Verrà presentato mercoledì 10 gennaio 2018 alle ore 17,00 presso la Soprintendenza del Mare in via Lungarini, 9 (Palazzetto Mirto) a Palermo il libro: “Viaggiatori stranieri nella Sicilia dell’Ottocento. Il contatto con il retaggio storico e l’attenzione per le questioni sociali”. Il volume pubblicato dalla Edizioni di storia e studi sociali sarà presentato da Sebastiano Tusa, Archeologo, Soprintendente del Mare della Regione Siciliana.
Interverranno gli autori: Maria Costanza Lentini, Direttore del Polo regionale di Catania per i Siti culturali, Nunzio Famoso, Docente ordinario di Geografia presso l’Università di Catania, Fabrizio Nicoletti, Polo regionale di Catania per i Siti culturali, Carlo Ruta, Saggista, studioso del mondo Mediterraneo, Mario Tropea, Docente di letteratura italiana presso l’Università di Catania, Maurizio Zignale, Docente di geografia presso l’Università di Catania. Coordina il dibattito, Alessandra De Caro, Dirigente della Soprintendenza del Mare.
Nell’Ottocento, secolo di impetuosi mutamenti economici, geopolitici e tecnico-scientifici, l’eredità settecentesca del Gran Tour in Sicilia, che poneva in risalto le testimonianze classiche e le risorse naturali dell’isola, restava feconda, mentre il passaggio delle culture romantiche lasciava propri sedimenti che, utilmente e senza traumi, slargavano gli ambiti dell’attenzione attraverso una considerazione più aperta e variegata del retaggio storico. Per una serie di emergenze politiche e sociali, nell’immagine della Sicilia si apriva tuttavia una cesura profonda, in particolare nella seconda metà del secolo, quando il disegno di unificazione dell’Italia veniva portato a compimento. Nelle corrispondenze, nei reportage, nelle inchieste ufficiali e negli studi veniva posta in luce una Sicilia oppressa da questioni sociali di ogni tipo. E percezioni di questo tipo s’imponevano nei resoconti di numerosi viaggiatori. La rappresentazione della Sicilia, che nel secolo dei lumi, per quanto adombrata da visioni problematiche, tendeva ad una sostanziale univocità, ritrovandosi soprattutto nei topoi del mondo classico, finiva con lo scomporsi. Pur resistente, lo scandaglio della natura e delle testimonianze del passato doveva fare i conti, all’interno degli spazi percettivi e narrativi, non solo con la disincantata perentorietà dell’investigazione sociale, sostenuta da ragioni forti, ma anche con la demonizzazione e il riemergere di pregiudizi antichi. L’immagine della Sicilia, lacerandosi, andava incontro in definitiva ad un acceso processo di polarizzazione.
In questo testo, attraverso lo studio di esperienze emblematiche, gli autori si propongono di investigare tali mutamenti, ponendo domande e ricercando risposte utili.
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