"La prima copia di questo libro è stata consegnata con esposto al procuratore Giancarlo Capaldo, capo della Direzione distrettuale antimafia di Roma", avvisano gli autori di Metastasi (edito da Chiarelettere). Perché? La risposta, ad opera degli autori del libro Gianluigi Nuzzi, inviato di Libero, e Claudio Antonelli (responsabile delle pagine economiche dello stesso quotidiano) è nel prosieguo della prefazione: "Nel corso dei capitoli vengono denunciati gli esecutori di reati ancora sconosciuti e svelati i possibili mandanti di omicidi rimasti insoluti". Il tema è uno solo: svelare il modus operandi della 'Ndrangheta, la meno conosciuta, la più silenziosa e letale delle mafie di casa nostra. E le sue ramificazioni, ormai consolidate da tempo, nel Nord Italia. Nuzzi e Antonelli hanno raccolto le dichiarazioni di Giuseppe Di Bella e riportano anche quelle di Filippo Barreca, due tra i pochi fuoriusciti dalle 'ndrine, disposti a pentirsi e a creare una crepa fondamentale in quel bunker finora inaccessibile che è il sistema criminale organizzato calabrese. Un libro scottante, scomodo, che ha provocato polemiche e spinto l'ex ministro della Giustizia, il leghista Roberto Castelli, a risentirsi e a querelare gli autori. Abbiamo parlato con uno di loro, Nuzzi.
Gianluigi, a che punto sono le indagini sullo scenario criminale svelato da Metastasi?
"Il procuratore Capaldo ha acquisito le registrazioni e le trascrizioni dei nostri colloqui con Giuseppe Di Bella, mi ha chiamato a rendere testimonianza per capire le dinamiche degli incontri e ora il materiale è al vaglio dell'Antimafia. Non ne ho ancora la certezza ma con ogni probabilità sarà distribuito tra le diverse direzioni investigative competenti, dunque a Milano, Reggio Calabria, Venezia, e Roma per quanto concerne il delitto Versace".
I dettagli oscuri legati all'omicidio di Versace, che comprendono uno scenario di attività criminale legata anche al riciclaggio di denaro sporco, sono uno degli aspetti più dirompenti del libro.
"Noi rispettiamo la smentita dei familiari dello stilista scomparso, da parte nostra non c'è alcuna intenzione di dimostrare chissà quale tesi, ma solo riportare fatti e circostanze sorprendenti così come ci vengono dal racconto di due autorevoli collaboratori di giustizia. Sta agli inquirenti verificarne l'attendibilità".
Uno dei due pentiti, Barreca, rivela come la saldezza di antichi legami familiari dia particolare forza alla 'Ndrangheta. Ma non è così anche per le famiglie mafiose e camorriste?
"Non proprio, la chiusura delle 'ndrine a chi è estraneo ai legami di sangue è totale. All'interno dei clan ci si sposa tra primi cugini, i matrimoni sono combinati per saldare le alleanze in un tessuto malavitoso impermeabile all'esterno. Inoltre mafia e camorra hanno i loro pentiti eccellenti, mentre la 'Ndrangheta non aveva finora cellule disposte ad abbandonare il corpo criminale per svelarne le dinamiche interne e nemmeno era interessata dalla ribalta mediatica avuta in particolare dalle cosche siciliane".
L'ex ministro della Giustizia, Roberto Castelli, ha sporto querela contro voi autori del libro, vedendo il suo nome accostato a quello del personaggio Gamma, il politico al centro delle connivenze tra politica e 'Ndrangheta al Nord.
"Accostamento che però non facciamo noi nel libro, ma che ha fatto il pentito Di Bella, ex uomo di fiducia del potente clan di Franco Coco Trovato, durante una puntata di Annozero. Su questi dettagli indaga l'Antimafia di Roma, ma è curioso notare come nel frattempo Di Bella abbia querelato Castelli che lo aveva definito un alcolizzato e tossico, cosa che alla prova degli esami clinici si è rivelata totalmente falsa".
Altro retroscena esplosivo di cui parla il libro è il patto del 1992 tra 'ndrine e criminalità cinese che, per conto dei malavitosi calabresi, ha cominciato a "mangiarsi" interi settori del settore commerciale, a cominciare dal tessile e dall'abbigliamento.
"Un'alleanza che è a lungo sfugguta nella sua articolazione complessiva. D'altra parte non deve sorprendere che da un lato la 'Ndrangheta incorpori al suo interno, ma sempre in una logica di superiorità, la criminalità cinese, e che contemporaneamente continui a cercare corridoi di dialogo con lo Stato. Anche con mezzi traumatici, vedi sequestri eclatanti come fu quello del povero Cesare Casella nel 1990".
Tornando a Giuseppe Di Bella, forse l'apice shock delle sue dichiarazioni riguarda il racconto dell'incontro con il mafioso Giovanni Brusca, a bordo di un grande yacht al cui interno si trovavano anche Giulio Andreotti e l'allora capo dello Stato Giovanni Leone.
"Di fronte a questo passaggio dei racconti di Di Bella ci siamo trovati di fronte ad un bivio: omettere certi dettagli oppure riportarli nel modo più neutro possibile, lasciando alle forze dell'ordine il compito di verificarli. D'altra pare il pentito non ha mai insistito perché noi considerassimo alcune sue frasi più importanti di altre, il suo tono era sempre asciutto, imparziale, tradiva nervosismo soltanto quando si parlava di intrecci tra 'Ndrangheta ed esponenti politici".
Il feroce omicidio di Lea Garofalo, che aveva denunciato fatti criminali legati alle 'ndrine, uccisa e sciolta nell'acido nel 2009 in Lombardia, è stato un chiaro segnale di quanto forte sia la presenza della malavita organizzata al Nord. Ma si ha l'impressione che troppo spesso i media raccontino il singolo fatto e non interpretino lo scenario complessivo.
"Succede perché la 'Ndrangheta, come già detto, ha ancora molti aspetti inediti, sia per chi combatte la criminalità che per gli operatori dell'informazione. Ma io sono ottimista, si stanno facendo grandi progressi e l'aura di mistero attorno alle 'ndrine è sempre più fragile".
Siamo agli inizi di una lunghissima strada, quindi?
"Bando all'autolesionismo. I problemi ci sono ma non sono soltanto italiani, hanno una estensione territoriale ampia. Trovo che ci sia una forte attenzione a questi fenomeni da parte dell'opinione pubblica. L'indifferenza ha il suo peso, certo, ma un Paese civile deve affrontare le sue emergenze, come stiamo facendo. Da parte mia, quando ho scritto Vaticano S.p.A anche molti degli amici più stretti mi sconsigliavano l'impresa, temevano proprio che qualcuno mi facesse fuori fisicamente. Invece il libro ha avuto larga eco e nel suo piccolo ha contribuito al rinnovamento dello Ior e al perfezionamento delle leggi antiriciclaggio. Fino alla strage di Duisburg e alla tragica scomparsa della Garofalo nessuno sapeva bene cosa fosse la 'Ndrangheta, anche Saviano ha dato un notevole contributo a tenere sveglia l'attenzione su questi temi. Direi quindi che siamo sulla buona strada".
Fonte: tiscali
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