Da qualche giorno in Commissione Giustizia al Senato è stato avviato il percorso dei disegni di legge di riforma delle norme che regolano la legittima difesa. Si tratta di cinque disegni di legge che mirano allo stesso fine: ampliare il concetto di legittima difesa, normato dall’articolo 52 del codice penale.
Si tratta di un tema che la Lega da molti anni considera una priorità, al punto da averlo inserito anche nel Contratto per il governo del cambiamento sottoscritto da Luigi Di Maio e Matteo Salvini lo scorso 18 maggio.
Nel capitolo 12 del contratto, dal titolo Giustizia rapida ed efficiente, si legge che “in considerazione del principio dell’inviolabilità della proprietà privata, si prevede la riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare, eliminando gli elementi di incertezza interpretativa (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa) che pregiudicano la piena tutela della persona che ha subito un’intrusione nella propria abitazione e nel proprio luogo di lavoro”.
Tuttavia, il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, si è affrettato a chiarire che “sarà oggetto di revisione l’eccesso di legittima difesa, ma che non salta il principio di proporzionalità tra offesa e difesa”. Il ministro Bonafede ha poi aggiunto che “in nessun modo la realizzazione dell’obiettivo riformatore, per come concepito dalla maggioranza, potrà portare alla liberalizzazione delle armi in Italia, la detenzione e il porto delle quali risultano disciplinate da disposizioni normative rigorose sulle quali il Governo non avverte alcuna esigenza di intervenire, trattandosi di leggi che rappresentano, peraltro, strumenti irrinunciabili nella lotta alla criminalità”. Tuttavia, anche smentendo l’intenzione di intervenire sulla legge di possesso d’armi, il ministro della Giustizia ha sottolineato ancora una volta la connessione tra le due materie.
A questo proposito è opportuno tornare all’11 febbraio 2018, quando in piena campagna elettorale l’attuale vicepremier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva firmato un documento in 8 punti con cui si impegnava pubblicamente a coinvolgere e consultare il Comitato Direttiva 477 e le altre associazioni di comparto ogni qual volta siano in discussione provvedimenti che possano influire sul loro ambito di attività.
Giorgio Beretta, analista di Opal, l’Osservatorio Permanente sulle Armi Leggere e le Politiche di Sicurezza e Difesa di Brescia, spiega che questo comitato nasce dall’unione inizialmente di alcuni gruppi non legalmente riconosciuti, di associazioni costituite da appassionati di armi, con associazioni del mondo venatorio e anche associazioni di sportivi o che rappresentano gli sportivi. A questi si sono uniti poi i produttori di armi e le loro associazioni di categoria, in particolare Anpam, l’associazione nazionale produttori di armi e munizioni, di cui fanno parte i maggiori produttori di armi in Italia, come la Beretta, la Tanfoglio e la Fiocchi.
Che cosa prevede oggi la legge sul porto d’armi? C’è il porto d’armi effettivo, rilasciato solo ad alcune persone a fronte di una motivata ragione per la difesa e l’incolumità personale, al massimo in Italia hanno questo porto d’armi 20.000 persone; ci sono poi invece altri porti d’armi che sono molto facili da ottenere: sto parlando del porto d’armi per tiro sportivo o tiro al volo, del porto d’armi per uso caccia e il cosiddetto “nulla osta” che permette di detenere armi.
Come si fa a ottenere i porto d’armi?
Basta essere incensurati, non essere tossicodipendenti o alcolisti cronici, non avere turbe mentali o psichiche che possano minare la stabilità psicologica della persona e fare un piccolo corso di maneggio delle armi che dura mezza giornata. A fronte di questo, facendone richiesta alle questure, si può ottenere una licenza che dura 6 anni e permette di detenere 3 armi comuni, 6 armi sportive, un numero illimitato di fucili da caccia, 200 munizioni per armi comuni e sportive, 1.500 cartucce per fucili da caccia e 5 kg di polveri di caricamento, sempre per munizioni da caccia. È di fatto un piccolo arsenale, nel quale rientrano anche i cosiddetti AR-15 Black Rifle, quei fucili che vengono utilizzati in America per compiere le stragi.
Come si collega questo discorso alla legittima difesa?
Se oggi una persona in Italia, utilizzando una di queste armi legalmente detenute, compie un omicidio anche per legittima difesa, viene valutata in base al fatto appunto se c’è stata un’aggressione in atto, se c’è stata soprattutto una minaccia nei confronti della persona e se c’è un criterio di proporzionalità. Cosa significa tutto questo? Che si apre così la strada alla possibilità per tutti a prendere il porto d’armi e tenere in casa delle armi. Ecco perché diciamo che se si vuole modificare la legge sulla legittima difesa va contestualmente modificata la legge sul porto d’armi.
In che modo?
Innanzitutto va introdotta una specifica licenza per la difesa abitativa o dell’esercizio commerciale, utilizzando armi che sono a scopo difensivo, come munizionamento o come tipo di arma. Allo stesso tempo va introdotta una serie di controlli maggiori sulle persone a cui vengono date queste armi, bisogna richiedere che ci sia un esercizio nell’utilizzo di quest’arma, che attualmente non viene contemplato dalle leggi vigenti, e allo stesso tempo vanno riportate le altre licenze, quelle per tiro sportivo, per la caccia e il nulla osta per detenzione di armi, alla loro ragion d’essere.
Che cosa significa?
Significa che se si vogliono armi per il tiro sportivo si possono avere, ma in casa non si devono poter tenere munizioni, perché non si deve poter sparare in casa, quindi si compreranno al poligono. Si vogliono armi da caccia? Benissimo, si avranno armi da caccia, si potranno detenere munizioni, ma non si potranno utilizzare quelle armi a scopo difensivo, pena il commettere un reato. Si desiderano armi per la mera detenzione, magari perché si vuole tenere la pistola del nonno? Nessun problema, ma senza munizioni. Se invece si vuole un’arma per scopo di difesa abitativa o commerciale andrà richiesta questa particolare licenza: i sostenitori di normative più morbide sul controllo del possesso delle armi sostengono che più armi significhino più sicurezza. Eppure il nostro non è sicuramente un Paese in emergenza sicurezza dal punto di vista della criminalità comune. Inoltre, il rapporto Censis sulla situazione sociale italiana dice che spesso le armi legalmente possedute vengono usate per gli omicidi. Infatti, secondo i dati Istat, è stato calcolato che nel 2017 più di 40 omicidi sono stati compiuti con armi legalmente detenute. Quindi se c’è un’emergenza, se c’è un pericolo, oggi non è quello degli omicidi per rapine o furti, ma è l’utilizzo delle armi legalmente detenute, utilizzate magari dal marito per sparare alla moglie o viceversa, dal padre per sparare alla moglie e i figli, al vicino di casa. Si tratta di una serie di casi che se si mettono insieme ci portano a più di 40 omicidi di questo tipo, un dato che è più che doppio rispetto a quelli per furti o rapine e che si avvicina in maniera preoccupante al numero di omicidi di tipo mafioso, che sono oltre una cinquantina.
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