"Spesso ce ne stiamo in disparte agli angoli della nostra esistenza, sicuri di tutelarci da sgradite sorprese o indossando maschere che ingannano in primis noi stessi. Evitiamo gli slanci audaci abdicando a miraggi ovattati di porti sicuri che spesso si dimostrano darsene beffarde. Auspichiamo ad equilibri duraturi, ignorando che ogni equilibrio dell’esistenza umana, faticosamente raggiunto, porta con sé necessariamente, un successivo disequilibrio indispensabile al conseguimento di uno nuovo". Così scrivono in prefazione i due autori di “Imprevisti di primavera” (pp.298, €15,00, Messina, Kimerik, II ed. febbraio 2014) romanzo a quattro mani dal sapore quasi didascalico su come vivere senza rimpianti la propria storia e gustare gli attimi imprevedibili del destino che ci spingono a ricominciare da capo.
Lei, insegnate, autrice di poesie e racconti con la passione del bricolage, lui, responsabile della filiale ACI di Bologna con la mania dei viaggi e avido divoratore di libri, sono due scrittori engagé al loro esordio, autori dalla penna scorrevole e sentimentale, capaci di far cadere il lettore in quel “vuoto godimento” barthesiano che porta all’immedesimazione.
Una storia semplice dal piano narrativo uniforme che esamina quasi freudianamente la vita di tre personaggi dalle caratteristiche opposte, eppure tutti ugualmente vittime di un destino imprevisto.
Daniele Ceriello, commissario di polizia inconcludente e insofferente del proprio passato, un lupo solitario con una vita totalmente assorbita dal lavoro che un giorno si accorge di dover finalmente fare i conti con gli scheletri nell’armadio che aveva tralasciato da tempo, ritrovando, così, il coraggio di rimettersi in gioco tra eventi inattesi. Andrea Lodetti, architetto realizzato e suo amico d’infanzia, scrittore visionario e marito prigioniero di una vita che gli sta stretta, come sua moglie Deborah, giornalista di moda votata esclusivamente alla sua carriera, grintosa, sicura di sé e così ambiziosa da rimanere cieca dinanzi all’entusiasmo di vita del marito. Una coppia sposatasi per pura convenienza reciproca, dove tutto era stato pianificato alla perfezione, persino la menzogna e i falsi sentimenti, eppure impareranno anche loro che "la vita è un sentiero imprevisto, qualcosa di incontrollabile ma certamente non casuale".
Tre storie intrecciate e descritte pagina dopo pagina in capitoli simmetrici, che inquadrano tra momenti corali e racconti individuali tre esistenze che rinascono nelle due forme che il verbo ‘rinascere’ può significare, nella vita o nella morte, trascinando con sé altrettanti protagonisti sullo sfondo.
Dialogato, iconico e dalle lunghe descrizioni, il libro ricade a metà tra il gusto sveviano della psicoanalisi e gli intrecci da romanzo borghese del secondo Novecento.
“Imprevisti di primavera” è il romanzo della soggettività contemporanea, quella soggettività di cui tanto si parla, ma che spesso viene scambiata per il bisogno individuale di trovare un posto fermo nella società, una maschera a volte sicura nel caos metropolitano, ma per non creare un mondo pieno di gabbie insonorizzate, questa bisogna che diventi anche identificazione di sé nell’altro, quell’altro del passato, del presente o del futuro cui dobbiamo proiettarci; d’altronde, come afferma il commissario Ceriello: "Ognuno può dare un senso finito alla propria vita se riesce a cogliere le occasioni che il destino offre".
Questo il monito di un romanzo commovente da sfogliare e ripensare.
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