Indotte a prostituirsi per pagare i passeurs e varcare il confine o più semplicemente per poter mangiare o reperire un posto dove dormire Sono queste le realtà, alla frontiera di Ventimiglia, alle quali sono sottoposte le minorenni in transito provenienti per lo più dal Corno d’Africa e dai Paesi dell’Africa sub-sahariana. Si tratta del cosiddetto survival sex, fenomeno descritto nel rapporto Piccoli schiavi invisibili 2018 diffuso da Save the Children a pochi giorni dalla “Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani”che si svolgerà lunedì 30 luglio.
Vittime sono soprattutto ragazze giovanissime che fanno parte del flusso invisibile dei tanti minori migranti non accompagnati in transito alla frontiera nord italiana. I dati che trovano conferma anche nei rilevamenti delle unità di strada del programma “Vie d’uscita” di Save the Children per il contrasto allo sfruttamento sessuale dei minori, sono agghiaccianti: circa 152 milioni di bambini e ragazzi tra i 5 e i 17 anni sarebbero stati coinvolti, tra il 2012 e il 2016, in varie forme di lavoro minorile. Il fenomeno della tratta e dello sfruttamento dei minori resta in gran parte sommerso: nei 28 Paesi dell’Unione europea sono oltre 30mila (di cui oltre mille minori) le vittime registrate, a fronte di stime che parlano di circa 3,6 milioni di persone in schiavitù in Europa nel 2016. Anche l’Italia, nel corso del 2017, registra dati preoccupanti, infatti secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità, nell’ambito della Piattaforma Nazionale Anti-Tratta, le vittime minorenni inserite in programmi di protezione sono state complessivamente 200 (quasi il doppio rispetto alle 111 dell’anno precedente) e circa 200 sono ragazze. Nella maggior parte dei casi (46%) si tratta di vittime di sfruttamento sessuale e in più del 93% delle situazioni si tratta di ragazze nigeriane tra i 16 e i 17 anni.
Secondo i dati del Ministero del lavoro e delle Politiche sociali, fino al 31 maggio 2018, circa 4.570 minori risultano irreperibili nel nostro Paese, hanno cioè abbandonato le strutture di accoglienza in cui erano stati inseriti, in particolare nelle regioni del Sud. Si tratta per lo più di minori eritrei (14%), somali (13%), afgani (10%), egiziani (9%) e tunisini (8%). L’abbandono del sistema di accoglienza e l’ingresso nell’invisibilità, sottolinea il rapporto Piccoli schiavi invisibili, espone i minori in transito a rischi notevoli, in particolare per i più vulnerabili come le ragazze minorenni provenienti dal Corno d’Africa. Sebbene le comunità di accoglienza ospitino per lo più ragazzi, infatti, particolarmente significativa risulta la presenza di ragazze minorenni eritree (178) e somale (65), la cui propensione all’abbandono è molto alta e che una volta entrate nell’alveo dell’invisibilità rimangono esposte ad abusi e soprusi enormi.
Ragazze nigeriane e rumene sono soprattutto le vittime di tratta e sfruttamento sessuale, nel nostro Paese. Tra le ragazze nigeriane che giungono via mare in Italia, 8 su 10 sarebbero potenziali vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, un numero che ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2016, un incremento del 600 per cento. Indotte dai loro sfruttatori a dichiararsi maggiorenni al momento delle operazioni di identificazione in seguito allo sbarco, molte giovanissime nigeriane sfuggono così al sistema di protezione per minori. Secondo le evidenze raccolte da Save the Children spesso i trafficanti utilizzano i Centri di accoglienza straordinari (Cas) per reclutare le giovani e sfruttarle anche nelle vicinanze delle stesse strutture. Le vittime nigeriane di tratta e sfruttamento provengono per lo più da contesti di forte indigenza e vengono reclutate con l’inganno già nei loro luoghi di origine, facendo leva sulla finta prospettiva di un futuro migliore in Europa. Per poter pagare il viaggio che dalla Nigeria le porterà in Italia, le ragazze devono affrontare un debito di circa 20mila e i 50mila euro, che potranno ripagare solo sottostando alla prostituzione forzata. Le ragazze rumene costituiscono il secondo gruppo più numeroso nella prostituzione su strada in Italia. Si tratta soprattutto di adolescenti provenienti dalle aree più svantaggiate della Romania, come le regioni della Muntenia e della Moldova.
In una società ormai sempre più deteriorata, bisognerebbe ricordare le parole di Sua Santità Papa Francesco che, in occasione del II° Forum Internazionale sulla schiavitù moderna, nel maggio 2018, più volte ha denunciato questo flagello moderno, facendo un appello all’azione:
“Di fronte a questa realtà tragica, nessuno può lavarsi le mani se non vuole essere, in qualche modo, complice di questo crimine contro l’umanità. Questo lavoro immenso, che richiede coraggio, pazienza e perseveranza, ha bisogno di uno sforzo comune e globale da parte dei diversi attori che compongono la società”.
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