“La Regione Siciliana è a un passo dal default, non è più rimandabile la questione della piena applicazione dello Statuto Siciliano che lo Stato di fatto ci nega dalla nascita della Repubblica”.
Questa è la premessa che ha determinato la lettera che i parlamentari regionali di Attiva Sicilia – Matteo Mangiacavallo, Angela Foti, Elena Pagana, Valentina Palmeri e Sergio Tancredi – hanno scritto al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e al presidente della Regione, Nello Musumeci.
“E’ opportuno che ciascuno si assuma le sue responsabilità, l’emergenza Covid ha reso più fragile la nostra economia e più povero il contesto sociale dei siciliani, scoperchiando la pentola dei soprusi istituzionali che per anni abbiamo dovuto subire e ancora subiamo. Chi vive in Sicilia, dentro le Istituzioni siciliane, sa perfettamente che il default è dietro l’angolo. Default significa fallimento, per chi non l’avesse capito, fallimento anche della sola possibilità di garantire la sopravvivenza dell’isola in un periodo in cui la questione del Covid ha ulteriormente mortificato ogni ipotesi di sviluppo. La Sicilia prima era alle prese con una situazione stagnante, una malattia perdurante che il Covid ha definitivamente aggravato. Lo ha chiaramente detto l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, e lo ribadiamo noi con forza: in questa situazione, la prevedibile riduzione delle entrate, non consente Alla Regione Siciliana di soddisfare le più minime esigenze dei siciliani. Ecco perché scriviamo anche al presidente Musumeci, perché anche lui per la sua carica istituzionale si impegni ad accelerare l’iter che porterà all’approvazione piena dello Statuto. Oggi le lamentele sotto traccia non bastano più, non servono più”.
La questione Statuto, come risaputo, non nasce oggi. Perché non si è mai davvero passati alla sua applicazione totale?
“Le colpe sono di chi ha preferito lasciare la Sicilia sotto un controllo dall’alto, nella posizione di dover chiedere con il cappello in mano e non pretendere. Colpa di una certa politica che ha trovato anche in Sicilia le sue sponde. Le soluzioni tampone sono servite a turare le emergenze del momento. E ogni volta un pezzetto della nostra autonomia e della nostra dignità s’è persa per strada”.
La lettera inviata al premier contiene anche una sintesi della lista dei torti.
“I più evidenti? Le entrate pro capite della Regione Siciliana sono nettamente più basse rispetto alle altre a Statuto Speciale. Ovvero sono pari a quelle delle Regioni a Statuto Ordinario nonostante la Sicilia si assuma in diverse circostanze le incombenze dello Stato. Così lo Statuto lo fanno funzionare solo a danni dei siciliani, privandoci delle entrate e lasciandoci i costi. E andiamo oltre: il contributo della Sicilia alla finanza pubblica è secondo solo alla Lombardia che però ha il doppio delle entrate. E poi parlano di Italia a doppia velocità. Questi sono soltanto esempi di cosa determina la mancata competitività della Sicilia. Ma oggi la cosa è più seria, perché si parla di sopravvivenza. Persino le Sezioni riunite della Corte dei Conti in Sicilia ammettono che, negli ultimi anni, sono state violate per ben 8 volte le prerogative finanziarie della Regione. Non c’è altro da aggiungere…”.
In chiusura della lettera l’appello a Conte e Musumeci. “La Commissione paritetica Stato- Regioni avrebbe dovuto riunirsi lo scorso mese di ottobre. E non è stato così. Oggi il premier e il presidente siciliano devono impegnarsi affinché ciò avvenga in tempi strettissimi e si cominci veramente a discutere dell’approvazione integrale dello Statuto Siciliano”.
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