici alle reti domestiche sono sempre più frequenti perché basta poco per bucarle. Buona parte di questi dispositivi sono collegati al cloud e l’utente finale spesso non ha le competenze di base necessarie per tutelarsi dal rischio di essere vittima di un hacker.
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