Riaprono da oggi, dopo un periodo di chiusura obbligatoria dovuta all’attuazione delle profilassi anti-Covid, la Grotta di San Teodoro ad Acquedolci (ME), l’Antiquarium di Himera a Termini Imerese (PA) e il Castello della Cuba a Palermo.
“La riapertura dei siti dopo la chiusura che si è resa necessaria a seguito dell’accertamento di positività al Covid - dice l’Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà - avviene nel rispetto di tutte le procedure richieste dai protocolli. Conforta verificare che dai tracciamenti non sono emersi casi di contagi, segno che l’attenzione del Governo Regionale al rispetto delle procedure anti-Covid all’interno delle proprie strutture culturali si sta attuando con scrupolo per garantire ai visitatori di poter godere delle opere e dei luoghi in serenità. La richiesta di prenotazione obbligatoria all’app Youline a cui, sin dal mese di maggio abbiamo subordinato la visita ai luoghi dell’arte, rimane una procedura che riesce a garantire il contingentamento e la visita in sicurezza”.
LA GROTTA DI SAN TEODORO si trova a circa due chilometri a sud-est del centro abitato di Acquedolci, a 140 metri sul livello del mare. Si può considerare una pietra miliare della paleontologia e della preistoria della Sicilia.
Abitata dall'uomo in uno spazio di tempo valutabile tra i 12.000 e gli 8.000 anni a.C., la grotta di San Teodoro rappresenta l'ultimo periodo del Paleolitico Superiore italiano. La sua importanza è legata al ritrovamento delle prime sepolture paleolitiche siciliane: si tratta di cinque crani e due scheletri eccezionalmente completi che per primi hanno consentito una conoscenza approfondita degli antichi abitanti della Sicilia. La testimonianza più importante è dovuta al ritrovamento dei resti fossili di una donna di circa 30 anni, alta 164 cm, alla quale è stato attribuito il nome di Thea (dal latino Theodora) per collegarlo a quello della grotta. Il rituale delle sepolture consisteva nella deposizione del defunto in una fossa poco profonda in posizione supina oppure sul fianco sinistro, circondato da ossa animali, ciottoletti e ornamenti composti da collane fatte con denti di cervo.
Gli scavi hanno consentito, inoltre, il recupero di numerosi resti di ippopotamo alcuni dei quali visibili sul posto.
Ingresso al sito: La visita al sito può essere effettuata tutti i giorni, compresi i festivi, dalle ore 8.30 alle 15.30. Ingresso gratuito con prenotazione al numero 0941.730005.
L’ANTIQUARIUM DI HIMERA Realizzato su progetto di Franco Minissi, l’Antiquarium conserva i reperti più notevoli rinvenuti negli scavi di Himera ed in altri siti ricadenti nel territorio della polis. Fondata nel 648 a.C. da Greci di origine calcidese e dorica, Himera occupa una posizione particolarmente favorevole per lo sviluppo di una colonia greca, al centro di un ampio golfo, tra i promontori di Cefalù e di Termini Imerese e in prossimità della foce del fiume Imera Settentrionale, importante arteria di collegamento verso la Sicilia centrale. La città ebbe rapido sviluppo edilizio e demografico, documentato dai grandi impianti urbanistici realizzati a partire dalla prima metà del VI sec. a.C. e dalla monumentalizzazione del santuario di Athena nella parte alta della polis.
L’Antiquarium si trova in Contrada Buonfornello sulla SS113, Termini Imerese.
Orari ingresso: Da martedi a sabato 9.00 - 18.30, domeniche e festivi 9,00 - 14,00. Lunedì chiuso. Biglietto intero: € 4,00 Biglietto ridotto: € 2,00 prenotazione obbligatoria attraverso l’App https://youline.laculturariparte.html
LA CUBA DI PALERMO, costruita da Guglielmo II nel 1180 è una delle ultime architetture dell'età normanna Alla costruzione, cui si accede dalla via Calatafimi n. 100, è una costruzione a un solo piano diviso in tre parti e non ha appartamenti privati. I muri esterni sono ornati con arcate cieche ogivali. Nella parte inferiore si aprono alcune finestre separate da pilastrini in muratura. I muri spessi e le poche finestre si pensa siano dovuti ad esigenze climatiche, offrendo maggiore resistenza al calore del sole.
Le numerose sepolture rinvenute intorno al castello costituiscono la testimonianza più concreta e significativa dell’antico emporion fenicio-punico di Panormos. I rinvenimenti, succedutisi a partire da 1746 fino ai nostri giorni, interessano un’ampia area, al cui interno si sono finora scoperte centinaia di tombe che coprono un arco cronologico compreso tra il VI sec. a.C. e gli inizi del III sec. a.C. e sono per lo più ricavate nel banco di calcarenite di origine marina, ricoperto da uno strato di terra rossa; sono attestati i riti dell’inumazione e dell’incinerazione mentre, sotto il profilo tipologico, risultano particolarmente diffuse le tombe a camera ipogeica, le inumazioni in sarcofago litico e le deposizioni in fossa terragna o in cinerario.
L’ingresso è consentito da martedì a giovedì dalle 9.00 alle 13.30, venerdì e sabato 9,00 - 18.30. Lunedì, domenica e festivi chiuso. Biglietto intero: € 2,00 ridotto: € 1,00 – prenotazione obbligatoria attraverso l’App https://youline.laculturariparte.html
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