Uscirà a ottobre e chissà se il prossimo inverno, per via della crisi sarà anche solo minimamente vicino all’inverno di castigo che Mauro Corona ha immaginato. Il nuovo romanzo per Mondadori dell’alpinista e scultore ha un titolo inquietante, “La fine del mondo storto”, e una storia che profetizza un cambio radicale della società, dove finalmente i valori della terra saranno riscoperti, non prima di aver attraversato il più buio dei periodi per l’umanità, alla fine del quale giungerà una primavera in cui gli uomini saranno uguali e la natura sarà di nuovo amica, madre e nutrice.
"Stiamo commettendo un errore nelle scuole ma anche nelle famiglie", racconta lo scrittore. "Il nostro è un incauto andare avanti, ci siamo affidati totalmente alle tecnologie come se queste debbano fare tutto. A Erto nuova per esempio hanno costruito le case senza la canna fumaria, sono convinti che il petrolio sia eterno, ma anche ammettendo che lo sia, il suo prezzo può aumentare talmente tanto che non ce la facciamo più a comprarlo. Stiamo perdendo l’uso delle mani, non riusciamo più a costruire niente con le nostre forze, non siamo capaci di accendere il fuoco o procurarci la legna. Nelle scuole bisognerebbe mandare gli artigiani e i contadini per insegnare ai ragazzi come fare, per tramandare un mestiere, perché abbiamo bisogno di riscoprire la tecnica del sopravvivere come un tempo quando le famiglie erano autosufficienti e potevano contare sul loro raccolto".
Sempre più spesso Mauro Corona sente l’esigenza di rivolgersi ai ragazzi, a loro ha dedicato le raccolte di racconti “Storie del bosco antico” e “Torneranno le quattro stagioni”, quest’ultimo pubblicato a giugno da Mondadori, in cui racconta la sua infanzia e la sua esperienza con la natura per parlare del mondo di oggi. Il prossimo romanzo invece sarà un monito per gli adulti e un avvertimento per le giovani generazioni. "Ho immaginato", continua lo scrittore, "che una mattina d’inverno finisca il petrolio e non ci sia più la benzina. A Milano le macchine si fermano e la gente torna a casa a piedi, e quando è tra le quattro mura non ha modo di riscaldarsi. La gente comincia a pensare a come affrontare il freddo e la fame. Cerca materiale da bruciare perché non ha legna, allora brucia il tavolo, le sedie e persino il letto. Solo così possiamo capire che siamo circondati da oggetti che non servono nell’economia della sopravvivenza. I valori a cui noi avevamo dato enorme importanza non valgono di fronte alla morte".
La storia, cruda e spietata, ma tuttavia anche piena di speranza, ha avuto una genesi lunga eppure semplice. "Ero stufo di foreste, cuculi e fiorellini, avevo sentito quei professionisti che giudicano questo libro è bello quell’altro no, dire che mi ripetevo. Allora ho pensato di scrivere un libro planetario, in cui ci sono dentro i critici letterari, i critici d’arte e quelli gastronomici. Tutto il mondo è nel mio libro compreso i giornalisti e gli ambientalisti". E il ricco scopre che i soldi non possono comprare nulla, perché il mondo non ha più niente da vendere, che un quadrato di verde nella città può essere coltivato per avere cibo, che la tela o il cartone riparano il corpo e gli uomini ritrovano il silenzio della notte e il canto degli uccelli, mentre le donne diventano leonesse vicino ai loro figli. "Non posso scrivere un libro che non abbia speranze o che non abbia almeno una scintilla, un barlume di raggio di sole anche se a volte io non ne ho". Speranza per l’umanità, ma non felicità.
Guai a chiedere a Mauro Corona una ricetta, non ce l’ha, non esiste e non la cerca. "La felicità è proprio non averla, c’è chi la trova in una Ferrari nuova, c’è chi la trova in un litro di vino, ma la vita deve essere difficoltosa per apprezzare le piccole cose. Se non hai un soldo per comprarti le scarpe le apprezzi di più. C’è gente sempre insoddisfatta. Stare bene mi dà fastidio, quando sto bene devo ubriacarmi per ripartire da zero. Vedo la vita che scappa via, vedo i miei errori, vedo il rapporto con mia madre e mio padre. Quell’abbandono che ci fu da bambino. Mi viene questa ribellione di buttarmi via e dico no, devo resistere".
Come un albero per decenni ancorato alla sua terra, che guarda il mondo dalla cima lasciando volteggiare la chioma secondo la volontà del vento. Gli uomini sono come gli alberi, Corona ce lo ha insegnato in tanti altri romanzi di boschi e montagne, di boscaioli e uomini viziosi, alcuni maestosi, altri sfigati, perché la discriminazione comincia dalla natura, ma la natura stessa dà a ciascun essere una funzione, così tutti gli alberi servono come tutti gli uomini. "Da bambino mio nonno mi diceva quell’albero non è buono, quell’altro sì. Notavo che già c’era una discriminazione dettata dal tipo di lavoro che dovevamo fare. Il pioppo non vale nulla, è un legno sciagurato e invece ci fanno la carta. C’è la betulla che è un legno elegante con lo stile da danzatrice. Ho semplicemente associato gli alberi agli uomini. C’è il tipo fortunato, il tipo ricercatissimo, il tipo scontroso. Non c’è un cattivo albero, c’è l’albero solitario, che non riesce a inserirsi come l’agrifoglio. Il larice invece è un nobile, Rigoni Stern era un larice".
Le storie che Corona racconta nei suoi romanzi, che con il prossimo saranno quindici, sono vicende di persone ai margini, confinate nell’isolamento come lo erano fino a cinquant’anni fa le sue zone, quelle di Erto, quelle del Vajont, racconti veri tramandati oralmente, che lo scrittore di mestiere fissa sulla carta dandogli consistenza, la stessa che dà alle sue sculture. Togliendo il legno alla fine non resta che la forma, una sostanza che rimane lontano dal clamore, come la sua vita, un giorno solitario sulle montagne e un altro in un bar a bere una birra, certo, ma anche a disegnare per i bambini, a firmare autografi di cui pure è orgoglioso e a discutere d’amore, "per favore non chiedetemi di mia moglie. Sono 33 anni che sono sposato, 33 anni di matrimonio annientano chiunque, ma insomma… l’amore… ci impadroniamo di questa parola. L’amore secondo me è silenzio e accettazione. Se mi ami sopporti. Gesù per amore si è fatto inchiodare".
Valentina Ciannamena
Mauro Corona "La fine del mondo storto” Mondadori Pagg. 168, euro 18,00
Fonte: Tgcom
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