Ora che è scomparso è persino doveroso riconoscere che era un grande, ma soprattutto per la sua unicità come personaggio: riflessivo e sommamente razionale, inventivo e ironico, polemico e ridanciano, eccezionalmente espansivo e sempre ammiccante, come, e di più, dev’essere un uomo di teatro; giacché il teatro lui lo aveva nel sangue e lo evidenziava in tutte le occasioni di vita.
Alcune di queste occasioni furono anche palermitane; a parte i rapporti che con la nostra città gli consentiva la sua frequenza dell’entourage editoriale, qui si allude ad alcune partecipazioni culturali che ebbe tramite il qui scrivente. Lo conobbi, lo cercai e lo ebbi ospite in tempi in cui vigeva animosità critica nei vari settori culturali e quindi sul fare teatro, ma ancora non era al centro del successo che ora tanto ci commuove. Aveva già pubblicato un romanzo con Garzanti, era stato già docente all’Accademia di arte drammatica di Roma, ma stava ancora nei secondi piani degli intellettuali di grido, quando appunto a Palermo su iniziativa del Centro Pitrè si veniva a discutere di teatro e soprattutto del Teatro di parola, lamentandone la crisi. Lo invitammo più di una volta e soleva venire usando grande familiarità, quasi sempre a braccetto col vecchio Orazio Costa Giovangigli che non cessava di rimproverargli invano l’eccessivo uso di sigarette. Di quelle sue presenze resta più di qualche ricordo affascinante; di uno in modo particolare perché significativo del personaggio e della sua detta teatralità. Una sera, nel corso della cena sociale, interruppe all’improvviso la discussione in corso, e si alzò via in cerca di un telefono. Ci dirà poi che si era improvvisamente ricordato che quel giorno faceva venticinque anni di matrimonio e doveva almeno fare le scuse alla moglie. Era questo il vero Camilleri. Senza dimenticare però che comunque era un intellettuale di spessore, dotato di lucidità critica, tra gli eminenti di quella cerchia siculo-selleriana, dalla visuale orientata verso una sinistra progressista, piuttosto per scelta di anticonformismo. Ed era soprattutto uno scrittore. Ecco, sarà appunto il Camilleri scrittore a conseguire vastità di fama, e in particolare per la originale creazione di un singolare personaggio, il Montalbano, in cui la teatralità si carica di un macchiettismo raffinato, quasi la personalizzazione di un’ideologia della bontà e della legalità umane, sminuzzate nel vino sapido della sagacia sicula. Dunque Camilleri scrittore, con la sua filosofia dell’onestà spiccia e un po’ comica, specie anche per l’uso vezzoso di un popolarismo linguistico che del volgo sapeva recuperare anche la volgarità, e sul volgo consumava tutto un inesauribile prodigio affabulatorio, merita davvero il tanto plauso che accompagna la mestizia della sua scomparsa. E questo lo si dice senza riserve.
Resta però da riflettere se è giustificato il po’ d’ombra che ha caratterizzato il suo rapporto con noi in tanti anni trascorsi, lui con le sue storie, noi di più con le angustie esistenziali. Nulla di acre e nulla che imbarazzi. Solo riaffiora la persistente preoccupazione di quanti viviamo in questa terra di Sicilia senza riuscire ad amarla, constatando che la Sicilia, anzi il sicilianismo, ha sempre avuto ed ha molto da offrire per far ridere e intrattenere l’Italia e il mondo, mentre poco si nota o si vuol notare per altro verso. Insomma con i soliti Totò e Turiddu, eccetera, gli affari gonfiano, anche quelli letterari, ma forse così continueremo a goderci una Sicilia che magari fornisce Presidenti o Ministri accondiscendenti ma non dà mai spazio a illuminati innovatori e rivoluzionari della sua condizione storica. Evidentemente è un discorso di cui Camilleri non ha colpa né può inficiare il valore della sua opera che, per quanto valutiamo non incidente su di un piano più ampio circa la comprensione dei destini umani, resta un modello originale di arte narrativa; anzi è un discorso siamo certi che egli avrebbe affrontato con noi con adeguata sapienza. Peccato non avere avuto e non avere cercato ulteriore occasione. Peccato che non ci sia più.
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