Uno dei luoghi più belli del mondo ospita uno dei drammi più grandi del pianeta. Il Brasile più vero e le morti per acqua sono i protagonisti del primo romanzo di Alberto Riva, dal titolo “Sete” (Mondadori). 464 pagine che ci costringono a notti in bianco per scoprire i colpi di scena di un thriller tra i migliori nel panorama letterario italiano e non solo.
Le ben tratteggiate figure di Sarah Clarice, attivista di un’Organizzazione non governativa, del medico Nelson Braga e del biochimico Matheus Braga, riescono a immergerci in una realtà tanto vera quanto lontana da quella tratteggiata nei depliant delle agenzie di viaggio che ci raccontano di un Brasile che, se c’è, non trova luogo lungo le acque del contaminato fiume Sao Francisco.
Quelle acque all'apparenza pulite e depurate portano morte anziché sollievo e sono al centro dell’intero romanzo in un raffinato e feroce intreccio tra gli spietati interessi economici delle multinazionali e del Drago, il cattivo che poi tanto cattivo non è, l’astuzia maleodorante della politica e la voglia di giustizia.
Alberto Riva abita in Brasile e sfogliando le pagine del suo romanzo si capisce che quel Paese lo vive da dentro captando dai potenti i segreti più oscuri e dai deboli il significato della lotta per sopravvivere ai soprusi di chi conta di più. Conosce l’importanza della terra, ormai ridotta a nulla nella nostra Europa troppo impegnata a giocare con la Finanza.
Proprio la terra e il suo sfruttamento, che va ben oltre qualsiasi legalità, muove Sarah e Matheus in un tentativo, che più volte appare vano, di assicurare un po’ di giustizia laddove questa è un principio che non vige.
La storia appassiona fin dalle prime pagine anche se i personaggi sono tanti e questo, all'inizio, disorienta. C’è la potente famiglia Johannsen che controlla l’omonima azienda con tanto di avvocati senza scrupoli; c’è un giornalista italiano, Carlo Apostolo; e ancora la bella Cassia, fidanzata di Matheus; e Sandra, colei che, convincendo Nelson a trasferirsi a Juazeiro, vicino al fiume, ha fatto sì che il medico entrasse in contatto con la drammatica realtà delle rive del fiume.
Non ci sono, in questo romanzo, i tratti delle favole che a volte riempiono le pagine dei libri dedicati a mondi da noi considerati esotici. La crudeltà è raccontata in tutta la sua asprezza e il fil rouge dell’acqua, della sua gestione e della sua proprietà, non possono che appassionare. Del resto il dibattito intorno ai più recenti referendum italiani hanno portato all’attenzione di tutti un problema che, fino a pochi anni fa, era del tutto sconosciuto: quello delle "guerre dell'acqua".
La storia vola fino alle ultime pagine tra accuse, ricatti, sequestri e bugie. Ma l'epilogo lascia un po’ di amaro in bocca. Non perché scontato ma perché colpevole, come a volte accade anche nei thriller di migliore fattura, di non mettere la parola fine a tutte le storie alle quali ha costretto, con sapiente prosa, ad appassionarci.
Fonte: tgcom
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