L’Associazione della Proprietà edilizia - Confedilizia - di Palermo esprime disappunto alla notizia che la Regione Siciliana riduca di un ulteriore 5% gli affitti passivi degli immobili che conduce in locazione.
“Nel resto d’Italia - dice Giuseppe Cusumano, Presidente f.f. Ape Confedilizia Palermo - i canoni che la Pubblica Amministrazione paga per gli affitti degli immobili destinati ad uffici e servizi pubblici sono stati ridotti a partire da 2012 del 15%. La Regione Siciliana, invece, con propria norma, ha già aumentato la riduzione al 20%. Con la prossima Legge di Bilancio, tale gravosa riduzione viene ulteriormente aumentata fino al 25% a partire dal prossimo luglio e fino al 2024, proprio nel momento in cui si cerca di dare “sostegni” e “ristori” ad un’economia boccheggiante.
Si tratta di una palese violazione di ogni più elementare norma dello Stato di diritto, che si inserisce d’imperio nell’ambito dei rapporti contrattuali in essere di natura privata. Ed è evidente che a giustificare una siffatta misura non può bastare l’esigenza di contenimento della spesa per la Pubblica Amministrazione conseguente all’emergenza finanziaria. Non foss’altro perché non si comprenderebbe il perché questa esigenza di contenimento della spesa debba penalizzare solo i locatori aventi come conduttore un ente pubblico, rispetto ad altri contraenti privati dell’Amministrazione, quali, per esempio, i fornitori di beni o di servizi per contratti di durata e ad esecuzione periodica.
La Corte costituzionale ha ricordato che il legislatore, nell’imporre d’imperio -nel frangente di emergenza finanziaria- decurtazioni reddituali (tale è il blocco in questione) in funzione dell’afflusso di risorse aggiuntive alle casse pubbliche, per tener fede al principio della capacità contributiva stabilito dagli articoli 3 e 53 della Costituzione, non deve sottoporre a trattamento deteriore, discriminandoli, specifici redditi in dipendenza della loro fonte di produzione comunque legittima (cfr., fra le altre, sent. n. 223 del 2012 e sent. n. 116 del 2013).
Chiediamo dunque che il legislatore regionale ripensi il proprio intendimento anche in considerazione che i proprietari immobiliari sono stati tenuti fuori dai ristori riconosciuti alle altre categorie, nonostante già pesantemente penalizzati dal blocco degli sfratti anche per morosità maturate nel periodo ante- Covid!”.
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