Di questi tempi leggere i giornali provoca un grande senso di sconforto. Anzitutto per la coscienza di diffusa precarietà imposta dalla pandemia in corso e che ridimensiona, anche tragicamente, l’idea di progresso delle risorse umane, anche di quelle dell’ingegnosità; ma anche per quanto si registra sia sulla politica italiana in atto, sia che ci si spinga a riflettere sul procedere della situazione globale della politica stessa nel mondo. In Italia, a scorrere pagine e colonne intere dedicate ai soliti personaggi, tipo Salvini, Renzi e Beppe Grillo e soci, che costituiscono una specie di politica da barzelletta, si ricava l’idea che la democrazia sia divenuta come un oggetto arrugginito che non curato o curato male, non funziona più, ha perso finalità e funzione. Infatti ormai senza pudore si dichiara la verità, cioè che oggi fare politica significa solo occupare poltrone e conquistare più clienti possibili che battano le mani. Verità senza rimedio. Tanto che, come abbiamo visto, la scelta di un salvatore della patria, l’ottimo Draghi, ha tutt’altro che risolto l’inghippo. Egli infatti ha formato il governo rispondendo alla necessità, ma pure lui lo ha fatto a forza di dure trattative con i partiti, e a questi ha dovuto dare i debiti tributi di posti, nè ha garanzia che gli rendano la vita facile.
Il rimedio ci sarebbe: rendere l’occupazione delle poltrone di potere meno redditizie, anzi addirittura poco desiderabili. Ma questa è cosa che la democrazia pare non possa permetterselo, sicchè andrebbe ristrutturata di sana pianta. Nè possiamo aspettarci nulla di nuovo e di buono dai soliti relativi congressi, luoghi solo di sfoghi di settarismo, litigi, e ostilità represse. Dunque continueremo a campare cercando di ingannare la gente, celebrando riti e ricorrenze; mentre dei senza lavoro, della povertà che aumenta, dei giovani senza futuro, continueremo a parlarne, si avanzeranno proposte senza mai precisare quali, quanti, dove e senza prevedere l’organizzazione dei furbi e dei ladri della spesa pubblica. E’ un discorso che abbiamo già fatto che resta sempre attuale, giàcche è nella concezione occidentale la libertà di assicurare alla ricchezza la sopraffazione sulla situazione economica e con la pregiudiziale che Carlo Max non avesse neanche un po’ di ragione. E a questo punto ci sarebbe da smuovere una problematica specifica contro la retorica del paese che progredisce nella sua commovente unità.
Per quanto riguarda la vicende progresso o meno in ragione epocale non può che porsi un dilemma fondamentale: le cose in questo nostro mondo procedono in senso positivo o no? Si ci prospetta un avvenire migliore o ci lasciamo andare come capita? Quello estroso maestro che animò l’università di Palermo, Virgilio Titone, storico ed editorialista di prestigio, legò la sua fama di storico ai concetti di espansione e contrazione, sui quali lasciò anche un libro. Secondo TITONE dunque la storia procede per fasi di espansione, cioè di evoluzione in senso costruttivo, creativo, dinamico che si alternano a fasi di crisi, cioè di revisione, di stanchezza e di precarietà. Ecco: oggi è evidente che viviamo una fase storica non di progresso ma di contrazione, anche circa le premesse civili. Nessuno lo ha fatto notare con evidenza, ma è indiscutibile che il tanto decantato progresso non c’è. Anzi sono evidenti alcuni sintomi clamorosi di regresso che riguardano la cultura, cioè la sostanza della civiltà. Ne rilevo due.
Oggi obbiettivo primario degli stati che mirano alla potenza dominatrice e al maggior prestigio, è accumulare armi e soprattutto essere ben forniti dell’atomica che è mezzo di distruzione totale, per cui oggi la pace di cui possiamo godere dipende non dalla cura di rapporti, dalla diplomazia delle intese come nei passati secoli, ma dal terrore di essere del tutto annientati. Questa una bella conquista dei tempi moderni!
In secondo luogo penso al problema dell’emancipazione femminile. Una volta, addirittura nel Medioevo, età che erratamente definivamo di regresso, la donna poteva essere detta “Angelo venuto in terra a miracolo mostrar” o essere “tanto gentile e tanto onesta” al suo saluto; oggi invece si ha bisogno di convegni e conferenze per restituire dignità alla femminilità ed oggi addirittura ammazzare donne sembra divenuto uno sport. Cioè circa un dato vitale della civiltà, il pregio della femminilità, parte essenziale della civiltà di un epoca, stiamo peggio addirittura rispetto al Medioevo. Per cui c’è da restare perplessi sul concetto di progresso epocale; e magari su queste considerazioni ci sarà chi ci ride sopra, mentre noi suggeriamo invece di riflettere alquanto su quello che di questa nostra epoca lasciamo ai posteri.
Fonte: Palermomania.it
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