Francamente qualche giorno fa ci è venuto di dubitare circa la tenuta mentale dello staff del presidente Macron, se da un suo portavoce siano potute uscire, com’è accaduto, parole alquanto sconce e oltraggiose nei confronti dell’Italia e degli Italiani. In altri tempi sarebbero già partiti i carri armati; oggi per fortuna siamo avvezzi a digerire parole in libertà di qualsiasi tipo, da parte di chiunque e che abbiano senso o no; e siamo avvezzi a rapporti diplomatici che un giorno sono fatti di sbaciucchiamenti tra premier e un altro di sgambetti e ostilità tra i medesimi. Siamo all’epoca delle troppe parole e dei pochi concetti, dell’incapacità di azioni e delle molte maleintenzioni. Ma, cos’è accaduto?
Tutto a causa della grana dei migranti: questo grave fenomeno che da troppi anni mina la stabilità e le relazioni tra i popoli d’Europa, ma che non si è mai affrontato sul serio, cioè toccando le radici del fenomeno stesso. Si sono lasciate consolidare le organizzazioni che, alle spalle di quanto in esso è dramma, vivono e prosperano. Si è instaurato un sistema di criminale deportazione di povere masse di africani, sbandierando loro la possibile felicità della vita europea, in realtà gettandole al rischio della morte in mare, dopo averle depredate e spesso stuprate. Un sistema però che, a sua volta, punta alquanto sull’idea dell’umana accoglienza, cosa che in effetti ha comportato le corrispondenti organizzazioni terrestri, altrettanto subdole e ciniche, e che possono persino giovarsi del principio della necessità umanitaria.
Così si sono visti creare i centri di raccolta o di smistamento o di detenzione, più meno disumani, con personale impiegatizio del caritatevole partito che conta o contava; gli affari, sempre caritatevoli, di fornitori vari e di vario genere, fino alle casse da morto. Si è visto il Mediterraneo continuamente infestato da barconi, per lo più insicuri, sui quali gli scafisti sogliono ammassare gli illusi e disperati a frotte, gettandoli in balia delle onde, supponendo che bene o male vengano raccolti e salvati. Molti ovviamente i naufragi, continue le tragedie di un esodo incontrollato e destinato invece ad essere alimentato all’infinito. In tale panorama mediterraneo impressionante, riesce poco chiaro se non assurdo il fatto che vi circolino navi di diverse nazionalità - Spagna, Francia, Germania, Malta, ecc.- definitesi Ong, che si assumono il compito (ma a che titolo? Dietro quale richiesta?) di salvare migranti per sbarcarli in Italia. I loro paesi li rifiutano e l’Italia dovrebbe continuare ad accoglierli sempre, senza fiatare. L’Italia infatti sul problema migranti finora è stata degna di apprezzamento (Senza contare però quanto e per chi anche in Italia i migranti siano lauto affare). Abbiamo ascoltato elogi di ogni tipo: “Povera Italia, è stata lasciata sola”, “Brava l’Italia, terra di accoglienza”, “Viva l’Italia e il Papa della fraternità cristiana”. E intanto gli altri paesi europei chiudono frontiere, non vogliono modificare il trattato di Dublino, valutano forse che sia pacifico che si possa continuare così, con la “fessa” Italia che continui a funzionare da ammortizzatore del problema. Se scuote troppo la testa, succede che Macron si arrabbi e la Merkel dica: ”via, mettetevi d’accordo”, con quella serafica disinvoltura di chi, fattisi i fatti propri col fronte turco, destina quelli degli altri all’insolvibile o alla fatua trattativa. Accaduto l’episodio dell’Acquarius, cui è stato negato il porto italiano, e ventilata con esso la possibilità che la situazione cambi, con l’Italia che si rifiuti di essere la discarica tranquilla dell’emigrazione africana, oltretutto con il prosieguo, tra assuefatte grida di pietismo, di masse di morti tra le onde, sarebbe venuto il momento di denunciare la realtà delle cose. Sarebbe venuta l’ora di ben considerare come, mista a tanta richiesta di pietà, ci sia una mole smisurata di delinquenza che ci vive e prospera; sarebbe l’occasione per finalmente capire se e fino a quando consentire che la pietà cristiana continui a coprire il protrarsi del delitto affaristico, cioè anche dei naufragi in fondo preorganizzati. Anche le organizzazioni ecclesiastiche dovrebbero piuttosto impegnarsi in questo distinguo. Forse allora si scoprirà che, circa l’enorme problema migranti, non è tanto il caso di prendersela con Salvini, quanto piuttosto con un’Europa che ha preferito sonnecchiare anziché agire a tutela dei suoi confini ed esprimersi da potenza in grado di far valere i principi di civiltà nel mondo; e magari anche con l’ONU, che sui problemi epocali sta solo a guardare e a distribuire solo ridicole dichiarazioni.
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