l sale è una delle sostanze più antiche e preziose utilizzate dall’uomo, noto principalmente come cloruro di sodio (NaCl) o sale da cucina. Ogni cristallo di sale presenta una struttura cubica perfetta, in cui ciascun atomo di sodio è circondato da sei atomi di cloro, e viceversa, conferendo al sale una geometria caratteristica visibile nei suoi macro-cristalli.
(Cristalli di NaCl, si può notare la struttura cubica)
La produzione del sale avviene nelle saline, dove, tramite un processo di evaporazione naturale, l’acqua marina si concentra progressivamente.
Sin dall’antichità, il sale ha avuto un ruolo essenziale, non solo come condimento, ma anche per la conservazione degli alimenti.
Prima dell’avvento della refrigerazione, era utilizzato per preservare carne, pesce e altri cibi, garantendo riserve anche nei periodi di scarsità. Le saline di Trapani e Paceco, sulla costa occidentale della Sicilia e rimaste intatte dai tempi dei Fenici, rappresentano un esempio straordinario di tradizione e tecnica. Queste saline, oltre a essere aree di produzione di rilevanza storica, sono anche riserve naturali ricche di biodiversità e paesaggi culturali unici.
L’importanza storica delle saline è documentata dal geografo arabo al-Idrīsī durante la dominazione normanna in Sicilia, e il valore di questa risorsa è ancora evidente oggi.
La produzione del sale inizia con l’immissione dell’acqua marina, detta “acqua virgina”, nella prima vasca, chiamata “fridda”, dove la concentrazione di sale è bassa. Con l’evaporazione, la salinità aumenta progressivamente e l’acqua viene trasferita da una vasca all’altra tramite le viti di Archimede, azionate dai mulini a vento, usati anche per macinare e raffinare il sale.
(Le saline dall’alto, si osserva la suddivisione delle vasche *)
Questo trasferimento è essenziale per rimuovere le impurità, poiché alcuni sali cristallizzano prima del cloruro di sodio.
L’acqua passa poi nel “vasu coltivu”, dove raggiunge circa 5 °Bé (37,5 grammi di sale per litro), quindi aumenta ulteriormente di densità e viene trasferita nella vasca “ruffiana”, che funge da intermediaria tra il “vasu coltivu” e la vasca “caura”. Qui la salinità arriva a 20 °Bé (150 grammi di sale per litro), favorendo la precipitazione del solfato di calcio. Infine, nella vasca salante, la densità dell’acqua madre raggiunge i 30 °Bé (230 grammi di sale per litro), punto in cui il cloruro di sodio cristallizza, formando strati compatti di sale sul fondo.
(La tipica colorazione rosa data dalla microalga)
Nella “zona salante”, tra i 15 e i 30 °Bé, le vasche assumono una suggestiva tonalità rosata grazie alla microalga Dunaliella salina, che rilascia pigmenti carotenoidi. Questa alga è il nutrimento dell’Artemia salina, un piccolo crostaceo che, assorbendo i pigmenti, assume una colorazione rosa. I fenicotteri, nutrendosi di Artemia, acquisiscono a loro volta questa sfumatura rosata nel piumaggio, tratto distintivo del loro aspetto.
La raccolta del sale avviene in estate, tra luglio e agosto, quando i cristalli compatti si formano sul fondo delle vasche. A Trapani, questo processo è ancora svolto a mano dai salinari, che accumulano il sale sugli “arioni”, spazi per la stagionatura, coprendolo con tegole porose per favorire l’evaporazione residua e proteggerlo dalle intemperie.
(Fase finale della raccolta del sale ed accumulo sugli “arioni”)
Oltre alla produzione di sale, le saline di Trapani ospitano anche attività di acquacoltura sostenibile, sfruttando il naturale ingresso di orate, spigole e cefali nelle prime vasche, come la “fridda”. Qui i pesci si nutrono autonomamente di plancton, alghe e piccoli organismi presenti in abbondanza, con una minima integrazione di mangime, secondo i principi dell’acquacoltura estensiva, per preservare un ecosistema equilibrato e produttivo.
(Fenicotteri rosa che si nutrono, il simbolo della riserva e parte dell’avifauna *)
Dal 1995, le saline di Trapani e Paceco sono ufficialmente riconosciute come Riserva Naturale Orientata, estesa per circa 1.000 ettari e gestita dal WWF Italia. Questo ecosistema costiero ospita numerose specie di uccelli migratori, come i fenicotteri rosa, simbolo della riserva, e rappresenta un patrimonio ecologico e culturale di grande valore.
Oltre a essere una realtà economica significativa, con una produzione annua di sale aumentata da circa 50.000 a 80.000 tonnellate (a dispetto della proverbiale lagnusia di noi siciliani), la riserva preserva una tradizione millenaria che unisce bellezza naturale e sostenibilità. Riconosciuta come sito Ramsar, è una zona umida di rilevanza ecologica fondamentale per gli uccelli migratori lungo la rotta verso l’Africa e rappresenta un’importante area di sosta, alimentazione e nidificazione.
Con oltre 470 specie vegetali e più di 240 specie di uccelli, di cui 73 di particolare interesse per la Comunità Europea, la riserva gioca un ruolo cruciale nella conservazione della biodiversità. La varietà di habitat – salmastri, di acqua dolce e terrestri – sostiene una ricca biodiversità e contribuisce al mantenimento di un equilibrio ecologico prezioso.
Fonti:
Tutte le foto sono dell’autore dell’articolo, tranne quelle contrassegnate con un asterisco (*), che sono state prese dai siti WWF Italia e Westend61.
Fonte Immagine: Antonio Bommarito
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