"Nella diplomazia climatica non credo che si ottenga molto indicando Paesi colpevoli e Paesi innocenti. Anche perché in campo climatico i veri innocenti sono pochissimi e i colpevoli tantissimi". Così il presidente del Consiglio Mario Draghi rispondendo in conferenza stampa a Glasgow, a margine della Cop26, in merito alla posizione dell'India di Narendra Modi, riluttante ad abbracciare l'obiettivo della neutralità climatica al 2050, dovendo sostenere la crescita economica necessaria a nutrire 1,4 mld di cittadini. "Non è facendo pressione su questi Paesi che si ottengono risultati - continua - con la diplomazia dello scontro non si arriva a niente. Al contrario, bisogna muoversi nell'ottica del perseguimento obiettivo comune, non dello scontro", sottolinea.
Le istituzioni finanziarie multilaterali di sviluppo, in primis la Banca Mondiale, che "fa molto poco in campo climatico, devono muoversi, sostenendo e favorendo la mobilitazione del settore privato nel finanziare la transizione climatica", ha poi sottolineato Draghi.
Per favorire la collaborazione tra settore privato e settore pubblico nella lotta al cambiamento climatico, ha poi aggiunto, "ci sono attori che vanno mobilitati assolutamente. Tutte le banche multilaterali di sviluppo, in primis la Banca Mondiale devono muoversi. Perché la Banca Mondiale, con la partecipazione eventualmente dei governi, può garantire questi progetti. La Banca Mondiale ha fatto da sempre l'attore sinergico o, come si diceva un tempo, catalitico, per la creazione di questi pacchetti finanziari. E' il posto che viene per primo in mente. Ma ancora oggi la Banca Mondiale fa molto poco sul clima".
"Non mi preoccuperei troppo per il negoziato sulla finanza climatica alla Cop26. E' stato notato che non siamo ancora arrivati a 100 mld di dollari. A oggi siamo sugli 82-83 mld. Non me ne preoccuperei troppo, perché si possono sempre mobilitare una collocazione di diritti speciali di prelievo da parte del Fmi, che venga a colmare la differenza che c'è oggi", ha detto ancora il premier.
Intervenire contro il riscaldamento globale è reso ancora più urgente dal fatto che, con la ripresa economica globale seguita alle riaperture dopo i picchi di mortalità da Covid-19, si è registrato uno "straordinario aumento delle emissioni climalteranti nel mondo. "Siamo già oltre i livelli pre Covid", ha concluso.
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