Come ha fatto Cesare Battisti a perdere i connotati di un uomo con gravi responsabilità criminali e diventare il simbolo di una presunta persecuzione politica da parte del governo italiano? Perché la Francia prima e il Brasile poi hanno concesso le loro amorevoli protezioni a un ex terrorista in fuga dopo essere stato condannato in Italia all'ergastolo per quattro omicidi? Perché nonostante la richiesta compatta di estradizione da parte della stravagante unione di Pdl, Pd e Idv, Battisti non rischia di tornare in patria e scontare le sue condanne? Giuseppe Cruciani ha un'unica risposta: perché una lobby molto potente ha esercitato da anni una pressione tale dal trasformare il "caso Battisti" in una colossale mistificazione della verità. Il popolare conduttore del programma radiofonico La zanzara trasmesso da Radio 24, demolisce la teoria difensiva dei fan di Battisti ricostruendo, carte alla mano, la storia dei Proletari Armati per il Comunismo e delle loro vittime: Luigi Torregiani, Lino Sabbadin, Antonio Santoro e Andrea Campagna. Ma soprattutto fa i nomi e i cognomi degli intellettuali, scrittori e politici che hanno sostenuto Battisti sottoscrivendo la campagna di solidarietà all'ex terrorista portata avanti nel 2007 dalla rivista Carmilla. Tra loro figurano il noto scrittore Massimo Carlotto e Roberto Saviano che però successivamente ha ritirato il suo sostegno. Il frutto di questa inchiesta è il libro Gli amici del terrorista (Sperling & Kupfer, 2010).
Cruciani, partiamo dal titolo del suo libro: chi sono gli amici del terrorista Cesare Battisti?
"Sono un gruppo di intellettuali, politici e scrittori italiani, francesi e brasiliani che lo sostengono dal 2004. Sono persone molto influenti soprattutto in Francia e in Brasile, un po’ meno in Italia, con agganci nei posti chiave della politica che attraverso una campagna mistificatoria sugli Anni di Piombo nel nostro Paese hanno permesso a Cesare Battisti di non essere estradato".
I loro nomi?
"I nomi principali sono: Erri De Luca, Valerio Evangelisti e Tiziano Scarpa. A questi vanno aggiunti spezzoni della vecchia Rifondazione comunista. In Francia sono Henry Levy e Fred Vargas. In Brasile l’ex ministro della giustizia Tarso Gerno che gli ha accordato lo status di 'rifugiato politico' e lo stesso ex presidente Lula".
Perché la definisce una lobby?
"Perché è una lobby e anche molto ramificata. Tutte le lobby agiscono facendo pressione sul potere politico per ottenere qualcosa. In questo caso è stata esercitata una forte pressione sia sul governo francese che su quello brasiliano per impedire l’estradizione di Battisti".
Questa lobby si è formata partendo da una comune base politica?
"La lobby è unita da una ideologia comune, quella rivoluzionaria, postsessantottina e di estrema sinistra. C’è una sorta di reducismo degli anni del terrorismo in Italia. Loro considerano quel periodo come una guerra tra due parti, lo Stato e i terroristi, che si possono mettere sullo stesso piano. Secondo loro lo Stato ha commesso delle violazioni dei diritti pazzesche e continuano a considerare lo Stato come un apparato illegale, un mostro borghese che in quegli anni ha impedito alla rivoluzione di farsi strada. In sintesi questa è l’ideologia di base che li accompagna".
Tra i firmatari dell’appello di sostegno a Battisti, che lei definisce "la lista della vergogna", le posizioni sono differenti. C’è chi, come Sandro Provvisionato, non è tenero nei confronti dell’ex terrorista.
"Sandro Provvisionato firmò l’appello della rivista Carmilla perché secondo lui negli Anni di Piombo anche lo Stato ha commesso dei reati e tante verità, ad esempio sulle stragi, non sono state tirate fuori. Secondo lui si dovrebbe uscire da quelle vicende non incarcerando quelli che sono ancora liberi, ma attraverso un processo di clemenza. E’ una posizione diversa da quella di altri ma resta il fatto che l’ha firmata".
Una delle tesi dei difensori di Battisti è che se tornasse in Italia potrebbe essere ucciso. Lei invece ha messo in evidenza come gli altri militanti dei Pac abbiano pagato e siano uomini liberi da tempo.
"Ritenevo giusto mettere in rilievo questo aspetto. Senza andare a guardare le vicende di altri ex terroristi delle Brigate Rosse o di altri gruppi e concentrandoci solamente sulle persone che hanno commesso i delitti con Battisti, ovvero i membri dei Proletari armati per il comunismo, ci accorgiamo che se non sono morti sono liberi da tempo. E questo nonostante gli omicidi di Andrea Santoro, Lino Sabbadin, Andrea Campagna e Pierluigi Torregiani e le condanne per banda armata. Il militante dei Pac che ha scontato la pena maggiore ha fatto quindici anni di carcere".
Arriviamo alla cronaca di questi giorni. Battisti ha scritto ai senatori brasiliani sostenendo di non aver mai "provocato ferimenti o morte a nessun essere umano". Che ne pensa?
"E’ la nuova linea difensiva di Battisti. Fino al 2004-2005 non ha mai sostenuto queste cose, non ha mai detto una parola su quegli anni e in alcuni romanzi si è vantato dell’uso delle armi e di aver sparato. Poi, un po’ tardivamente, ha cambiato strategia difensiva puntando sulla sua innocenza. Le sentenze però dicono che ha partecipato materialmente a un paio di omicidi (Antonio Santoro a Udine e Andrea Campagna a Milano ndr), ed è stato l’organizzatore e l’ispiratore degli altri delitti commessi dai Pac".
Come andrà a finire il "caso Battisti"?
"E’ molto difficile che torni in Italia. Si è innescato un meccanismo, abbastanza perverso, per cui la politica brasiliana ha il sopravvento sulle decisioni giudiziarie. Infatti dal punto di vista giuridico e normativo, dal trattato di estradizione italo-brasiliano, non c’è nessun motivo al mondo per impedire l’estradizione di una persona come Cesare Battisti. In sintesi la politica si è messa di mezzo e probabilmente in Brasile è più forte del potere giudiziario e delle leggi. L’Italia ha fatto un po’ di bagarre ma non credo che la posizione di Lula possa essere ribaltata".
Ha accennato alla bagarre dell’Italia. Si è parlato tanto dei rapporti commerciali tra il nostro Paese e il Brasile, la giustizia sarà sacrificata in cambio di soldi sudamericani?
"Non la imposterei così perché non è una questione di accordi commerciali. L’Italia poteva esercitare molta più pressione sul Brasile dal punto di vista politico, senza rinunciare a quei contratti. Dopo Tarso Gerno nei due anni in cui il Brasile stava maturando la sua posizione su Battisti, non siamo stati in grado di far capire cosa sono stati i nostri Anni di Piombo. E’ quello che ha detto anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Abbiamo battagliato dal punto di vista giudiziario senza capire che il vero problema era di natura politica. E’ difficile non fare politica commerciale perché c’è Battisti in Brasile. Non si può chiedere al Governo di rompere sul piano commerciale perché su quello politico c’è Battisti. Ci voleva un impegno maggiore per fare capire le nostre ragioni".
Fonte: tiscali
© Palermomania.it - Il portale di Palermo a 360°
Lascia un tuo commento
Questo articolo ha ricevuto
Ultim'ora by Adnkronos
Pa, Gianotti (Amazon Web Service): "Formazione e sicurezza su cloud e intelligenza artificiale"
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 18:03
Bonaccorsi (Municipio I): "Siamo dalla parte delle donne"
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 18:03
Santoloce (Municipio I): "Una mappa al via per progetti d'aiuto per le donne"
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 18:02
Roma, I Municipio presenta Mappa dei luoghi con servizi per le donne e le ragazze
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 18:00
'Il M5S è morto', spunta manifesto funebre da Roma a New York
Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 17:54
Approfondimenti
Opinioni a confronto
Articoli pił letti