“Il mistero del Gioco dell’oca” della palermitana Silvia Scolla è un romanzo storico che attinge alla memoria di un passato ancora presente: il Nazismo e la Shoah. Attraverso una ricostruzione storica attenta e minuziosa, l’autrice, già dirigente scolastico fino al 2003, ripercorre con i suoi personaggi vicende vissute come in un drammatico gioco dove è facile cadere. Non a caso il titolo simbolico ci riporta a un gioco la cui spirale si svolge sempre in senso sinistrorso, come a indicare che il raggiungimento del centro va inteso nel senso di una "via del ritorno", di una risalita verso l'origine, verso l'Uno. Silvia Scolla, in 144 pagine - edizioni Pragmata - riesce a intrecciare agli eventi drammatici anche storie romantiche e poetiche lasciando la fantasia libera di esprimersi, traendone innanzitutto insegnamento e riflessione.
Passioni, conflitti, turbamenti, ma nella nebbia s’intravede una zona illuminata, dove Laura, protagonista del romanzo, non ha più la forza di proseguire. Improvvisamente una pioggia violenta la spinge a ripararsi sotto una fermata dell’autobus. Qui si abbandona sulla panchina, attendendo quel mezzo che le avrebbe fatto trovare la via d’uscita. Si avvolse nel suo ampio cappotto “delle grandi occasioni” dove trovò conforto, benché fosse intriso d’acqua. Con la sua sciarpa di lana avvolse tutto il capo, lasciando soltanto una piccola fessura per gli occhi. Le ombre della sera incombevano mentre Laura si accucciò sulla panchina. Solo una luce fioca si scorgeva da lontano, era un ciclista, anche lui vittima dell’acquazzone. Non volendo essere scoperta in quella misera situazione, si rannicchiò ancor di più fingendo di dormire. L’uomo, invece, rallentò, come per soccorrerla mentre nella stessa corsia, in senso opposto, sopraggiungeva a forte velocità un’automobile di grossa cilindrata che lo travolse, per poi scomparire nel buio. Volò in aria e cadde davanti alla panchina, mentre i pezzi della bicicletta si sparpagliavano sul selciato. Laura gli si avvicinò, sconvolta, consapevole della propria impotenza. A fatica l’uomo indicò la cabina telefonica poco distante ma lei aggiunse: «Non ho gettoni…». L’uomo indicò la tasca all’interno del suo giaccone: c’era un portamonete e c’erano i gettoni. Laura chiamò i soccorsi. Nel riporre il portamonete, scorse una busta di pelle e il suo corpo intirizzito fu improvvisamente attraversato da un tremito incontenibile, non causato dal freddo ma dalla consapevolezza di non essere capace di resistere a un impulso malvagio. Senza esitazione, s’impadronì della busta e si diede alla fuga, mentre l’uomo le gridava a fatica: «Ladra! Tante persone soffriranno per causa tua!».
Quelle flebili parole, forse le ultime di un moribondo, non rallentarono la sua corsa. Nonostante il gesto orribile non provava alcun rimorso. Giunta a casa riuscì ad apparire serena e disinvolta come nulla fosse accaduto. Si chiuse in bagno per immergersi nell’acqua tiepida, si liberò dalle vesti bagnate e sporche, prese la busta e ne esaminò il contenuto. C’era un documento d’identità che non aprì, non voleva sapere chi fosse l’uomo a cui aveva arrecato tanto male. C’era anche un’altra busta di carta, arrotolata e legata strettamente, dove era scritto “Kurt”: conteneva tanto denaro, per lei enorme. Stordita, nascose tutto nella valigetta che tutti in casa chiamavano “il bauletto segreto”, situata sull’ultimo ripiano dell’armadio, dove erano custoditi i ricordi più importanti della sua vita. Accanto c’era anche la scatola del “Gioco dell’oca”, che in un lontano Natale le era stata regalata dal direttore dell’Azienda in cui lavorava il padre. Sorrise con amara nostalgia. Uscita dalla vasca, immerse nell’acqua anche il cappotto, tenendolo delicatamente per le maniche come se sottoponesse se stessa a un rito purificatore. Delle pagine di questo libro è inevitabile evidenziarne la sensibilità psicologica e la fragilità umana, perché come scrive l’autrice “sottile è il diaframma che separa l’uomo dalla bestia feroce”.
E il gioco dell’oca? La vita stessa è un gioco, dove bisogna trovare le pause di riflessione e il coraggio per rilanciare i dadi.
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