‘Storia di una crisi: un po’ problema, un po’ opportunità’
Come nasce l’idea e caratteristiche peculiari del libro
Nasce in un mattino d’aprile.
Nasce una notte di dicembre. O in un pomeriggio di maggio.
Ognuno, leggendola, saprà, dentro di sé, dove e quando è nata questa storia, perché si svela con la sua semplicità in un processo di ‘intima autoanalisi’, dalla quale il lettore non potrà esimersi e nella quale resterà coinvolto in prima persona, in totale assenza di giudizio.
E’ un racconto ideato per toccare le corde più profonde dell’animo, scelto come faro per illuminare quella strada buia, lungo la quale ci perdiamo quando attraversiamo una profonda crisi e non vediamo vie di uscita dal nostro malessere.
Lo connota un profondo senso evocativo: un invito alla riflessione che, nel suo crescendo, mette radici nella capacità di immedesimazione del lettore per poter dar vita alla maturazione di un pensiero di speranza e all’azione per il cambiamento. La sua efficacia è racchiusa proprio nell’approccio delicato e diretto al tempo stesso, che va al cuore più profondo e autentico delle emozioni.
Traendo spunto dalla passione per il riutilizzo intelligente e creativo degli oggetti, l’autrice sviluppa una traccia narrativa dal carattere autobiografico per parlare di crescita, rivalutazione e miglioramento, argomenti catartici in una parentesi storica difficile, di crisi.
Un momento costellato di interrogativi e porte apparentemente chiuse, che si ripercuote inevitabilmente sulla vita di tutti noi, nel lavoro, come nelle relazioni umane.
Il libro riporta attraverso una grande metafora l’ansia, le insicurezze e le paure di molte persone che si vedono, da un giorno all’altro, proiettate in una realtà che non potevano neanche immaginare, in una condizione dove il passato non tornerà più e dalla quale sembra non ci possa essere scampo.
Immaginiamo possano essere una situazione lavorativa difficile da vivere come lo stato di disoccupazione, la perdita di un ruolo ‘riconosciuto’ all’interno della società con conseguente mancanza di motivazione e incapacità di reagire, che porta ad un rimanere vittime di immobilismo alienante.
I personaggi, intorno ai quali si snoda il racconto, sono un tappo e un cavatappi, suo mentore. A corollario, una serie di altri oggetti animati che abitano la cucina e il giardino, le ambientazioni principali del libro.
Il ruolo del Cavatappi è aiutare il Tappo, abbandonato in un cestino della spazzatura, a conoscere e comprendere la strada verso la rivalutazione del ‘rifiuto’, verso la riscoperta della sua essenza e di tutte le proprietà che la contraddistinguono, per poterle esprimere al meglio, a vantaggio di una nuova esistenza persino più felice e appagante.
La cucina rappresenta, nel corso della narrazione, il luogo dei ricordi del passato, dove il Tappo gioiva nelle sue feste e nei suoi brindisi. Il giardino, oltre le mura conosciute della casa, rappresenta invece il suo futuro. Un futuro ricco di sorprese, opportunità, sul quale dovrà trovare il coraggio di affacciarsi, abbandonando le convinzioni e i limiti della sua condizione.
Tra buffe disavventure e incontri propedeutici, il Tappo comprenderà la differenza tra l’ “essere” e il “fare”, tra il ruolo in cui lui si è sempre solo riconosciuto e le infinite possibilità che l’utilizzo delle sue capacità e potenzialità sono in grado di offrirgli, quando opportunamente e creativamente impiegate.
La sua riscoperta essenza, l’essere dunque sughero prima che tappo, getterà le basi per guardare verso nuovi orizzonti e fissare nuovi obiettivi, infonderà un senso di speranza e gli insegnerà a guardare il mondo con occhi di bambino. Un bambino capace di ascoltare, sognare e immaginare, spogliato dalle limitazioni del pensiero ‘adulto’, condizionato dalla società e dal bagaglio del vissuto pregresso.
L’idea è quindi che ciascuno possa ‘riconoscersi’ in uno o più passaggi del racconto e trovare uno spunto consapevole, per attivarsi in favore del proprio benessere e miglioramento personale. La luce dell’intuito si combina con il potere di un’aderenza alla propria interiorità, per andare oltre la disperazione e lo smarrimento, navigando verso soluzioni impensate.
Che sia nel semplice dialogo con l'amico a cui aprire il proprio cuore o nel contatto con il ‘mentore’ che fa svaporare incomprensioni e turbamenti, lo scopo del libro si realizza ancora una volta nella capacità di accogliere (o non accogliere) l’invito al cambiamento da parte del lettore.
Invito che il coach professionista, in veste di autore (e di Cavatappi nella storia), propone, lasciando come sempre al ‘cliente’, la libertà di scegliere come e quanto avvalersi delle proprie risorse interiori per vivere a pieno un’opportunità di scoperta di sé.
La semplicità intrinseca della storia, ricca di illustrazioni, e lo stile narrativo, lo rendono fruibile da un pubblico eterogeneo e, al tempo stesso, spendibile in diversi ambiti, pur mantenendo invariato il suo proposito. Lo si può immaginare una lettura adatta per le scuole che vogliono introdurre tematiche motivazionali e di conoscenza del sé, nell’ambito delle campagne di formazione professionale, di riqualificazione, propedeutico nella proposta di percorsi di crescita personale da parte di coach professionisti, o per chi desidera semplicemente uno spunto per una riflessione in completa autonomia.
Una lettura polivalente che è capace di essere vissuta, senza necessità di essere spiegata.
A livello stilistico è di interesse l’intervallarsi della narrazione a riflessioni personali del Tappo, trasposte in similitudini ed evidenziate in corsivo nel testo. Si tratta talvolta di parole ‘chiave’ che invitano il lettore a porvi la propria attenzione per qualche momento in più e riconoscerle come passaggi di una ‘mappatura’ interiore.
Altre volte incontriamo invece interi periodi che sottolineano la valenza degli stati d’animo del protagonista, per una profonda immedesimazione.
Immedesimazione che si può nutrire ed arricchire in ogni ‘tappa’ del viaggio e che culmina nell’espressione/esclamazione ‘Tappo a chi?!!’, il titolo indicato per il libro.
Una scelta certamente non casuale, dal tono spiritoso, che sottolinea la ritrovata identità e la forza di lasciarsi andare all’ironia, racchiudendo in poche parole il grande, potente messaggio del racconto.
Nato tra le briciole di un’autrice-tappo, che si riscopre essa stessa sughero, prende vita grazie all’incontro con un coach-cavatappi e porta con sé tutta l’importanza di una rivoluzionaria chiave di apertura ad un modo più consapevole di affrontare la vita e il cambiamento.
Informazioni sugli autori:
Chiara Lacchio – Dopo un’esperienza decennale nel campo aziendale e del marketing, si è diplomata alla Scuola di Milano Incoaching®, specializzandosi in Life Coaching. Formatrice nell’ambito di percorsi individuali di autosviluppo, finalizzati alla definizione e al raggiungimento di propri obiettivi, con particolare attenzione alla sfera della creatività come strumento di rivalutazione e comunicazione personale.
Franco Rossi - Coach professionista, consulente e formatore con esperienza quindicennale sia nel mondo aziendale sia nel mondo sportivo. Socio e co-fondatore di Incoaching® (società e scuola di coaching), co-fondatore dell’Associazione Italiana Coach Professionisti. Docente al Master in Coaching di Roma, corso di alta formazione universitaria, e co-autore del libro “L’essenza del coaching” (2012).
Recapiti:
keroppijunior@libero.it – 333-1403639
rossi@incoaching.it – www.incoaching.it – 333-8032223
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