"Ho sempre molto amato raccontare e ho mille storie che mi premono dentro. Me le sogno perfino mentre dormo. L’editore non mi sollecita, nè mi rallenta, nel rispetto dei nostri ruoli", afferma Giuseppe Pederiali, scrittore di lungo e fortunatocorso, per spiegare l’effervescente stagione editoriale che vive. Dopo il successo della serie gialla, protagonista l’investigatrice e poliziotta Camilla, ecco Il ponte delle sirenette (ed. Garzanti), romanzo di solida struttura, che poggia su di una scrittura alata, di grande coinvolgimento. Sentimenti forti, odi, vendette, un’orfanella che finisce in manicomio e poi in una casa di tolleranza, a cavallo della seconda guerra mondiale, tra rastrellamenti e animali fantastici che nuotano nei navigli milanesi.
Dopo i gialli di Camilla, che hanno incontrato grande favore di pubblico, come definirebbe questo?
"Anch’io ho pensato a come definirlo. E’ un romanzo storico: comincia negli anni Venti e finisce nei Sessanta, con un piccolo capitolo finale negli Ottanta; romanzo d’amore, giallo per il mistero racchiuso nella sparizione della neonata, il segreto del libro che Ignazio ha portato dall’Oriente... Ma anche romanzo 'ottocentesco', perché no?, per la struttura, le scoperte, gli smarrimenti, i ritrovamenti, le agnizioni. Naturalmente con una lingua e un montaggio moderni. Non sperimentali, per carità".
La nostalgia di solito ci fa guardare al passato con gli occhiali rosa… In realtà tra casini, manicomi, gentaccia senza scrupoli né freni non era un gran bel vivere, o no?
"Le drammatiche esperienze vissute dalla prima Sirena, la figlia si chiama come lei, non sono certo raccontabili con gli occhiali rosa. Io non sono un nostalgico, la mia passione per la storia, più o meno lontana, mi spinge invece a studiarla e narrarla e dunque vederla insieme ai lettori proprio usando lenti il più possibile non deformanti".
Da dove ha pescato la storia di Sirena? Tutta fantasia o ci sono spunti realistici?
"Tutta fantasia, ma con dentro spezzoni di vite vere, persone che ho conosciuto, a cominciare da una Serena, non Sirena, proprietaria di una pensione in via Santa Maria Valle, e da una cantante di cabaret che si esibiva al Cab 64 di Tinin Mantegazza e al Nebbia Club".
In periodo di escort, la storia di una prostituta per scelta, per sfuggire agli assalti di maschi infoiati che avrebbero vorrebbero insidiarla gratuitamente, dovrebbe suggerci qualcosa?
"Detto così è sviante. Sirena non sceglie di fare la prostituta. Ne è costretta da una società che non le offre alternativa, lei troppo bella, troppo povera, troppo sola. Ogni padrone la insidia, ma questa è soltanto la spinta decisiva. Le escort di oggi sono tipi abominevoli che considerano il letto la strada più adatta per arrivare al successo, naturalmente nel mondo dello spettacolo...O della politica… E hanno gentili mamme o fidanzati che fanno loro da agenti. Ne sono abbastanza schifato".
Cosa aveva l’Italia del secondo dopoguerra, a cavallo della quale si snoda la vicenda di Sirena, che manca alla nostra era?
"Naturalmente la spinta a ricostruire. E in più tanta curiosità".
Rispetto a Sirena le donne hanno fatto grandi conquiste, ma ancora hanno bisogno di protestare. Si sente di solidarizzare?
"Non hanno bisogno di protestare: è necessario farlo. I progressi ci sono stati, e tanti, ma la meta della vera uguaglianza è ancora lontana. A volte la colpa è anche loro, vedi la storia delle escort".
Fonte: tiscali
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