Man-Ga è una parola composta che letteralmente significa: immagini (Ga) involontarie (Man). Quando agli inizi dell'Ottocento l'artista giapponese Hokusai inventò questo termine non poteva immaginare il successo e la diffusione che avrebbe ottenuto. Manga oggi è un universo fumettistico che mescola i generi più diversi e che sconfina spesso nella televisione per varcare i confini nazionali e, tra tagli e censure, giungere in Occidente. Manga, 60 anni di fumetto giapponese (Logos Books editore) è anche il titolo del volume di Paul Gravett, giornalista e docente universitario ma soprattutto esperto di fumetti. Partendo dai pregiudizi che accompagnarono in Europa il fumetto "made in Japan" agli inizi degli anni Novanta, Gravett viaggia a ritroso fino all'occupazione militare americana del Giappone alla fine della Seconda guerra mondiale per poi invertire la marcia e arrivare al boom degli anni Ottanta e al mercato crescente degli anni Duemila.
Il fumetto "usa e getta" - Paul Gravett analizza il fenomeno Manga prima di tutto in Giappone. Il successo nasce dalla ricerca di evasione individuale e fuga da una società regolata da "severe nozioni di rispetto e gerarchia". C'è poi un'altra motivazione di carattere economico: il fumetto ha un prezzo molto basso. Si diffonde la "letteratura di massa a basso costo". La grande maggioranza dei lettori di riviste specializzate è formata da consumatori occasionali che spesso seguono una singola storia e poi abbandonano la rivista. L'editore e il mangaka, spiega l'autore, guadagnano dalle raccolte della serie di successo e dalle continue ristampe, ma non dalla vendite delle riviste. I prezzi bassi impongono la concezione del fumetto come prodotto "usa e getta".
Il Manga non sopravvive al suo autore - Un'altra caratteristica del fumetto giapponese è il legame indissolubile tra manga e mangaka. La paternità del fumetto resta quasi sempre nelle mani di chi l'ha creato fino alla morte. Negli Stati Uniti e in Europa le serie di fumetti vanno avanti grazie a sceneggiatori e disegnatori sempre diversi perché la proprietà è dell'editore. In Giappone invece il mangaka ha potere di vita e di morte sui suoi personaggi e le loro storie. Gravett scherza: "Se l'Uomo Ragno fosse morto in Giappone non avrebbe consumato la sua calzamaglia".
Una sintesi del fumetto del Sol Levante - Data la vastità delle pubblicazioni e dei temi trattati, il giornalista cerca di limitare il campo, ma cita tutti i maestri del fumetto nato nel paese del Sol Levante. La copertina è dedicata ad Astro Boy (Tetsuwan Atomu), capolavoro nato nel 1952 dalla geniale mente del "dio del manga" Osamu Tezuka. "Il giovane medico Tezuka disegnò il futuro del Paese e con Astro Boy, il suo robot Pinocchio, predisse il Giappone dei miracoli scientifici e tecnologici dei decenni successivi" spiega Gravett. Il testimone sarà raccolto negli anni Settanta da Go Nagai con il suo Mazinger Z. Ma il fumetto dei robot non è l'unico che si impone. Quello sportivo diventa un caso nazionale con Rocky Joe e successivamente con Holly e Benji. Nel mezzo, ma sarebbe impossibile citarli tutti, ci sono Dragon Ball, Ken il guerriero, Doraemon, Black Jack e Pokemon. Gravett dedica poi molto spazio agli "shojo manga" ovvero i fumetti per ragazze. Dalla testa di una donna come Riyoko Ikeda sarebbe nata Lady Oscar, da quelle di Kyoko Mizuki e Yumiko Igarashi Candy Candy. Infine il punto di forza del volume, uscito nel 2006 ma ancora attualissimo, sono le numerose illustrazioni.
Fonte: tiscali
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Pubblicata il 22-11-2024 alle ore 10:31