Il 1954 è un anno nodale per il cinema italiano: alla Mostra di Venezia vengono presentati Senso di Luchino Visconti e La strada di Federico Fellini. La situazione politica di quel tempo vedeva una contrapposizione netta tra la DC degasperiana ed il PCI togliattiano. In soldoni: cattolici contro comunisti. (Don Camillo e Peppone guareschiani incarnarono comicamente la parte più provinciale di quella forte temperie ideologica).
Va da sé che Fellini, volente o nolente, fu adottato dalla fazione di governo mentre Visconti non ebbe difficoltà a riconoscersi negli indirizzi culturali del PCI con la conseguenza di vedersi censurare buona parte del 'girato' sulla battaglia di Custoza per una narrazione volta ad acclarare la polemica mancata adesione dei contadini alla causa garibaldina.
Quindi a chi assegnare il Leone d'Oro? Si scatena la bagarre tra i sostenitori dei registi, si arriva perfino alla rissa con scazzottatura. La giuria mette fine alle liti conferendo il premio al film Giulietta e Romeo di Renato Castellani. Da quel momento e per molti anni Fellini e Visconti non si saluteranno in perfetta inimicizia. E qui subentra il 'romanzo' di Francesco Piccolo La bella confusione (Giulio Einaudi editore), in cui l'autore (classe 1964), rimandando ad una singolare tecnica utilizzata da Natalia Ginsburg ne La famiglia Manzoni, si serve, ricollegandola idealmente per il suo racconto, di una nutrita mole di fonti, le più diverse, per stabilire tutta una serie di concatenazioni che dal 1954 al 1963 si verificano nella produzione artistica di Fellini e Visconti, non ultima la realizzazione simultanea nel 1962 di altri due capolavori: 8 1/2 e Il Gattopardo, con Claudia Cardinale protagonista in entrambi e Nino Rota autore delle due colonne sonore.
L'esegesi che di questi film fa Piccolo è incredibilmente ricca di indagini critiche che portano a svelare quanto pur nella loro completa antinomia artistica Fellini e Visconti giungano in ultima analisi a riconoscersi -cioé a prendere piena coscienza di sé- nei protagonisti maschili dei propri film.
Visconti inizia prefiggendosi di "completare" il libro di Tomasi di Lampedusa con la visualizzazione di fatti storici che nel romanzo sono appena accennati, ma via via che si addentra, ricostruendo con precisione maniacale l'ambiente da cui egli stesso proviene, ne rimane soggiogato riconoscendosi nella visione del mondo del Principe Fabrizio di Salina, ed è a far data da quel momento che nelle opere del regista via via prevarrà l'aspetto decadente della sua poetica fino al drammatico epilogo con il cupio dissolvi del Ludwig.
Fellini invece non ha questi assilli. Quando decide di iniziare l'ottavo film (ne avrà girati sette fino a quel momento, più un episodio per Boccaccio '70 che lui considera mezzo e da cui il titolo 8 1/2) è in piena crisi creativa. Non c'è di meglio che caricare la soluzione del suo problema sulle spalle di Guido, il protagonista del film.
E quindi il film sarà il racconto di un regista che non riesce a fare il proprio film fino a che non si sarà liberato dei fantasmi che lo assillano. Il libro di Piccolo, che è anche la sua autobiografia sentimentale in relazione al suo divenire scrittore e sceneggiatore grazie alle analisi approfondite sul tortuoso percorso creativo dei due registi, non tralascia personalità senza l'aiuto delle quali nulla sarebbe stato uguale nei risultati.
Anzitutto Ennio Flaiano e Suso Cecchi d'Amico, sceneggiatori rispettivamente per Fellini e Visconti, Piero Gherardi (chi non ricorda il manifesto di 8 1/2 ?) e altri che si scopriranno leggendo i coloriti retroscena dei due set. Non meno sorprendente è poi la ricostruzione degli incredibili stop alla pubblicazione che ricevette il libro di Lanza Tomasi da parte di Vittorini e Moravia.
Anche Mario Alicata, responsabile culturale del PCI, lo considerò un romanzo reazionario fintantoché il più illustre intellettuale di sinistra d'oltralpe, Louis Aragon, mise in riga tutti definendo Il Gattopardo "il romanzo del secolo".
A lui si aggiungerà Gyorgy Lukacs, massimo filosofo marxista del '900, includendo l'opera tra i pochi romanzi storici del tempo. Infine, La bella confusione era il titolo proposto da Flaiano a Fellini per 8 1/2 , ovvero la miriade di intoppi che si presentano durante le riprese.
Insomma, tutto ciò che rende il cinema immagine di un'avventura dagli esiti imprevedibili che ognuno di noi vorrebbe vivere in prima persona.
Fonte Immagine: Pixabay
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