“Mi chiamo Claudio Billitteri, sono palermitano, ho 42 anni, una moglie e due figli, e in questa giornata che dovrebbe celebrare i lavoratori, mi ritrovo senza lavoro a causa di una crisi che ha investito ogni settore”.
Un primo maggio dal retrogusto amaro quello che si apprestano a vivere tantissimi siciliani che in questo momento di grande emergenza hanno anche perso il proprio posto di lavoro. La storia di Claudio è emblematica: una vita dignitosa, una casa di proprietà ma tante spese da affrontare, e il lavoro che fino a qualche mese fa svolgeva gli consentiva comunque di andare avanti.
Claudio è un venditore ambulante di frutta e verdura, un lavoro che comunque gli permette di “campare” la famiglia. Poi un brusco stop, arriva la pandemia e il lockdown butta giù quel castello di carta che con grandi sacrifici Claudio aveva fatto. "Non possiamo lavorare perché non avendo partita Iva e soprattutto non potendo stare in giro non posso vendere nulla, mi sono rivolto a tutti, anche alla Caritas. Noi venditori ambulanti viviamo alla giornata, a volte guadagniamo qualcosa in più e altri giorni qualcosa in meno, ma da due mesi non vediamo un euro. Mi hanno aiutato i miei genitori, ma mi sento umiliato perché anche i miei vivono grazie ad una piccola pensione. Tutto mi è crollato addosso. Nei giorni scorsi ho provato anche a rimettermi nel marciapiede dove ogni giorno avevo allestito questo spazio in cui vendo frutta e ortaggi, ma i vigili mi hanno immediatamente detto di andare via. Ovviamente loro non c’entrano nulla”.
Un lavoro al momento vietato e sarà così probabilmente ancora per un po’: “Non so ancora se dal 4 maggio potrò tornare a vendere, perché comunque io sono un abusivo e per noi non esiste categoria. Altri miei colleghi rischiano e vanno in giro ma io avendo una casa di proprietà non posso permettermi di prendere multe e denunce. Ho paura, perché se non si troverà una soluzione non so realmente come poter sfamare i miei bambini. So che come me ci sono anche altri padri di famiglia ma credetemi che stando a casa e aspettare che qualcosa possa muoversi, mi fa sentire un fallito. Non so più cosa inventarmi, spero solo che torni la luce e che questo incubo possa finire. Ecco, nel giorno dei lavoratori oggi io non mi sento italiano, perché lo stato per noi al momento non ha fatto nulla”.
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