Quarantadue anni fa, il 3 settembre del 1982, furono uccisi dalla mafia il generale Dalla Chiesa, sua moglie Emanuela Setti Carraro, incinta da tre mesi del loro bambino, e dell’agente di scorta Domenico Russo. I processi per gli attentati furuno tutti conclusi e le sentenze parlano di “coesistenza di specifici interessi, anche all’interno delle istituzioni, all’ eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacità del generale Carlo Alberto dalla Chiesa“; una frase che pesa sullo stato di allora come un macigno, soprattutto se si pensa che una frase simile indica un j’accuse politico e troppo indeterminato nei confronti delle istituzioni di allora le cui responsabilità non si mai riusciti a concretizzare, nonostante gli ani di processi. Fino a questo momento le responsabilità sono cadute solo su esponenti della mafia siciliana.
Nel 1982, pochi giorni prima della sua morte, il generale si fece intervistare da Giorgio Bocca, con cui si lasciò andare a un amaro sfogo: “Un uomo viene colpito quando viene lasciato solo”, disse lasciando intendere quanto fosse importante che nelle battaglie contro la mafia ci si presentasse con il sostegno delle istituzioni più alto.
I killer, esecutori materiali degli omicidi, Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo, Nino Madonia sono stati condannati all’ergastolo, mentre sono stati condannati a 14 anni i collaboratori di giustizia Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci. Totò Riina, Bernardo Provenzano e Michele Greco erano già stati condannati proprio sulle prove trovate da Dalla Chiesa.
Durante i famosi 100 giorni di Palermo, il Generale cercò di battere lo strapotere delle cosche mafiose e di eliminare lo stretto legame tra mafia e politica ma fu fermato dalla inconcludenza dello Stato e dalla mancanza di poteri e di istituzioni che avevano nominato un militare dell’esercito come Prefetto, ma poi non avevano avuto il carattere per sostenerlo nelle azioni che una simile nomina lasciava già presagire. Lo avevano mandato in battaglia da solo e praticamente disarmato contro un esercito fin troppo ben armato, e non solo di kalashnikov.
Per commemorare l'uccisione del generale, oggi a Palermo anche il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Alle 9.30 saranno deposte corone di alloro. Saranno presenti, oltre al ministro, anche i vertici dell'Arma, il comandante interregionale Sicilia e Calabria Giovanni Truglio, il comandante della Legione Sicilia, Giuseppe Spina, e il comandante provinciale, Luciano Magrini. Alle 10 sarà celebrata la messa in cattedrale. Alle 12, poi, all'omaggio parteciperanno anche i bambini che lasceranno dei fiori sul cippo che ricorda il sacrificio di Dalla Chiesa al Cassaro, proprio di fronte alla caserma dove si trova il Comando della Legione.
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