Un racconto appassionato ed un’analisi profonda sulle problematiche della scuola, caratterizzano il libro dal titolo “Le intelligenze invisibili” di Rosario Ognibene, insegnante e dirigente scolastico. Attento osservatore dopo anni di lavoro, in questo suo esordio letterario, traccia un quadro d'insieme sulla realtà della scuola media cosiddetta a rischio di Palermo, attraverso avvenimenti vissuti da ragazzi particolari. La scuola, luogo di formazione delle nuove generazioni è sicuramente anche anticamera di chi gestirà le sorti del futuro, ecco perché Ognibene decide di descrive in modo analitico e con un linguaggio semplice e scorrevole destinato a tutti i lettori, per inviare un messaggio di conoscenza anche per chi non è nel settore scolastico.
Narra, infatti, la storia di un ragazzo di dieci anni, Giovanni, che frequenta la prima media e sogna di giocare nei pulcini del Palermo calcio; racconta anche la storia di Giuseppe e di Antonio.
O il ruolo del sindacato e la sfida delle periferie nella scuola con le porte sempre rotte.
Ma quando poniamo la domanda all’autore “quali sono le intelligenze invisibili?” lui risponde: “Sono quelle paragonabili a quei ragazzi 'neri invisibili' per i quali Martin Luther King sognava un avvenire migliore. Il paragone non è gratuito, anzi calza perfettamente a dimostrazione che qualsiasi egoistica motivazione, razzista o classista che sia, non è accettabile per giustificare una cattiva politica scolastica che penalizza tante giovani menti” e poi ancora racconta la sua esperienza a Brancaccio per poi fare un paragone con i quartieri definiti d’élite, dirige infatti la scuola primaria "M. Rapisardi-G. Pitrè", che nell'arco di due anni diventerà Istituto comprensivo "M. Rapisardi-G. Garibaldi".
Nella prefazione del libro, il giornalista Giovanni Franco, sottolinea che senza alcuna pretesa sociologica ma da attento osservatore, Ognibene racconta episodi emblematici accaduti in territori distanti tra loro, ma che caratterizzano il reale contenuto di questo lavoro letterario che si racchiude in 112 pagine (Edizioni ZAcco) ricche di emozioni che inducono alla riflessione.
“Scuola media di Lumezzane, - racconta Ognibene - profondo nord, durante la ricreazione uno dei ragazzi, con un calcio, sfonda la porta della classe. A me che chiedo di pagare i danni così risponde, mettendo la mano in tasca: mi dica quanto costa, professore, che gliela pago! La stessa cosa accade presso la scuola media "Sandro Pertini" a Palermo nel cuore del quartiere di Brancaccio, nel centro del Mediterraneo, crocevia di culture e dominazione. Alla mia identica richiesta di trentuno anni prima di pagare i danni avanzata ad uno studente, che anche qui ha appena sfondato la porta dell'aula, non ricevo risposta ma soltanto uno sguardo di sfida, misto ad un atteggiamento di paura, che denota l'impossibilità del ragazzo e della sua famiglia di potere disporre di una somma per pagare la porta”.
Un’analisi amara ma realista di un territorio dove è presente tutto quanto non è presente a Brancaccio, spiega l’autore: cinema, teatri, associazioni culturali, biblioteche, asili nido privati, strutture sportive e ricreative, dove ciò che fa la differenza è sicuramente l'assenza dei bulli nelle classi. Gli si apre davanti agli occhi un altro mondo dove “la quasi totalità delle famiglie partecipa attivamente alla vita della scuola e mantiene assidui rapporti con gli insegnanti, intervenendo costantemente alle riunioni degli Organi Collegiali”.
Il volume chiosa con una certezza ricca di speranza: “c'è molto da cambiare nella scuola media italiana, ma il cambiamento presuppone tempi lunghi, perché è necessario acquisire la certezza degli effettivi bisogni di tutta la società civile. Non bastano i pareri dei tecnici, né gli interessi dei politici, una scuola che mette al centro la persona dev’essere partecipativa e deve valere la pena per tutti”. Ed è questa la speranza di ciascuno di noi, oltre ad augurare a queste giovani intelligenze che rimangano in Sicilia per costruirsi un futuro migliore e…visibile!
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