"Un napoletano come me", le radici ironiche di Alessandro Siani

di Palermomania.it

| Pubblicata il: 01/02/2011 - 10:34:22

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I napoletani lo conoscono bene, un suo spettacolo ha praticamente riempito lo Stadio San Paolo, ora Alessandro Siani ha conquistato anche il nord grazie al successo del film Benvenuti al Sud. Nel prossimo capitolo (Benvenuti al nord) il suo personaggio, e non quello di Claudio Bisio, dovrà trasferirsi nel regno dei “polentoni”. Nel frattempo Siani ha sfornato il libro Un napoletano come me (Rizzoli) e sta preparando l’ultimo atto della tournée teatrale Più di prima…Benvenuti a teatro (al Gran Teatro di Roma), già tutto esaurito per il 3 marzo. L’organizzazione ha infatti richiesto una replica per il 4 marzo. Siani è un fiume in piena, ed è difficile trattenerlo dalla battuta. “Amore, non mi porti mai da nessuna parte”. “Ma che dici? Tre anni fa t’ho portata a Cuba…”. “Appunto: quando mi vieni a riprendere?”. È una delle tante storie, tutte da ridere (alcune paradossalmente vere), che si incontrano nel testo, in cui l’autore affronta vari temi, dalla scuola al traffico, dal ristornate al matrimonio (“la partecipazione di nozze è un avviso di garanzia”), al comportamento dei napoletani nel mondo. Insomma una dichiarazione d’amore a Napoli : “La prima parola che ho imparato non è stata ‘mamma’ – racconta il comico- ma ‘non sono stato io’”. Conclude il libro un glossario per chi non mastica bene la lingua partenopea.
Qual è la differenza tra un napoletano e un milanese?
“Il milanese è malinconico e si prende troppo sul serio, il napoletano ha sempre la risposta pronta anche quando prende una fregatura. Diciamo che noi abbiamo più tempo per pensare”.
La tua Napoli è un po’ tramortita negli ultimi tempi.
“Si parla sempre di monnezza, ma Napoli è una città straordinaria dove sono state scritte le canzoni d’amore più belle. Un motivo ci sarà”.
Cosa ne pensi della Iervolino?
“Facendo una battuta: è come l’uva passa nel panettone, non serve. Doveva essere la ‘voce’ di Napoli: pensa cumme sta inguaiata”.
Spesso si dice che i comici abbiano un lato triste, ti riconosci?
“Da giovane pensavo che facendo la parte dell’uomo triste nella vita la gente avrebbe apprezzato di più il mio mestiere. Ho capito che non funziona affatto: le femmine si annoiano, tu ti scocci, ti subentra l’ipocondria, la malinconia e la nostalgia”.
Quali sono i tuoi punti di riferimento comici?
“Troisi, ovviamente, ma ce ne sono tanti, da Pippo Franco a Claudio Bisio, a Gene Gnocchi”.
C’è qualcosa che invidi a un milanese?
“La Champions League”.
La vita è cambiata dopo il successo di Benvenuti al Sud?
“Sì, se prima andavo in un locale e la gente si chiedeva: ‘Ma chi è quello scemo?’, ora invece dice: ‘Ah, hai capito chi è quello scemo!’. Prendiamoci un po’ sul serio: la popolarità mi ha dato la possibilità di parlare più liberamente, nel libro c’è una piccola parte seriosa e anche poetica, se vogliamo, prima avevo timore a mostrare il mio lato non comico, oggi invece mi sento più tranquillo e maturo. Il successo mi ha reso più responsabile”.
Cosa ne pensi del recente exploit delle commedie italiane, da Benvenuti al Sud, a Che bella giornata di Zalone, a Qualunquemente di Albanese?
“È un momento magico, aumentano i nostri contratti…la commedia funziona e questo successo può aiutare tutti”.
Ma non c’è il rischio che i produttori si focalizzino troppo sul genere lasciando da parte il cinema d’autore?
“Una volta in Italia si sfornavano molte più commedie, quindi diamo spazio alle commedie”.
Stai già lavorando al sequel di Benvenuti al Sud?
“Sto elaborando il soggetto insieme a Claudio, si tratta di un progetto ex novo, non abbiamo punti di riferimento come il precedente (era il remake del francese Giù al nord ndr), quindi è più complesso”.
Ti vedremo emigrato a Milano?
“Non so ancora se sarà Milano”.
Quando inizierete a girare?
“A giugno”.

Fonte: tiscali

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