Santa Rosalia a Palermo: pupi, cunti e triunfi per il 400esimo anniversario del Festino è il titolo del progetto, supportato dal Comune di Palermo, ideato dall'Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – ETS.
Fino al 2 luglio, è previsto un ricco programma di spettacoli e incontri didattici che interesseranno i tre quartieri palermitani della Zona Espansione Nord - ZEN; Brancaccio-Ciaculli e Settecannoli, il quartiere di Sferracavallo e i comuni di Cefalà Diana e Bolognetta.
Domani, martedì 25 giugno, l’associazione Laboratorio ZenInsieme ospiterà un doppio appuntamento: alle 17 si comincerà con l’incontro U triunfu: tra sacro e profano. Alle 18 andrà in scena la performance di musica, canto e narrazione Triunfu a Santa Rusulia – testi, racconti e canti del repertorio degli orbi, con Arturo Di Natale, Sebastiano Zizzo e Christian Pancaro.
Il triunfu - celebrazione devozionale tradizionale di musica, canto e narrazione molto sentita dal popolo, in passato tramandata dai ninnariddari e dai cantastorie ciechi (i cosiddetti orbi) - si intreccia qui con la narrazione sulla Santuzza.
Un violinista, un chitarrista e un cantore-narratore eseguiranno il racconto agiografico di Santa Rosalia: l’eremitaggio sulla Quisquina e sul Monte Pellegrino, per passare al racconto della peste e al ritrovamento delle ossa. Parole e musiche tradizionali narreranno anche la nascita e la storia del Festino, prendendo spunto dalle descrizioni di Giuseppe Pitrè per chiudere con il celebre Abballu di li Virgini, le giaculatorie e la Sunata a cumplimentu.
Giovedì 27 giugno, ancora allo Zen (nella piazza tra via Antonio Cannatella e via Primo Carnera) spazio all’incontro con il puparo, alle 17 e, alle 18, allo spettacolo di opera dei pupi La vita di Rosalia, della Compagnia Brigliadoro.
Stavolta sarà proprio Nofrio, personaggio caratteristico della farsa, a raccontare, in una taverna, la vita della Santuzza: Fusiddu, altro personaggio del popolo, non ne ha mai sentito parlare.
Inizia allora un’appassionata narrazione che porterà lo spettatore a Palazzo Reale, a grandi battute di caccia, al rifiuto della giovane Rosalia di andare in sposa a chiunque non sia Cristo, decisione che la porterà all’eremitaggio e alla preghiera.
È così che Nofrio termina il racconto sulla vita di Rosalia. Ma prima che il sipario si chiuda rievoca la vicenda di una vecchia, di nome Geronima La Gattuta, alla quale alcuni secoli dopo, apparve un giorno la Madonna. Dopo averla guarita dalla malaria, la Vergine chiese di andare al monte Pellegrino: avrebbe trovato le ossa di Rosalia Sinibaldi e avrebbe dovuto consegnarle al cardinale Giannettino Doria. Da quelle ossa portate in processione, Palermo inizierà il cammino di liberazione dalla peste.
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