Siamo pronti a vivere in un mondo meno incline agli sprechi, con meno abbondanza e meno energia? Se questo fosse il modo per riconciliarci con l'ambiente che stiamo devastando, e infine per vivere meglio, saremmo disposti a rivedere i nostri valori? Prepariamoci è il titolo del libro di Luca Mercalli.
Meteorologo (il grande pubblico lo conosce per la sua partecipazione al programma Che tempo che fa), presidente della Società meteorologica italiana e ora scrittore. E' con il cambio ci mentalità che si comincia a cambiare il mondo attorno a noi, forse a vivere in modo più responsabile nei confronti del pianeta che ci ospita e del tessuto sociale di cui facciamo parte. Nel suo libro Mercalli confuta molti dati (sull'utilizzo delle risorse naturali ed energetiche e il conseguente impatto a livello di inquinamento) diffusi da politici spesso ignoranti e da esperti non alieni al conflitto di interessi. Ne illustra altri, sui criteri da adottare per produrre da noi energia e alimentazione, sul modo in cui rendere più efficienti le nostre abitazioni e più economici e ponderati i nostri consumi. Temi non nuovi, ma di grande attualità, tanto più mentre si avvicinano i quattro referendum (in particolare sui temi del nucleare e dell'acqua pubblica o privata) che animano il dibattito delle ultime settimane.
Luca, secondo lei quante persone sono pronte a rivedere in modo radicale i propri valori esistenziali in nome del rispetto per l'ambiente e del progresso sostenibile?
"Io non scrivo affatto di rivoluzionare la propria vita, ma suggerisco e illustro, con corredo di ampia bibliografia scientifica, come staccarci da alcune convenzioni che si sono radicate negli ultimi vent'anni. Non voglio certo fare il moralista, ma siamo veramente sicuri che certi beni o consumi proposti dalla pubblicità ci migliorino la vita e ci rendano socialmente più attraenti? In realtà molti di questi cosiddetti beni ci trasformano in eterni debitori, che senso ha lavorare di più e non dormire la notte per avere un certo oggetto a tutti i costi? Poi c'è il prezzo ambientale da pagare, sempre più alto. Pensiamo al totem macchina, avere un suv, una grossa macchina significa consumare di più, inquinare di più, ingombrare il posto in cui viviamo, segnare la nostra comunità con i rifiuti di plastica, acciaio, vetro e vernici usati per produrre quella macchina. La crisi innescatasi alla fine del 2008 e che ha cominciato a colpire duro nel 2010 dovrebbe essere l'invito definitivo alla riflessione su come liberarci di tanta zavorra che appesantisce la nostra vita".
Che tipo di segnale si aspetta dal referendum del 12 e 13 giugno?
"Spero in una grande partecipazione che permetta di raggiungere il quorum. Sarebbe un modo per dimostrare che la gente vuole riprendersi il diritto di fare politica nel senso alto del termine, il senso greco, che attiene alla cura del mondo in cui vivamo, senza aspettare che altri risolvano i problemi al posto nostro. Ormai abbiamo tutte le prove che quella nucleare è una tecnologia superata e dannosa, è ora di puntare sull'energia rinnovabile. Stesso discorso vale per l'acqua pubblica, sacrosanta a mio avviso, perché è un bene comune. I beni comuni stanno diventando, non a caso, sempre più rari".
Insomma, è arrivato il tempo di prendere atto del carico di responsabilità verso la collettività che ha ogni nostra azione.
"Ma certo. Torno all'esempio dell'automobile. Quando ciascuno di noi usa la macchina per ogni litro di benzina bruciato produce due chili e mezzo di anidride carbonica. Uno può decidere per il menefreghismo e concludere che poiché ha pagato auto e carburante è libero di far quello che preferisce. Resta un fatto: quando i ghiacciai si sciolgono e gli abitanti di alcune isole del Pacifico sono costretti a lasciare le loro terre sommerse dalle acque, a far aumentare il surriscaldamento globale concorrono anche quei chili di CO2 usciti dalla nostra marmitta".
C'è chi sostiene che il surriscaldamento è una normale fase climatica del pianeta, che in passato ha avuto momenti anche traumatici di alternanza tra caldo e freddo.
"Chi usa questo argomento lo fa in malafede, soprattutto se si tratta di ricercatori e scienziati, i quali sanno bene che stando allo studio delle ere climatiche oggi dovremmo assistere a un raffreddamento della Terra. Invece tutti i dati a disposizione e i modelli sviluppati dai climatologi confermano un costante surriscaldamento. Qualche settimana fa 18 premi Nobel si sono riuniti per compilare il Memorandum di Stoccolma in cui si ricorda che bisogna prendere in mano il problema del disarticolamento della struttura ambientale per restituire vero benessere a ciascuno di noi. Siamo parte della natura, non possiamo sentirla separata da noi".
C'è anche chi dice che le energie rinnovabili non basterebbero, da sole, a scaldare e illuminare le nostre città e a far funzionare le industrie.
"Nel libro dedico un intero capitolo, ricco di dati ed esempi, alla questione delle rinnovabili. Dalla mia esperienza personale nell'usarle a casa, dove produco al di sopra di ciò che uso, fino alle situazioni più complesse. Certo le forme d'energia alternative agli idrocarburi non possono soddisfare del tutto l'ingordigia delle grandi industrie, ma studi scientifici dicono che in media le abitazioni civili come le fabbriche sprecano oltre il 30% di energia e materie prime. Si può cominciare a pensare di mettere fine a questi sprechi, e forse a consumare di meno? In Prepariamoci fornisco i dati su cui impostare questa riflessione. Nessuno osa dire che possiamo cambiare tutto in una settimana, ma è importante cominciare subito, come ha fatto il governo danese che ha avviato un poderoso progetto legato all'energia rinnovabile che avrà il suoi effetti completi nel 2050. Ricordo a tutti che nel 1800 la gente non tollerava le prime automobili, rumorose e puzzolenti, si pensava che fosse impossibile sostituire il cavallo come principale mezzo di locomozione, e sappiamo tutti come è andata a finire".
Terzo punto critico di questo dibattito: costruire una casa con materiali energeticamente efficienti, produrre il compost in casa e allestire il proprio pozzo artesiano costa molto di più che comprare un "normale" appartamento.
"Questo è un luogo comune che dobbiamo assolutamente abbattere. Si possono fare graduali interventi alle nostre case, cominciando dagli infissi, fino alle modalità di climatizzazione e di isolamento da caldo e freddo, che moltissime persone possono programmare ed effettuare. Ciò che è più interessante è l'investimento, dato che il governo italiano restituisce fino al 55% dei costi fiscali affrontati da un cittadino per ottimizzare la sua casa dal punto di vista ambientale, dunque del benessere personale. Meno bollette (ormai più del dieci per cento del salario medio di una famiglia se ne va per pagare questi costi) migliore qualità di vita e soldi che tornano indietro. Se compro un enorme macchinone di lusso nessuno mi rende nemmeno uno degli euro che spendo. Peraltro in Italia abbiamo già ottimi esempi in questo senso".
Ne citiamo uno?
"Il progetto Casa Clima della Provincia di Bolzano, all'avanguardia in Europa, che si sta diffondendo anche in altre regioni, con team di tecnici pagati per venire a casa e aiutarci a riprogettare le nostre abitazioni".
Ma è davvero possibile rendere reversibile il surriscaldamento e l'inquinamento del pianeta?
"In una misura incoraggiante sì. Questi fenomeni sono ormai innescati da circa due secoli, soprattutto per via dell'utilizzo degli idrocarburi. Ma con un cambiamento di mentalità possiamo fermare il surriscaldamento a un incremento di due, massimo tre gradi nel giro di un secolo. Non sarà poco, ma è comunque moltissimo rispetto all'alternativa: quella del completo disastro ambientale che renderebbe difficilissima la nostra vita sulla Terra".
Fonte: tiscali
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