In principio fu Costantino Rocca. Per anni in Italia il golf ha fatto rima con il roccioso campione bergamasco. Ora non più. Chicco ed Edoardo Molinari prima e Matteo Manassero poi hanno vinto e convinto, guadagnandosi rispetto in giro per il mondo e dimostrando in Italia che questo sport non è roba da ricchi. Edoardo Molinari ha deciso di mettere nero su bianco pensieri e parole dei suoi primi 25 anni sul green. Lo ha fatto con Add Editore dando alle stampe la biografia “18 buche - La mia vita sul campo da golf”, scritta in collaborazione con Carlo Bordone.
E’ un golf dal volto umano quello raccontato dal più grande dei Molinaris Brother, un golf distante anni luce da quello alimentato da luoghi comuni e scandali di varia natura. Edoardo descrive la vita di tutti i giorni di un trentenne (con una laurea di ingegneria gestionale del Politecnico nel cassetto) che oggi ha capito di aver fatto la scelta giusta quando - allora adolescente - preferì drive e bastoni a pallone e scioline varie. Molinari ricorda la sua infanzia a Torino, la convivenza con il quasi gemello Chicco, il primo approccio col golf (seconda metà degli Anni Ottanta, al Sestriere) la scuola e i compagni, i sacrifici per conciliare studio e allenamenti a Fiano, sede del Circolo Golf Torino . Non è la vita di un extra-terrestre come Tiger Woods o di un predestinato come Seve Ballesteros ma la quotidianità di un italiano qualsiasi. Un italiano che azzecca la porta giusta ormai sei anni fa quando, arrivando addirittura dalle qualifiche a Washington, vince lo Us Amateur, vale a dire la più importante gara golfistica al mondo per dilettanti. Primo europeo a farlo dal 1911. Azzeccata la sliding door giusta, Molinari entra nel circuito del professionismo dodici mesi dopo.
Anche dell’ambiente prof, Molinari riesce a mettere in risalto la parte migliore. La coglie e la fa comprendere sia a chi sbircia i major in tv sia a chi “putta” nelle gare del mercoledì, in bilico tra handicap da migliorare e virgole da evitare. Edoardo spiega come si vive il tour, un vero mondo a parte fatto di allenamenti e gare dal martedì alla domenica e di voli - anche intercontinentali - il lunedì. Grazie a “18 buche” chiunque può capire come si sta in campo con i vari McDowell, Kaymer, McIllroy. Edoardo descrive colpi, paure ed emozioni dei suoi tornei vinti. C’è, ad esempio, la cronaca buca dopo buca della Coppa del Mondo 2009 vinta al Mission Hills di Shenzen (Giappone) col fratello. A leggerne il resoconto si tratta senza dubbio della più grande soddisfazione professionale del torinese, al pari della partecipazione alla Ryder Cup. Un io c’ero strappato con i denti, quello per l'appuntamento con la storia giocatosi lo scorso ottobre al Celtic Manor di Newport (Galles). Per prendervi parte Edoardo doveva "solo" vincere il Johnnie Walker Championship a Gleanegleas. Detto fatto: Molinari ha vinto e il capitano di Ryder Colin Montgomerie lo ha scelto per la selezione europea. Commoventi i racconti dei quattro giorni di gara. Basti pensare che lui e Chicco sono stati i primi fratelli dell’era moderna a giocare insieme (e vincere) l’epica sfida tra Stati Uniti e Europa.
Visti i risultati sul green improbabile pensare a un futuro da scrittore per Edoardo Molinari. Più semplice vedere in "18 buche" un tee di partenza per conoscere questo campione e il suo mondo.
“Quando si vedono in televisione, i golfisti sembrano tutti così pulitini, ordinati e riposati nelle loro polo vero? Se pensare una cosa del genere e non avete mai provato a giocare a golf… beh provateci” (cit. Edoardo Molinari)
Edoardo Molinari
“18 buche - La mia vita sul campo dal golf”
Add Editore
Pagine 158
Euro 16
Fonte: tgcom
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