"Una vita in più", l'ultimo romanzo di Antonella Boralevi, parla della forza dei sentimenti che ti cambiano il destino. Racconta i nostri tempi, ma li illumina con il dono di Lola, una ragazzina calabrese, poverissima e incolta. Per vivere pulisce i bagni in un ospedale, ma sa vedere la bellezza della vita e contagiare la felicità. Lola vede col cuore. E se si vede col cuore, c'è sempre una seconda possibilità. "Una vita in più" verrà presentato a Milano lunedì 8 novembre alle 17.30 nella "Sala Montanelli", in Via Solferino 26/A. Insieme all'autrice interverranno Umberto Paolucci, Livia Pomodoro e Giangiacomo Schiavi. L'evento sarà moderato da Marco Brando, con letture di Bedy Moratti.
Lola è un’umile ragazzina di origine calabrese, piena di incantato stupore, ignorante eppure maestra nell’arte generosa di farsi coinvolgere da tutto ciò che la circonda, dando luce a ogni cosa che sfiora. Ernesto è un professore universitario cinquantenne, introverso, abitudinario, a suo agio soltanto nell’ordinato mondo dei numeri. La sua vita, deserta di affetti fin nei più lontani ricordi, è improvvisamente attraversata da una passione sorprendente, folgorante e vitale. Michele è un giovane studente universitario, bello di una bellezza consapevole, indolente e dispettoso, ribelle e allo stesso tempo conformista. Un ragazzo pieno di contraddizioni e alla ricerca di un’identità ancora tutta da scoprire. E poi c’è Josè, un figlio che nessuno sembra volere ma che scoprirà, inaspettato, l’amore vero, quello che nulla chiede e però sa dare. Perché, come dice Lola: “I figli sono di chi gli vuole bene”.
Attraverso le storie di questi personaggi, così veri, così profondi, Antonella Boralevi ci consegna una storia straordinaria che sa parlare al cuore dei lettori, una vicenda che tocca i nervi scoperti del presente, e pone delle domande essenziali sull’amore, sull’essere genitori e sull’estenuante complessità dell’oggi. Ma Una vita in più è anche un romanzo che scava in fondo al disordine dell’amore, all’imperscrutabile mondo dei sentimenti, che esplodono, fanno male, eppure sono l’essenza profonda di ciò che ci rende umani.
Fonte: tgcom
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