Per convivere col Coronavirus bisogna adattarsi progressivamente. Siamo costretti, come dice il Presidente del Consiglio, a riconsiderare i modelli di vita e le nostre ordinarie relazioni. È necessario, quindi, monitorare l’evoluzione dell’epidemia locale e rimandare a settembre l’apertura delle scuole, anche in considerazione del fatto che gli esperti indicano la scuola tra i principali fattori di contagio.
È necessario agire sul fronte della formazione, per mettere tutti gli operatori della scuola in grado di proteggere la propria salute e quella degli studenti. Ma di tutto ciò ne parliamo con il prof. Rosario Ognibene, Presidente del Consiglio nazionale e Segretario regionale del Sindacato Dirigenti scuola, aderente CODIRP.
Per aprire le scuole a settembre, secondo lei, di cosa bisognerà tenere conto?
Sul piano della didattica le scuole, che vanno dotate di un budget finanziario autonomo, devono:
Sul piano della sicurezza le scuole, che vanno dotate di un budget finanziario autonomo, come dovranno organizzarsi?
Bisognerebbe creare dove non esiste, l’ambiente sanitario, una vera e propria infermeria, per isolare eventuali casi di contagio. Dotare questo ambiente di tutti gli strumenti e dispositivi di protezione necessari; nominare, attraverso un contratto ad hoc, il medico competente in possesso dei titoli professionali e dei requisiti previsti dall’articolo 38 deldecreto sulla sicurezza 81/1988, ampliandone gli interventi e prevedendoli nel Documento di Valutazione dei rischi (DVR); supportare il Medico Competente come principale consulente del Dirigente scolastico, mettendolo in grado di guidare il Servizio di Prevenzione e Protezione per l’attuazione delle misure necessarie per i lavoratori e per gli studenti; fare in modo, nel caso specifico dell’emergenza, chegli studenti vengano equiparati a tutti gli effetti ai lavoratori, come da decreto 81/88 sulla sicurezza sanitaria, inserendo tutti gli interventi necessari nel Documento di Valutazione dei Rischi (DVR), al fine di proteggerli e di dare loro correttamente le indicazioni di carattere generale: la distanza interpersonale, l’igiene delle mani, il lavoro a distanza, l’uso corretto dei Dispositivi di protezione interpersonale, accesso alle mense, ai laboratori e agli spogliatoi per evitare affollamento, l’utilizzo dei servizi igienici, etc.; fare in modo che il medico competente, secondo la definizione dell’articolo 2comma 1 lettera h del Decreto legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, venga equiparatoad un esperto sanitario, attraverso il contratto di lavoro di cui sopra, affinché prenda parte in prima persona alla formulazione, assieme al Dirigente e al Responsabile dei Servizi di Prevenzione e Protezione (RSPP), del Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) ed effettui la sorveglianza sanitaria, a tutela dello stato di salute e della sicurezza di tutti i presenti a scuola; consentire al medico che attui la sorveglianza sanitaria in modo completo e con tutti i mezzi utili allo scopo. Sorveglianza di sua esclusiva competenzache comprende anche, se la stessa è obbligatoriamente e opportunamente inserita nel DVR, l’effettuazione di visite mediche preventive ed in itinere, dentro l’infermeria della scuola; progettare adeguata e specifica formazione per la gestione della prevenzione dei contagi, assegnata al Medico Competente e al Responsabile dei Servizi di Prevenzione e Protezione, a favore degli operatori della scuola, chiamati ad un impegno sicuramente straordinario e quindi remunerati con lo straordinario in questo periodo di emergenza.
La spesa per attuare tale proposta non è indifferente ma si sa che da parte dello Stato il finanziamento è stato erogato.
Infatti, si tratta di fare arrivare i soldi alle scuole autonome, dove i Dirigenti si dovranno fare carico di quanto è di loro competenza, essendo gli unici responsabili della gestione della scuola nella qualità, decreto legislativo 81/88, di datori di lavoro.
Non bisogna neanche trascurare la tutela a scuola dei molti lavoratori anziani che sono più a rischio dei giovani, come dimostrano le statistiche.
Stando ai dati dell’OCSE, l’Italia è il Paese con gli insegnanti più anziani d’Europa, con un’età media tra i 49 e i 62 anni. Che ne pensa?
Essi vanno preventivamente messi sotto stretta sorveglianza sanitaria. Analoga situazione per il personale non docente. Anche i Dirigenti scolastici, nonostante i neo dirigenti assunti lo scorso settembre, per il 46% hanno più di 60 anni, mentre il 20% hanno un’età tra i 55 e i 60 anni. A mio avviso, tutti dovrebbero essere sottoposti a test sierologici durante l’estate.
Ormai bisogna abituarsi a tutto questo, perché per alcuni anni l’emergenza diventerà normalità e la scuola dovrà funzionare lo stesso. Cominciamo ad innovare adesso rendendo la scuola più funzionale al futuro immediato. Del resto ogni comportamento ormai è cambiato in modo spontaneo e naturale, basta guardarsi attorno. È straordinaria la capacità di adattarsi degli umani.
Ci stiamo evolvendo verso un cambiamento epocale che nessuna classe politica avrebbe mai voluto e deciso di iniziare spontaneamente. Stiamo ricominciando dall’anno duemila con una trasformazione politica, economica e sociale che ricorda l’anno mille. I nostri avi ci hanno tramandato il detto “mille e non più mille” che secondo alcuni vangeli apocrifi si crede sia stata pronunciata da Gesù in persona pensando alla fine del mondo, ma che nel trascorrere dei secoli ha assunto il significato di cambiamento doloroso, pur se necessario, per ricominciare sotto altri valori etici, politici e sociali, nonché religiosi. Noi probabilmente tramanderemo ai posteri il detto “duemila e non più duemila” con la speranza che sia meno doloroso di mille anni addietro.
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