Alfonso di Salvo, floricoltore per lavoro e per passione, vive a Bivona (Ag) dove con amorevole cura si dedica da oltre cinquant’anni alla coltivazione degli antharium. Come il grande scrittore italiano Virgilio Brocchi, anche lui è convinto che “I fiori e il sole sono la sola bellezza che rende tollerabile la vita”. Una vita spesso difficile e che per la prima volta Alfonso Di Salvo, detto Fofò, racconta con una particolare vena filosofica e con una natura poetica nel suo primo libro dal titolo “L’Indesiderato”. Attraverso un linguaggio semplice e genuino l’autore ci permette di indagare nel suo passato, tra le pagine della memoria che rivelano uno spaccato della società borghese della sua giovinezza. Un tempo lontano, quando ancora “u vicinatu era parentatu” e si condivideva ogni gioia o dolore della propria vita, quando le feste del paese, la vendemmia o la trebbiatura riunivano allegramente il paese, tempi in cui i matrimoni erano spesso combinati in ragione della “roba” o ancor peggio ostacolati. Tempi lontani, quando ancora molti mestieri venivano tramandati da una generazione all’altra e che “Fofò” è riuscito abilmente a descrivere con dovizia di particolari. Tra una pagina e l’altra è inevitabile scorgere un profondo amore per la vita, soprattutto quando l’autore descrive la gravidanza desiderata e quella indesiderata, da cui deriva il titolo del suo libro. Racconta nelle sue 262 pagine l’iter dal concepimento al parto che un tempo era espletato generalmente a casa, grazie all’assistenza della ”mammana”, affidabile più del medico condotto, con l’aiuto solo di qualche “commare” o familiare, purché non nubile. “Trapela da ogni pagina del suo libro – come dice Ninni Gullo, che ha curato la presentazione – un Amore costante e immenso: da quello coniugale, filiale, paterno, a quello per la vita da lui vissuta intensamente vicino alla sua famiglia, alle sue serre e alla sua amata Bivona”. In un mondo che si dirige, sempre più, verso la mancanza di valori e sentimenti sinceri, in continuo decadimento, “Fofò” in modo romantico, quasi Manzoniano, con la sua trama singolare ma intrigante e avvincente, permette al lettore di entrare nella sua anima più profonda. “In esso l’autore espone una sua teoria – spiega Calogero Tornatore nella prefazione – ovvero la convinzione che le reazioni dell’utero materno sono il primum movens di ogni fortuna e di qualsiasi disgrazia futura della nuova vita che s’impianta e si sviluppa: esso genera sensazioni, segnali e impronte destinati a far sentire al “nuovo essere” benevolenza e amore, oppure avversione e odio”. Forse, un modo genuino per giustificare la sua condotta di vita, un po’ bizzarra e imprevedibile? Non si sa. Il libro “L’Indesiderato” si può sicuramente collocare tra le opere dallo stile spontaneo, ricco di sensibilità e dalla vivacità sorprendente, dove i personaggi rappresentati interagiscono in modo pittorico.
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