E ti pareva che non dovesse accadere: che questo nuovo Ministro della pubblica istruzione non volesse intestarsi qualche novità da infliggere al sempre malconcio mondo della scuola. Anche lui, come hanno fatto tutti i suoi predecessori dalla seconda metà del Novecento a questa parte, coi risultati futili a pro una migliore scuola, che tutti sappiamo. Questa volta è stato preso di petto l’esame di maturità, le cui modalità, soggette quasi ogni anno a modifiche e ritocchi, questa volta sanno addirittura di notevole rivoluzione concettuale, specie stando a come si vuol far svolgere la seconda prova scritta: essa sarebbe tale da sconvolgere i piani di preparazione consolidati nelle nostre scuole superiori, lasciare scioccati gli studenti e mettere angoscia nei docenti, poveri cristi, i quali saranno di certo in molti a non sapere che pesci pigliare. Perché anche questa volta si è proceduto con i soliti vizi: quello di calare novità su una realtà scolastica che non si conosce o ci si rifiuta di conoscere; e quello di ritenere che i miglioramenti della scuola in Italia vengano da qualche invenzione estemporanea più o meno estrosa.
La novità più vistosa che oggi si vuole imporre ai maturandi consiste nella seconda prova scritta da sostenere, resa più complicata perché comprendente, nella stessa seduta, l’esercizio su due discipline diverse e pur per certi versi confluenti, il che vorrebbe dagli studenti un tipo di preparazione più globale. Ad esempio, al Liceo scientifico si vuole che si dimostri di saper passare dalla matematica alla fisica nello stesso lasso di tempo di una prova; al Liceo classico, che si vada dal testo latino a quello greco o viceversa, con l’uso di commenti e postille; e così via. Si tratterà di vedere come saranno scelti e situati i testi in questione che arriveranno dal Ministero, specie pensando a qualche già triste esperienza del passato. Evidentemente chi ha tirato fuori la trovata e l’ha fatta approvare dalla commissione di esperti ministeriali, avrà pensato di essere stato bravo a rendere così l’esame di maturità più moderno e più serio¸ ma non si è reso conto, e con lui la detta Commissione, che la novità investe un mondo scolastico che è andato avanti a tutt’oggi Dio sa come, con orari ridotti, insegnanti precari o mancanti e mille altre distrazioni, compreso quelle della famigerata, un po’maoista, alternanza; per cui altro che studenti protesi a maturare filologicamente sui testi o a trovare rapporti tra paragrafi di fisica e quelli della matematica. Ecco, il guaio è che quando si mette mano a innovazioni riguardanti la didattica nella Scuola ci si affida a chi della scuola effettiva non sa nulla, per cui vengono fuori proposte che puzzano di comodi tavolini ministeriali, avulse dalla realtà umana cui sarebbero destinate. Inoltre, cosa più grave, è l’illudersi che una riforma degli esami di maturità fatta su due piedi possa migliorare l’andamento didattico e quindi la condizione culturale delle nostre scuole superiori. Ci vuole ben altro. E saggezza dice che non si fanno innovazioni se non dietro precisi obiettivi. Saprebbero dire oggi gli esperti in questione quali obiettivi si prefiggerebbe la loro innovazione che non fossero soddisfatti pure da quel che si faceva prima? Quale sarebbe per loro l’obiettivo di un esame di maturità a chiusura di un ciclo di studi fatto finora in un certo modo, che certo andrebbe restaurato più che sostituito? L’esame di maturità avrebbe come fine l’accertamento della personalità del candidato, cioè la sua evoluzione quale si esprime in interessi, in sue scelte anche tematiche, in relazione agli studi seguiti, coi quali ha forgiato uso critico e linguaggio. Ma questo forse non lo sanno perché concetto di tempi in cui rinnovare non era come ora il cambiare qualcosa qua e là mantenendo un pacifico qualunquismo di fondo, culturale e legislativo. E la conferma ci viene dall’altra novità che è del medesimo provvedimento in oggetto: quella che l’orale si svolgerà non partendo dagli interessi culturali del candidato, come intelligentemente si diceva una volta, ma dalla scelta di argomenti tra una di tre buste chiuse indicata. Oh quanto sa di rischiatutto e di Mike Bongiorno questo nuovo esame di maturità! E’ lo spirito dei tempi che prevale, esilarante; e che ben sta infine con la battuta del Ministro che tutto infine pacifica assicurando: non temete, studenti, la seconda prova e il resto sarà gestito dai vostri stessi professori. Cioè “in famiglia”. Il che vuol dire che si cambia ma si vuole l’accomodo e che non succeda niente, come vuole sia nel legiferare tipico della repubblica delle banane.
E per non concludere col tono polemico, dirò che, stando a quanto riferito dai servizi di stampa, queste nuove norme sugli esami di maturità sono state oggetto di commento da aperte di accademici di tutto rispetto. Dal che estraiamo due considerazioni. La prima è che quando si parla di riforme riguardanti il campo della scuola è giusto riferire il parere di personaggi qualificati, però non si dovrebbe omettere di riferire il parere anche e di più dei diretti interessati, nel caso sarebbe stato importante intervistare diversi docenti, di Licei o istituti e non solo di Milano o Firenze ma, ad esempio, di Rovigo o Agrigento o Foligno o Ascoli Piceno (i tanti che il Ministero dovrebbe utilizzare nel fare provvedimenti per la scuola). La seconda è che gli esperti accademici hanno ben rilevato quanto dovuto, ma con quel distacco di coloro cui la cosa in fondo poco li tocca, nessuno ha energicamente denunciato che cambiare un sistema di esame secolare a soli quattro mesi dalla sua attuazione è davvero inaccettabile, per cui sarebbe saggio un rinvio di tutto almeno all’anno prossimo. Auspichiamo di conseguenza, chi sa, magari che un Presidente Conte, ormai avvezzo a quietare il ribollente attivismo dei suoi Ministri, leggendo questo articolo, non si adoperi a provvedere.
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