Dopo l’interrogazione alla Camera dei Deputati presentata lo scorso gennaio, l’irrisolto problema della pesca illegale del novellame di sarda arriva sui banchi del Parlamento Europeo. Nove europarlamentari (Manuela Ripa - Verdi/ALE, Marie Toussaint - Verdi/ALE, Martin Buschmann - Indipendente, Pär Holmgren - Verdi/ALE, Caroline Roose - Verdi/ALE, Hazekamp - The Left, Francisco Guerreiro - Verdi/ALE, Nikolaj Villumsen - The Left, Martin Häusling - Verdi/ALE) hanno infatti presentato alla Commissione Europea un’interrogazione a risposta scritta ove si chiede cosa intendano fare le autorità europee per costringere il governo italiano a rispettare le normative comunitarie che vietano la pesca e la commercializzazione del pesce sotto misura. In sintesi, considerata la gravità della situazione, un primo avviso di inadempimento che potrebbe portare alla Procedura d’Infrazione a carico dell’Italia.
A supportare l’interrogazione un corposo dossier predisposto dal Gruppo Adorno, associazione di volontari specializzati nell’antibracconaggio di mare e di terra, che mostra le condizioni di facile vendita con le quali viene proposto il vietatissimo novellame di sarda, così come il pesce spada novello prelevato quando non ha ancora raggiunto le misure minime previste per legge. Particolarmente grave, infatti, è risultata la situazione nei mercati di Palermo e Catania, dove il pesce viene venduto senza troppe precauzioni come nel palermitano di Ballarò e nella catanese Pescheria. Sedici le segnalazioni sulla vendita del pesce sotto misura ora trasmesse alle Autorità europee, che il Gruppo Adorno aveva dall’inizio dell’anno inviato agli organi di polizia italiani, senza ottenere alcuna risposta. Gli europarlamentari chiedono ora per l’Italia “un avvio sistematico dei controlli, sia di mare che di terra, volti a garantire il rispetto delle normative nazionali ed europee in vigore per proteggere la fauna marina e la biodiversità”.
Secondo il Gruppo Adorno in Italia i divieti di pesca, vendita e consumo di pesce sotto misura, in particolare del sempre più raro novellame di sarda (cosiddetto bianchetto o neonata), che è alla base della catena alimentare del mare, appaiono come teorici. Fino al 2015, infatti, la pesca del novellame era considerata reato, il che costituiva un valido deterrente contro la pesca abusiva. Purtroppo, però, quando in ballo vi sono enormi interessi economici, un metodo per aggirare i divieti si trova sempre. E infatti nel 2016 il governo italiano ha fatto un prezioso regalo ai bracconieri che uccidono gli ecosistemi marini: con decreto successivamente convertito nella legge 154/2016 quello che era considerato reato è stato trasformato in semplice illecito amministrativo. Di fatto così si è reso impossibile l’utilizzo dei più sofisticati mezzi di indagine e l’intervento delle Procure e, soprattutto, si è impedito il sequestro penale delle barche e dei mezzi con cui viene abusivamente trasportato il pesce. Le sanzioni previste dalla legge 154 sono adesso esclusivamente pecuniarie. Pur essendo di importo elevato per chi pesca, trasporta, vende e acquista il novellame, in realtà nessuno o quasi le paga. Il motivo, secondo il Gruppo Adorno, è semplice: i pescatori vengono raramente sorpresi in mare mentre i trasportatori, scelti da vere e proprie organizzazioni criminali tra soggetti nullatenenti (così come coloro che vendono abusivamente nei mercati o agli angoli delle strade) non hanno nulla da temere. Gli acquirenti, infine, sebbene sanzionabili, non vengono mai colpiti.
In tale clima di sostanziale impunità la “neonata” di pesce viene pescata ogni anno da gennaio a maggio, nell’indifferenza generale, in quantità enormi, prevalentemente in Puglia, Basilicata, Sicilia e Calabria. In quest’ultima regione, poi, viene trasformata nella pregiatissima “sardella”, venduta ovunque in modo del tutto abusivo sui litorali ionici. La Sicilia rappresenta comunque il principale mercato di spaccio, circostanza provata dagli imponenti sequestri di novellame effettuati fino alla primavera del 2023 dalla Direzione Marittima di Reggio Calabria, prevalentemente nella fase di imbarco ai porti di Villa San Giovanni e Reggio Calabria (novemila chili nel solo 2020). Interventi operati in passato dalle Capitanerie di Porto e dei quali, purtroppo, nel 2024 sono stati resi noti sui giornali due soli sequestri di pochi chili di novellame. Mentre un’importantissima attività operativa è stata condotta quest’anno dalla Guardia di Finanza, con sequestri effettuati in buon numero, sia in mare che a terra. Guardia di Finanza calabrese cui vanno i ringraziamenti del Gruppo Adorno.
Sempre il Gruppo Adorno appoggerà l’eventuale richiesta d’infrazione nei confronti dell’Italia per quello che è a tutti gli effetti un “crimine ambientale” reso possibile dall’inefficacia delle sanzioni italiane. In ultimo, ma non per ordine di priorità, la Corte di Giustizia Europea, cui l’associazione si rivolgerà in caso di inerzia della Commissione UE. Il mare, in sintesi, va difeso nell’interesse di tutti, a beneficio della biodiversità e delle future generazioni.
Fonte: Gruppo Adorno
Fonte Immagine: Gruppo Adorno
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