Scriviamo mentre si è conclusa come peggio non si poteva, una delle settimane più confuse e angosciose delle politica italiana, e non sappiamo come andrà il seguito. Forse avevamo ragione quando scrivevamo che non era il caso di perdere tempo e tenere a lungo il paese e i mercati in mesi di inutili fibrillazioni. Il presidente Mattarella, fatte le prime consultazioni senza risultati utili, fatte le seconde, poteva ben dedurre che la situazione era senza sbocco per cui era meglio andare al più presto alle urne e chiedere al popolo che si esprimesse meglio. Pensavamo che avesse in tal senso buoni consiglieri. Forse. Egli ha invece scelto la strada dell’attesa, del temporeggiare e poteva invece avere ragione lui. Forse. Sperava di sicuro che il Partito democratico si accordasse con i Cinque stelle per un urgente andare incontro alle esigenze del paese, e questa era una via che avrebbe consentito un rinnovamento soffice, meno traumatico, ma non è riuscito a farsi ascoltare, per nessun tramite ha smosso il corrivo del partito sconfitto, cui del paese non gliene importava nulla. Dopo altro temporeggiare, non gli è rimasto che puntare sull’alleanza inedita e problematica tra La Lega e il Movimento cinque stelle. Ed è sembrato che con fatica qualcosa si fosse finalmente conclusa, l’auspicato governo poteva ben nascere e l’obiettivo, quello di evitare subito le nuove elezioni, scongiurato. Purtroppo però non possiamo più dire che è finita. Senza forse. Ed anche in questo caso temiamo che la celebrata saggezza di Mattarella non abbia avuto fortuna o non si sia giovata di adeguati consiglieri. Infatti, superati i timori per la scelta di un capo di governo estraneo finora alla politica (che poteva essere un gran bene, come lo è stato, ad esempio, per il modesto attore Reagan), atteso con pazienza il punto dopo la complessa dialettica tra Grillini e Leghisti, alle strette, ora si è verificato altro stallo addirittura per la contestata inclusione nel governo come ministro delle Finanze di un Savona, un illustre esperto, voluto soprattutto dalla Lega, ma considerato come esponente essenziale del promesso nuovo volto della politica.
E qui siamo davvero difronte ad una vicenda tanto inedita, quanto discutibile e istituzionalmente pericolosa. Infatti Mattarella non lo voleva e non l’ha voluto. Anzitutto perché probabilmente sarebbe stato sgradito alla Germania, mentre appunto per le idee che ha professato e scritto, anche sull’euro, doveva costituire elemento essenziale di quella auspicata svolta della nostra politica, per la quale la Lega ha finora predicato e vinto. Se ci si rendeva conto che le idee non sono fatti e le parole che le esprimono si possono rivedere alla bisogna, specie se scambiate tra politici ragionevoli e colti, l’impaccio si poteva superare, diversamente ora non c’è che tornare presto alle elezioni e piangere per aver fin qui perduto tanto tempo inutilmente. E dibattere con rabbia su chi dovrà fare il mea culpa.
Intanto precisiamo che l’art. 92 della Costituzione dice testualmente: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.” Per cui non ci può essere dubbio che un ministro venga nominato dietro la proposta del presidente del Consiglio, e solo su questa possa operare il presidente della Repubblica, che, come si sa, ha in Italia una funzione non di promozione ma di definizione giuridica formale degli atti. Che il Presidente consigli, esprima pareri e indirizzi, controlli regolarità, opportunità e costituzionalità di tutto, sta bene, ma non è possibile che, anziché prenderla, vada contro la proposta. Non si può leggere nel caso facoltà di veto, che sarebbe facoltà dittatoriale; con buona pace anche di un Sabino Cassese del Corriere, giacché qui si tratta solo di lettura da scuola elementare.
Ed anche a questo proposito, i buoni consiglieri del Presidente Mattarella potevano suggerire che non è mai il caso, quando si debbono prendere decisioni delicate, gravide di incertezze, portare le questioni al punto di possibile rottura, il buon senso sa quando fermarsi e trovare sempre modo di sanare gl’inconvenienti. E’ vero d’altronde che la vicenda politica che attraversiamo è piena d’incognite, ma chi è a guida della barca e teme la tempesta, fa intanto come il lupo di mare, che nella necessità sa sempre prendere l’onda per il suo verso.
Cinque stelle e Lega, con un‘intesa inusitata, ma che poteva dar luogo a sviluppi positivi, volendo il rinnovamento, avevano previsto nel governo anche qualche uomo scomodo; e forse era ormai giusto assecondarli, affacciarsi ad una finestra che si apre; quando da ogni parte si è trovato buio, è speranza di aria, di non volere dimorare nel chiuso che puzza. E poi, il nuovo non si cestina se prima non si prova e se, con coscienza civica e onestà culturale, non si agevola quanto è più possibile.
Si sa anche che l’Italia è stato il paese capace di creare i Masaniello e i Savonarola e poi presto e facilmente ammazzarli, ma ora i tempi sembravano diversi e quelli che diciamo populisti forse non sono del tutto politicamente sprovveduti, hanno dietro un vasto elettorato, con delle proposte da sostenere. E forse l’unico, più spinoso problema da affrontare e sul quale più esercitare la loro idea di nuova politica, era quello del rapporto con l’Europa. Ma proprio circa l’Europa è venuto fuori un caso Savona, talmente esagerato da determinare un inedito scontro istituzionale, clamoroso, con esito che non si finirà di discutere. Ma forse era solo una scusa ( in fondo quel che argomenta Savona sull’Europa e la sua moneta senza stato, è un discorso che facciamo tutti gli europei dotati di ragione), era piuttosto che i nuovi Masaniello preoccupavano e si volevano far fuori più presto di una volta, magari senza ammazzarli. Il nostro è un paese da eterna restaurazione.
Intanto mentre torniamo a domandarci come andrà a finire, le lobby massoniche e finanziarie respirano, e le nostre ditte di berlusconiani, renziani e affini sono tutte un fregarsi le mani, liete del fallimento altrui e della possibilità di ritorno al loro lauto e quieto tirare a campare. Uno spettacolo squallido, che fa il pari con quello fornito dalla cafonesca stampa tedesca che offende Italia ed Italiani: oltretutto così dimostrando che tra europei è davvero difficile intendersi. Altro che unità.
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