Quante ce n’è in Sicilia di fiabe da narrare! Odori, sapori, vie e mercati pullulano di ricordi che ci appartengono, basta solo scovarli per ricrearli in tutta la loro magia fuori dal tempo.
Così fa l’autrice di “Angelina Girasole” (pp. 112, €14,00, Brigantia Editrice, 2013), che esordisce nel mondo della narrativa con un libro genuino, divertente e capace di far riflettere il lettore più attento con la leggerezza di una fiaba per ragazzi.
La sicilianità della scrittrice, nata in quel paese di cui ancora si cantano ballate in onore della Baronessa dalla mano insanguinata, Carini, unita alla capacità di una descrizione iconica, che le è propria, ci conduce per le strade e i mercati della Sicilia seicentesca, lungo pagine di una storia impastata d’amore, arte e magia.
Streghe buone e tinte, cucchiare stregate, malefici e doni del cielo, picciriddi innamorati e sognatori, non manca nulla all’appello di Propp. I mercati palermitani a metà tra Marina e Vuccirìa fanno da sfondo a una vicenda corale, a forte protagonismo femminile, una storia dove verosimile e inverosimile, personaggi e vicende, natura e arte si incontrano e si intrecciano per ricomporsi in un mosaico che dipana le sue trame tra la favola d’un tempo e i caratteri tipici della commedia classica.
I passi delle protagoniste, nella Sicilia dell’Inquisizione, conducono il lettore lungo una città dolce-amara, capace in un attimo di incantare il cuore per poi spezzarlo; una città di vicoli e stradine, fatta di folclore, succulenti manicaretti, una buona dose di ironia e quella tipica magia popolare che affonda le sue radici in tempi remoti, quando il sacro non stava solo nelle chiese, ma anche nei boschi illuminati dalla luna piena.
Una storia che affascina per la sua semplicità e che incanta per la sua singolarità. Una lettura piacevole, dialogata e scorrevole, farcita di riflessione narrativa grazie a una scrittura a doppio taglio.
Una fiaba da leggere per concedersi il privilegio di ritornare bambini. Una storia da amare per riappropriarsi di un passato magico che, in fondo, appartiene a ognuno di noi. Basta solo spezzare l’incantesimo.
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