Lei ha una relazione con un uomo sposato e allora il padre la caccia da casa perché ha disonorato la famiglia. È una delle tante storie (vere o presunte) raccontate a “C’è posta per te” di Maria De Filippi lo scorso sabato. Che la storia sia vera o no, ad emergere è il ritratto di una Sicilia ancora retrograda e fortemente attaccata alle sue tradizioni in materia di matrimoni, famiglia e onore.
“Dalle mie parti con quello che ha fatto non c’è perdono. Le offese da noi non si dicono. Non siamo a Centro o Nord Italia, da noi ci teniamo ancora a certe cose. Dalle nostre parti l’abito bianco si usa per le verginelle. Giù in Sicilia si usa ancora così”, avrebbe detto il papà di questa figlia snaturata. Che il racconto sia vero o no, quanta verità c’è dietro storie come queste? Davvero in Sicilia si cacciano ancora le figlie che disonorano la famiglia con relazioni amorose ritenute scabrose? Forse c’è chi pensa che in Sicilia esistano ancora i matrimoni riparatori imposti dalle famiglie o peggio i delitti d’onore. Beh, non è così.
È vero che nei piccoli paesi dell’entroterra siciliano le voci corrono in fretta: tradimenti, scappatelle e relazioni sono sulla bocca di tutti in poco tempo. Ma è così tanto diverso nel resto d’Italia? Ne dubito. In molti paesi e città siciliane le tradizioni religiose hanno ancora un ruolo importante e dunque spesso il matrimonio è visto come un sacramento religioso di fondamentale importanza nella vita delle persone. Ma ciò non significa che manchino persone che decidono di non sposarsi, di andare semplicemente a convivere, e non mancano neppure i figli nati fuori dal matrimonio. Anche in Sicilia le coppie "consumano" rapporti ben prima del matrimonio e non credo ci siano così tante spose che arrivano vergini alle nozze. Tutto ciò è considerata un’eresia? Non direi. La Sicilia viene spesso rappresentata come una regione retrograda, attaccata alle proprie tradizioni considerate ormai superate. Ma chi vive in questa terra sa bene che non è così.
Potrà stupire, ma anche in Sicilia le donne possono studiare e crearsi una carriera, possono decidere di non sposarsi o di farlo in un secondo momento, dopo aver creato una famiglia, e il tutto senza creare scandali o essere messe al rogo. Certo non mancano realtà più dure e difficili, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Di padri che cacciano da casa i propri figli ce ne sono tanti, ma non solamente in Sicilia.
La religione non ha alcuna influenza nella mia vita, il matrimonio civile è quello che conta davvero e sono certa che i miei genitori non mi caccerebbero di casa per aver intrattenuto una relazione con un uomo sposato. E come me, tante altre donne e ragazze siciliane risponderebbero allo stesso modo. Seppur in maniera minore, l’emancipazione femminile è arrivata anche qui e le donne continuano a lottare per emergere in una terra in cui non sempre è facile vivere. E non perché si vive con il timore di disonorare la propria famiglia o perché la ricerca del marito occupa le nostre giornate, ma perché viviamo in una regione che offre poco ai suoi giovani ma anche ai padri di famiglia; viviamo in una terra che nel resto d’Italia è vista come arretrata, popolata da persone che non hanno voglia di lavorare; viviamo in una regione dove il poco lavoro offerto non basta per tutti e così in molti sono costretti ad andarsene.
Quindi smettiamola con questi falsi miti sulla Sicilia e concentriamoci sulle cose veramente importanti. Considerando i gravi problemi che affliggono la nostra terra, forse sarebbe meglio smetterla di preoccuparsi di storie inverosimili su famiglie disonorate.
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