Sembra impossibile ma anche le preghiere non hanno pace: nel Padre Nostro cambierà la frase “non indurci in tentazione” in “non abbandonarci alla tentazione”.
Sembra proprio che le parole di Gesù debbano adeguarsi ai tempi moderni, ovvero che il passare del tempo crea sensibilità nuove che richiedono parole nuove. Lo stesso è previsto anche per il Gloria al Padre e chissà in futuro.
I paesi di lingua spagnola hanno da tempo introdotto “rimetti a noi le nostre colpe”, dal significato senz’altro più semplice. Allora se la dobbiamo dire tutta, dovremmo cambiare anche l’inizio dell’Ave Maria, dove “ave”, oggi come oggi, fa pensare al saluto romano, ma invece il significato originario, quello del Vangelo, è “rallegrati”. Infatti, l’arcangelo san Gabriele, all’inizio dell’Annunciazione, invita Maria a rallegrarsi per quanto le sta per dire.
Penso allora che a tal punto, per adeguarci ai tempi, dovremmo forse cambiare anche alcune frasi della Divina Commedia o dei Promessi Sposi. Una iniziativa che fa riflettere, che rattrista e provoca sconcerto per coloro che hanno per una vita recitato l’unica preghiera documentata dalla Bibbia e tramandata da padre in figlio e da nonno a nipote.
Papa Francesco, come per molti altri aspetti della vita cristiana, spinge verso questi cambiamenti, convinto dall’effetto positivo introdotto gradualmente, prima nei paesi dell’America latina e poi estesi a tutti i paesi di lingua spagnola. Ma cos’è che non va nella parola “tentazione”?
Nella teologia cattolica, l’azione e il fatto di tentare o di venire tentato al peccato, intesa sia come prova a cui l’essere libero viene sottoposto per conoscerne la capacità di sottostare alla legge morale e religiosa, sia come stimolo o invito a compiere azioni moralmente cattive. Ricordiamo l’episodio in cui Cristo è tentato da Satana; le tentazioni di S. Antonio nel deserto, etc. Fuori del campo religioso, il termine “tentazione” indica un impulso o stimolo, esterno o interno, a compiere qualche cosa che non si dovrebbe. La tentazione è oggi uno dei peggiori mali del secolo, credo che Dio ieri, come oggi, non voglia che i suoi figli cadano in tentazione. Anzi, aggiungere rei: “non ci indurre in tentazione e in perversione” dal momento che la nostra società è perversa e malata. Ogni giorno leggiamo troppe notizie di estrema violenza, perversione, peccato, distruzione per mano dell’uomo.
Oggi più che mai dobbiamo chiedere a Dio “non indurci in tentazione”, il demonio nel paradiso terrestre tentò Adamo ed Eva perché voleva indurre la sua caduta, voleva il male dell’uomo, desiderava far soccombere i nostri progenitori. E tutto ciò oggi si ripete perché l’uomo è sollecitato da troppe tentazioni: droga, pedofilia, violenza, omertà, prostituzione, bullismo e tanto ancora.
Smettiamola quindi di attaccarci alle parole, viviamo secondo coscienza… la parola di Dio è uguale ieri, oggi e domani.
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