Non chiamiamola alga, per cortesia. E neanche Poseidonia, poiché non è né la figlia né tantomeno un parente del dio Poseidone.
Stiamo parlando di lei, l’amata, temuta e talvolta odiata pianta (poiché di questo si tratta), Posidonia oceanica, che spesso troviamo spiaggiata a Mondello. Si tratta di una fanerogama, ovvero di una pianta che produce fiori e frutti, e tutto ciò avviene in acqua!
Ma procediamo con calma. Durante il Cretaceo (per intenderci quando c’era il T. rex), la flora si stava ancora evolvendo, e alcune piante iniziarono a ritornare verso il mare, tra cui la nostra cara Posidonia.
Lì, cominciò a sviluppare una serie di adattamenti per favorire la sua sopravvivenza. Infatti, per riprodursi, non potendo contare su impollinatori (ricordiamoci sempre che siamo sott’acqua), sviluppò una riproduzione sia sessuale, grazie ai fiori ermafroditi che successivamente producono un frutto galleggiante (per favorire la dispersione) da cui infine cade il seme, sia una riproduzione asessuale.
Questa seconda modalità può essere suddivisa in due parti distinte: la frammentazione, in cui la parte terminale della pianta, il rizoma, si stacca fisicamente per azione del moto ondoso e va a colonizzare un’altra parte del fondale marino, oppure per accrescimento della pianta che, man mano che cresce, occupa un’area sempre più grande.
Questa pianta, nativa del Mar Mediterraneo, svolge diversi ruoli fondamentali per l’ambiente marino e terrestre. Innanzitutto, essendo una pianta, la Posidonia produce una quantità elevata di ossigeno (1m2 di prateria produce giornalmente fino a 20 litri di ossigeno) e, sott’acqua, offre rifugio a tantissimi organismi marini, tra cui pesci e crostacei, che tra le sue foglie si riproducono al riparo dai predatori. Infine, con la morte delle foglie, protegge le spiagge dall’erosione costiera.
E qui torniamo al punto di partenza: la spiaggia di Mondello e le foglie puzzolenti della Posidonia spiaggiate. Nonostante ci faccia arricciare il naso, la sua presenza è benefica. Lo spesso strato di foglie, sedimenti e sabbia, chiamato “banquette”, crea una barriera contro le forti mareggiate, fermando o almeno attenuando la continua erosione della spiaggia.
Costituisce la “prima linea” di difesa della spiaggia rispetto all’azione del moto ondoso; se non ci fosse, ogni anno perderemmo tonnellate di sabbia, facendo sparire via via sempre più la spiaggia.
Diversi Enti, inclusa ISPRA, lavorano da anni per recuperare le foglie spiaggiate e trapiantare nuove piante di Posidonia in aree marine degradate, proteggendo così gli ecosistemi vitali che forniscono benefici continui. È fondamentale sostenere questi sforzi per preservare non solo le spiagge e gli habitat marini, ma anche la biodiversità complessiva dell’ecosistema. Promuovendo la consapevolezza sull’importanza della Posidonia oceanica e supportando le iniziative di conservazione, possiamo lavorare insieme per un futuro più sano e sostenibile per le prossime generazioni.
Fonte Immagine: ISPRA, (2020). La Spiaggia Ecologica: gestione sostenibile della banquette di Posidonia oceanica sugli arenili del Lazio, 5-13, 24-30
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