Riparo al chiuso, con porte e finestre serrate e sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, iodioprofilassi e controllo della filiera produttiva.
Il governo italiano, attraverso la Protezione civile, ha aggiornato il Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari che prevede tre step di intervento, in base alla gravità della fuga radioattiva e dalla distanza dal territorio italiano. Ad accelerarne la definitiva revisione, comunque già avviata mesi fa, potrebbero essere stati proprio i timori di rischi di effetti collaterali derivanti dal conflitto in Ucraina, per fortuna al momento esclusi. Ma che hanno creato il panico, con il boom di richieste di pillole di "iodio stabile" mentre sui social è diventato virale il simulatore di attacchi online Nukemap.
E' la Protezione civile a dare le indicazioni
Le autorità nazionali però chiariscono che non c'è alcun allarme. "Solo in caso di una reale emergenza nucleare, al momento inesistente nel nostro Paese, sarà la Protezione Civile a dare precise indicazioni su modalità e tempi di attuazione di un eventuale intervento di profilassi iodica su base farmacologica per l'intera popolazione", chiarisce l'Istituto superiore di sanità che, insieme a varie società scientifiche, invita a non usare farmaci 'fai da te', mentre è raccomandato l'uso di sale iodato.
Le Regioni attuano il Piano
A livello nazionale, sul nuovo Piano tutti i presidenti di Regione sono stati coinvolti: sono infatti gli enti locali a ricevere eventuali informazioni o notifica dalle Asl che effettuano i controlli, ricevute le informazioni relative a un prodotto a rischio.
Le fasi del Piano
Ci sono poi una serie di attività previste nei territori, che scatterebbero in caso di necessità. Nelle aree interessate dalla misura del cosiddetto "riparo al chiuso", sono attuate in via precauzionale altre misure protettive: "blocco cautelativo del consumo di alimenti e mangimi prodotti localmente (verdure fresche, frutta, carne, latte), blocco della circolazione stradale, misure a tutela del patrimonio agricolo e zootecnico". Tra i vari compiti delle autorità competenti, ci sono anche comunicazioni tempestive alla popolazione, istruzioni specifiche alle scuole, far fronte ai bisogni primari della popolazione (cibo, acqua, assistenza sanitaria, energia, ecc.).
La iodioprofilassi Nel documento si forniscono anche indicazioni per la iodioprofilassi, "una efficace misura di intervento per la protezione della tiroide, inibendo o riducendo l'assorbimento di iodio radioattivo, nei gruppi sensibili della popolazione". Secondo il Piano, "il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l'inizio stimato dell'esposizione. Da evidenziare che somministrare lo iodio stabile dopo le 24 ore successive all'esposizione può causare più danni che benefici (prolungando l'emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide). La misura della iodoprofilassi è quindi prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento. Il ministro della Salute può decidere l'attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate".
Fonte: TGCOM24
Fonte Immagine: Depositphotos
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