Un giallo intrecciato ad una storia d'amore, ambientato sullo sfondo del Piemonte di fine Settecento.
E’ Magrepha, il nuovo romanzo di Maria Lacchio, destinato ad accrescere la curiosità di molti, che sotto certi punti di vista può essere considerato un'estensione di "...E Pellegrino si fermò a Santhià ", opera d'esordio dell'autrice. Oltre al periodo storico, ad accomunare le due opere sono la poesia delle ambientazioni, la definizione precisa dei personaggi e l'intreccio delle vicende. Nel dettaglio "Magrepha" si articola in diversi capitoli sapientemente alternati, con locations diverse, per tener viva l'attenzione del lettore. Le vicende, che prendono il via da un omicidio, si dipanano in una serie di sottostorie che non perdono mai un legame logico con la narrazione principale. Il fil rouge che le collega è rappresentato dalla musica che è anche l'espressione attraverso cui si delineano i caratteri dei personaggi rigorosamente di fantasia tranne il drammaturgo santhiatese Jacopo Durandi e il mastro organaro biellese Ramasco. "Magrepha è il nome di un antichissimo organo che mi ha colpito per la sua particolarità. In quel periodo mi interessavo di storia degli strumenti musicali e questo mi intrigava. L'organo in sè c'entra ben poco, è il termine magrepha il perno intorno al quale ruotano le vicende." spiega l'autrice. L'autorevole musicologo romanziere Attilio Piovano ha commentato il libro con queste parole "una storia evocativa che fa poesia con un racconto strettamente tecnico" e ha ricordato che "scrivere un romanzo vuol dire avere una buona storia da raccontare". Come giallo storico "Magrepha", ambientato nel XVIII secolo tra Torino, Vercelli, Santhià , il Canavese e le colline Biellesi è incentrato sulla ricerca dell'assassino di un marchese trovato esanime con in mano un biglietto su cui è scritta la parola misteriosa che dà il titolo al libro. Come storia d'amore è fine e delicata, mai melensa, spesso solo accennata e si integra nell'insieme narrativo trovando la sua giusta collocazione senza forzature. Una delle caratteristiche più meritevoli dell'opera è la delineazione caratteriale dei personaggi, siano essi principali o comprimari, che si concretizzano nella mente del lettore prendendo una tridimensionalità che non si limita alla fisicità ma si estende alla loro emotività e al loro carattere, trasformandoli da semplici idee a persone reali. "Detesto gli eroi e gli antieroi" ha spiegato l'autrice. "Pertanto nel mio libro nessuno dei personaggi ricopre un ruolo subordinato rispetto agli altri, indifferentemente che siano presenti per tutto il romanzo o che compaiano solo in poche righe." Il libro è scorrevole, non indulge mai verso il thriller o il romanticismo stucchevole, ma ogni capitolo si amalgama piacevolmente risultando gradito a chiunque ne affronti la lettura, indipendentemente dalle sue preferenze. E, naturalnemte, il finale è a sorpresa.
Maria Lacchio, classe 1951, origininaria del Verbano-Cusio-Ossola risiede a Santhià dal 1976. Laureata in Lingue e Letterature Straniere presso lo IULM di Milano, attualmente si occupa dell'organizzazione di eventi culturali.
Fonte: redazione palermomania.it
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