"Ci si chiede già quando togliere il Green pass obbligatorio anche sul lavoro, ma io credo che sarà l’ultima cosa che andrà tolta". Così Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, intervenuto ai microfoni della trasmissione 'L’Italia s’è desta' su Radio Cusano Campus.
"Le discoteche - continua Sileri - non sono ancora aperte al 100%, così come gli stadi, quindi non è ancora tutto aperto oggi. Prima guadagniamo altri pezzi di libertà e guardiamo che succede, poi togliamo la mascherina e vediamo che succede, poi potremo anche pensare di togliere il green pass, ma non oggi, bisogna procedere con gradualità".
Sulla terza dose, "la scienza ci dirà se col passare dei mesi chi si è vaccinato per primo ha un’immunità ancora presente oppure no. Tutti i Paesi occidentali stanno valutando questo, ma oltre alla presenza degli anticorpi esiste anche un’immunità di memoria. Bisognerà valutare anche l’evidenza clinica, se coloro che si sono vaccinati a gennaio-febbraio inizieranno a infettarsi e ad avere dei sintomi allora vorrà dire che la protezione è calata molto e dunque bisognerà fare un richiamo. E’ verosimile che dovranno farlo tutti, ma ce lo dirà la scienza se e quando", sottolinea, aggiungendo: "Il Green pass dura quasi un anno perché in genere queste vaccinazioni un’immunità di almeno 10 mesi te la danno, magari scopriremo che per alcuni durerà anche di più e allora capiremo come, quando e a chi fare i richiami”, ha continuato.
Il prolungamento dello stato di emergenza, spiega poi il sottosegretario, "dipenderà dai contagi. Se dovessimo avere i contagi ancora in discesa, se non dovessero esserci varianti, allora non servirà prolungare lo stato di emergenza. Io al momento sono ottimista sull’andamento dell’epidemia, però bisogna osservare ciò che accade. Ondate ci saranno, ma saranno contenute e riservate prevalentemente ai non vaccinati. Ciò non toglie che anche tra i vaccinati potrà esserci un aumento anche se minore".
Riguardo ai no vax Sileri ha aggiunto: “Distinguiamo tra il no vax puro che non sa quello che dice e che parla di microchip sotto la pelle, lì c’è poco spazio per convincerlo perché c’è un analfabetismo sanitario di base. Invece tra le persone che sono dubbiose e impaurite, in quel caso c’è molto spazio di dialogo. Le farmacie alle persone che fanno il tampone offrono anche la vaccinazione, è un modo per mettersi seduto insieme alla persona e parlarci”.
Fonte: Adnkronos
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