La riapertura delle scuole superiori e dei licei slitta all'11 gennaio con la previsione della ripresa dell’attività didattica in aula per il 50% degli studenti. Questa la mediazione raggiunta in Consiglio dei ministri, dove il Pd era favorevole al ritorno nelle classi dopo il 15 gennaio e il M5S e Iv fermamente contrari, pronti a confermare la data del 7. Alla fine il punto di caduta è stato raggiunto fissando la riapertura per lunedì 11. A trovare un punto di incontro, in un Cdm dove si è discusso animatamente sul tema, il premier Giuseppe Conte che avrebbe invitato Pd, M5S e Iv a trovare una data che mettesse d'accordo tutti, superando l'empasse.
Il testo del nuovo decreto Covid con le misure, approvato in nottata, "interviene sull’organizzazione dell’attività didattica nelle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado, con la previsione della ripresa dell’attività in presenza, per il 50 per cento degli studenti, a partire dal prossimo 11 gennaio".
Durante il Cdm, terminato dopo quasi tre ore, si era discusso vivacemente sulla riapertura: il capo delegazione del Pd Dario Franceschini, appoggiato dall'area più 'rigorista' del governo, era infatti favorevole a posticipare le riaperture delle scuole superiori e dei licei, spostando il ritorno sui banchi "non prima del 15 gennaio". Ma ad opporsi con forza a un rinvio era il M5S con la ministra della Scuola Lucia Azzolina, fermi sulla linea dei ritorno nelle aule dal 7 gennaio. Fortemente critiche anche la ministre di Iv, che hanno parlato di "un caos inaccettabile" sul capitolo scuola, "segno di un fallimento del processo di riapertura e del ritorno sui banchi".
Per Azzolina, infatti, "i contagi non sono imputabili alla scuola, non è quella la fonte dei focolai - avrebbe detto la ministra, raccontano all'Adnkronos alcuni presenti - i nostri ragazzi hanno pagato sin troppo, basta chiedere loro sacrifici". Intanto la discussione prosegue, il dl sulle misure da adottare dopo l'Epifania non è stato ancora approvato.
Nel corso della riunione, a quanto apprende l'Adnkronos, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli avrebbe spiegato di aver approntato un modello organizzativo scollegato dalla dimensione prettamente sanitaria, perché è impossibile - il ragionamento - sapere come il virus si diffonde su pullman e bus. Ma le sue parole avrebbero provocato l'ira dei 5 Stelle e in particolare del capo delegazione Alfonso Bonafede, animando il dibattito in un Cdm di fuoco.
Fonte: Adnkronos
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