Credo d’aver letto verso i tredici anni Le redini bianche di Pier Antonio Quarantotti Gambini (un record di lunghezza nel suo genere). Edizione Einaudi, “Letture per la scuola media”, presentazione di Guido Davico Bonino (anche lui non scherza). Di quel primo avvicinamento, probabilmente ordinato da una professoressa d’avanguardia, nebbia assoluta. A chi allora divorava un Salgari a settimana (credo in edizione economica Fabbri) doveva apparire un po’ ostico anzi improponibile quel libretto con vecchia foto bianconera in copertina che non poteva competere con la tigre malese.
Ho riletto anzi divorato a trent’anni di distanza, Le redini bianche, tutt’altro effetto. Devo infatti a Q.G. intensi momenti di serenità e quasi lampi di felicità mediterranea, incontrati credo solo in altre pagine di Comisso (sulla sua avventura fiumana). Immaginarsi dunque con quale piacere ho sfogliato questa nuova, desideratissima edizione, ancora presentata (ma il testo è diverso) da Davico Bonino (forse avrebbe dovuto spiegare che il testo è parte di un ciclo complesso, Gli anni ciechi, di cui Tre bandiere, testo d’apertura, costituisce l’introduzione). Semedella, ah, l’Istria, il mare, la brezza, il giardino dai mille profumi e dai cento giochi!
Ritrovo subito le pagine amate, e allora annotate: “ Di lì a un istante Paolo si era già distratto. Aveva rovesciato il capo all’indietro, e, tra quei sobbalzi della vittoria (è una carrozza) sul pietrisco, guardava il cielo. Era di un azzurro chiaro e ci si perdeva, tanto era grande; e sotto in quei sobbalzi, appariva lo scintillio infinito del mare. E nelle nari gli entrava a grandi folate, stando col capo così riverso, un profumo intenso e fresco, umido, che aveva in sé anche qualcosa di vasto, per cui gli parve di ritrovarsi al largo nel vallone a bordo del guzzo dello zio Manlio: era il profumo dell’Adriatico” (p.89).
E ancora :“La nostra bandiera è bianca rossa e verde: del colore degli oleandri e delle foglie che hanno intorno” (p.83), dove l’irredentismo è stemperato e poeticamente spiegato per via di simboli. Trovo Q.G. uno degli scrittori più elegantemente sensuali ed armonici del nostro Novecento, e bene ha fatto Isbn a riproporre almeno un titolo, un esempio ai lettori oggi troppo distratti da presunti capolavori al supermarket del 3x2. M’accorgo ora d’aver depistato, di non aver per nulla spiegato il libro, anzi. Che in fondo non ha trama, è una lunga (e a volte malinconica e crudele) passeggiata nei ricordi, ricostruzione di un mondo che pareva perfetto. La bellezza straordinaria dell’Istria, sospesa fra terra e mare, le tradizioni e la cultura italiana cancellata dalla furia della guerra e dalla follia dell’ideologia. Ma soprattutto un microcosmo visto con gli occhi di un bambino, alla scoperta di sé della varietà dell’universo, delle ingiustizie della storia.
Fonte: tgcom
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