"La chiusura delle scuole è stata adottata in tutto il mondo per frenare la diffusione di Covid-19. Tuttavia, l’impatto della chiusura e della riapertura delle scuole sulle dinamiche epidemiche rimane ancora poco chiaro". E' quanto si legge nel report dell'Istituto superiore di Sanità 'Apertura delle scuole e andamento dei casi confermati di Sars-CoV-2: la situazione in Italia', in cui si ricorda che "i Paesi hanno adottato piani diversi per quanto riguarda le scuole durante l’allentamento delle misure restrittive del lockdown", e si propone una panoramica degli studi in merito.
"Alcuni studi, ipotizzano che, specialmente i bambini al di sotto dei 10 anni, giochino un ruolo minore nella trasmissione dell’infezione", si legge nell'introduzione del report Iss.
"L'European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) nel documento 'Covid-19 in children and the role of school settings in Covid-19 transmission' - riporta ancora il documento - sostiene che, sebbene meno del 5% dei casi di Covid-19 segnalati nei Paesi Ue/See (Unione Europea e Spazio Economico Europeo) e nel Regno Unito riguardi persone di età inferiore ai 18 anni, il ruolo dei bambini nella trasmissione della Sars-CoV-2 rimane poco chiaro".
"Le evidenze disponibili fino ad oggi indicano che, nei Paesi in cui sono state implementate le chiusure scolastiche e il rigoroso distanziamento fisico, i bambini, in particolare nelle scuole dell’infanzia e primarie, hanno una maggiore probabilità di contrarre il Covid-19 da altri membri infetti della famiglia piuttosto che da altri bambini in ambito scolastico. Il tracciamento dei contatti nelle scuole e altri dati osservazionali, provenienti da un certo numero di Paesi Ue, suggeriscono che la riapertura delle scuole non sia associabile a un significativo aumento della trasmissione nella comunità, sebbene esistano evidenze contrastanti circa l’impatto della chiusura/riapertura della scuola sulla diffusione dell’infezione".
"Le scuole, allo stato attuale delle conoscenze - si legge nel report - sembrano essere ambienti relativamente sicuri, purché si continui ad adottare una serie di precauzioni ormai consolidate quali indossare la mascherina, lavarsi le mani, ventilare le aule. E si ritiene che il loro ruolo nell’accelerare la trasmissione del coronavirus in Europa sia limitato".
"L’esperienza di altri Paesi, inoltre - si legge - mostra che il mantenimento di un’istruzione scolastica in presenza dipende dal successo delle misure preventive adottate nella comunità più ampia. Quando sono in atto e ampiamente seguite misure di mitigazione sia a scuola che a livello di comunità, le riaperture scolastiche pur contribuendo ad aumentare l’incidenza di Covid-19, causano incrementi contenuti che non provocano una crescita epidemica diffusa".
FOCOLAI
Nel periodo dal 31 agosto al 27 dicembre 2020 "si sono verificati in Italia 3.173 focolai in ambito scolastico che rappresentano il 2% del totale dei focolai segnalati a livello nazionale" evidenzia il report dell'Iss. "Se si considera l’andamento settimanale c’è stato un progressivo aumento dei focolai con un picco nelle settimane dal 5 al 25 ottobre, una graduale diminuzione fino al 22 novembre e un nuovo aumento fino al 13 dicembre seguito da una stabilizzazione nella seconda metà del mese", sottolinea il documento.
Il report evidenzia "una notevole variabilità nel numero di focolai riportati settimanalmente, ascrivibile sia ai diversi criteri di classificazione dei focolai scolastici adottati a livello regionale che alla ridotta capacità di tracciamento dei contatti in relazione alla difficile situazione creatasi in seguito all’aumento dei casi che ha limitato la possibilità degli operatori sanitari di effettuare indagini accurate - prosegue l'Iss - Il numero di focolai scolastici è quindi sottostimato e alcune regioni (Basilicata, Campania, Liguria, Molise, Sardegna, Valle d’Aosta) non sono state in grado di riportare l’informazione relativa al setting in cui si sono verificati i focolai".
Nel report si evidenzia che "la percentuale dei focolai in ambito scolastico si è mantenuta sempre bassa e le scuole non rappresentano i primi tre contesti di trasmissione in Italia, che sono il contesto familiare/domiciliare, sanitario assistenziale e lavorativo".
"Dopo la riapertura delle scuole, nel mese di settembre 2020 - spiega il report - l’andamento dei casi di Covid-19 nella popolazione in età scolastica ha seguito quello della popolazione adulta, rendendo difficile identificare l’effetto sull’epidemia del ritorno all’attività didattica in presenza. Quello che si può notare è che pur con le scuole del primo ciclo sempre in presenza, salvo che su alcuni territori regionali, la curva epidemica mostra a partire da metà novembre un decremento, evidenziando un impatto sicuramente limitato dell’apertura delle scuole del primo ciclo sull’andamento dei contagi". Non solo. "L’incidenza giornaliera è risultata sovrapponibile fino al 20 ottobre per poi aumentare nelle persone non in età scolare rispetto a quelle in età scolare", si legge. A metà ottobre, "ad un mese dalla riapertura delle scuole, la percentuale dei focolai in cui la trasmissione poteva essere avvenuta in ambito scolastico era intorno al 3,7% del totale, valore che poi si è progressivamente ridotto".
CASI IN ETA' SCOLARE
Negli ultimi 4 mesi del 2020 (dal 24 agosto e al 27 dicembre) "sono stati diagnosticati in Italia come positivi per Sars-Cov-2 1.783.418 casi, di questi 203.350 (11%) in età scolare (3-18 anni)", sottolinea il report dell'Iss. "La percentuale dei casi in bambini e adolescenti è aumentata dal 21 settembre al 26 ottobre (con un picco del 16% nella settimana dal 12 al 18 ottobre) per poi tornare ai livelli precedenti - osserva il documento - Le percentuali di casi in età scolare rispetto al numero dei casi in età non scolare oscillano tra l’8,6% della Valle d’Aosta e il 15,0% della provincia autonoma di Bolzano".
"La maggior parte dei casi in età scolare (40%) si è verificata negli adolescenti di età compresa tra 14 e 18 anni, seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (27%), dai ragazzi delle scuole medie di 11- 13 anni (23%) e dai bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni (10%) - prosegue il report - Nel mese di settembre, l’età mediana dei casi in età scolare è stata di circa 12 anni, per poi aumentare leggermente nel mese di ottobre e tornare al valore precedente a novembre e dicembre. La distribuzione dei casi tra femmine e maschi è risultata totalmente bilanciata a livello nazionale, ma con lievi differenze a livello regionale, talvolta con percentuali un po’ più alte per i maschi nel mese di settembre, prima della riapertura delle scuole".
RICOVERI IN ETA' SCOLARE
"Sono stati 1.503 (0,7%) i ricoveri nella popolazione in età scolare, a fronte dell’8,3% nel resto della popolazione. Nella popolazione 0-3 anni il tasso di ospedalizzazione è molto più elevato, pari al 6,2%" riporta il documento dell'Istituto superiore di sanità.
Fonte: Adnkronos
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